Apple chiede di sospendere le cause di Motorola

Gli avvocati di Apple hanno chiesto ai tribunali del Sud della Florida e del Wisconsin Occidentale di sospendere le due cause che Motorola Mobility ha intentato contro l’azienda. Secondo il team legale di Cupertino Motorola avrebbe perso “l’autorità” necessaria a fare causa a seguito dell’acquisizione da parte di Google e per procedere con io due dibattimenti bisognerebbe aspettare il completamento del passaggio di consegne.
Il fatto che Motorola non abbia più il controllo dei brevetti di cui lamenta la violazione sarebbe un motivo sufficiente, secondo i legali, a giustificare questa richiesta.

HTC denuncia Apple con i brevetti di Google; Apple denuncia Samsung in Giappone

4Le metafore militaresche utilizzate per definire e descrivere le numerose azioni legali che vedono protagonisti gli attori principali del mercato mobile sono un po’ inflazionate, va ammesso. Ma è oggettivamente difficile non descrivere come “guerra” la situazione in cui essi si trovano. E’ una guerra fredda quella che contrappone Google e Apple mentre è guerra aperta quella che stanno combattendo la stessa Apple e i produttori di smartphone Android.
HTC in primis, che proprio ieri ha denunciato nuovamente Apple utilizzando brevetti che fino al primo settembre erano di proprietà di Google. Nel frattempo Apple continua la sua campagna del Pacifico con una nuova denuncia contro Samsung presso il tribunale distrettuale di Tokyo.

Google VS Apple, la guerra delle acquisizioni [Infografica]

Google ed Apple non sono più pappa e ciccia ormai da qualche anno: nonostante le crepe fossero evidenti già da tempo, la rottura si è ufficialmente compiuta con le dimissioni dell’allora CEO di Big G, Eric Schmidt, dal C.D.A. Apple nell’agosto del 2009.
Ma come si misura pubblicamente la rivalità fra due aziende concorrenti? Le dichiarazioni pubbliche, anche se avvelenate, lasciano il tempo che trovano. Il modo migliore è quello di seguire gli avvocati (e quindi le cause legali interconnesse che agitano il mare dell’I.T.) oppure il denaro, visto che entrambe le aziende dispongono di un discreto capitale spendibile inglobando aziende esterne.
GigaOM ha sintetizzato lo scontro delle acquisizioni fra i due giganti, che si sono sempre approcciati in maniera differente ad una delle operazioni più delicate che un’azienda possa effettuare: da una parte Google che acquisisce con una relativa semplicità e arriva a colpi di teatro come la recente retata Motorola, dall’altra Apple che nonostante l’incredibile ammontare di liquidità in banca tende sempre e comunque ad acquisire solo quelle startup o aziende che possono essere funzionali alla strategia aziendale già tracciata.
Trovate l’infografica completa dopo il salto. Fate clic sull’immagine per vederla ingrandita.

McAfee: malware su Android cresciuto del 76%, iOS al sicuro


Il malware MacDefender, il finto antivirus per Mac che tanto scalpore ha destato nei mesi scorsi e che Apple ha già stroncato con aggiornamenti e controlli serrati, aveva fatto drizzare le antenne a tanti detrattori Apple. Qualcuno teorizzava pure con convinzione l’inizio della fine per quell’aura di “sicurezza intrinseca” che ancora avvolge OS X.
Chissà se gli stessi che hanno gridato “al lupo al lupo” per MacDefender saranno altrettanto celeri nel segnalare l’ultimo rapporto di MacAfee sulla diffusione del malware per piattaforme mobile nel corso del secondo trimestre 2011. La nota firm di sicurezza informatica segnala una crescita del 76% del software malevolo presente su Android, con 44 nuove app “crimeware” rilevate. Minacce riscontrate su iOS nel medesimo periodo: zero, nisba, nada.

Google, Apple e gli altri alla guerra dei patent: quali saranno le prossime mosse?

Nella sua invettiva contro i concorrenti di Google rei di essersi accordati e di aver soffiato a Big G i brevetti di Nortel, il capo dell’ufficio legale di Big G, David Drummond, ha scritto qualcosa su cui riflettere: il valore della proprietà intellettuale si sta gonfiando oltre misura.
E’ vero, ma quello che non ha detto è che Google è uno dei soggetti che ha attivamente favorito una situazione come questa, che alla fine ha portato ad un risultato indiretto alquanto clamoroso come l’acquisizione di Motorola. Per prendersi l’azienda e soprattutto il suo preziosissimo parco brevetti, Big G sgancerà la bellezza di 12,5 miliardi di dollari (un valore decisamente gonfiato per un’azienda in rosso e con non pochi problemi), ovvero più del profitto incassato nel corso dell’ultimo anno (circa 8 miliardi). Una mossa che certi osservatori giudicano intelligente e coraggiosa ma che ha invece tutta l’aria di essere affrettata e dettata dalla necessità.
Lo scenario adesso si complica e non è facile capire quali saranno le prossime mosse dei grandi avversari. L’impressione è che la fase di studio, fatta di cause parallele fra Apple, Microsoft e i produttori di dispositivi Android, sia quasi al termine e che si prepari uno scontro termonucleare finale. L’altra ipotesi è che i brevetti possano efficacemente funzionare da deterrenti reciproci e che si sfoci in una sorta di guerra fredda conveniente per tutte le parti in causa.

Guerra dei brevetti: Google accusa Microsoft, Apple e Oracle, tutte unite contro Android

Sul blog ufficiale di Google è comparso ieri un articolo a firma David Drummond, Vice Presidente Senior di Google e capo dell’ufficio legale di Cupertino, in cui l’alto dirigente accusa Apple, Microsoft e Oracle di voler “soffocare” Android con una serie di cause per violazione della proprietà intellettuale. Lo “sfogo” dell’avvocato capo di Google ricalca quello di Eric Schmidt, che qualche giorno fa accusava le aziende concorrenti di voler vincere nei tribunali invece che sul mercato con l’innovazione, ma va oltre e denuncia “una campagna organizzata contro Microsoft da Android, Oracle, Apple e altre compagnie, condotta attraverso brevetti di scarso valore”.
Quei brevetti di scarso valore sono quelli delle aste Novell e, soprattutto, Nortel, che un consorzio formato dalle aziende accusate da Google ha acquistato con un’offerta vincente superiore ai 4 miliardi di dollari. Brevetti senza valore per cui Google era arrivata ad offrire 3,14 miliardi di dollari.

Brevetti: sviluppi Nortel e cambio della guardia a Cupertino

L’acquisizione del pacchetto di preziosi brevetti su tecnologie del settore mobile di proprietà della fu Nortel da parte di un consorzio di aziende capitanato da Apple è stato approvato dai tribunali fallimentari preposti in Canada e negli Stati Uniti. Il passaggio di proprietà intellettuale dall’azienda in bancarotta e le aziende che si sono unite per acquistarli con una mega colletta da 4,5 miliardi di dollari può quindi procedere, anche se la l’antitrust deve ancora dire la sua.
Nel frattempo a Cupertino se ne va il legale responsabile del settore brevetti, Richard Lutton. Al suo posto l’avvocato B.J. Watrous. I motivi del passaggio di consegne, in un periodo così caldo per la divisione I.P. dell’ufficio legale di Cupertino, non sono noti.

Apple e Google hanno testimoniato al senato sul LocationGate

Si è svolta ieri a Washington l’attesa udienza di Apple e Google presso la commissione senatoriale per la tutela della Privacy istituita per fare chiarezza sul cosiddetto locationgate. A rappresentare Apple era presente Guy L. Tribble, da tutti conosciuto come “Bud” Tribble, storico Vice President della Software Technology. A rappresentare Google, fa notare Daring Fireball, c’era invece Alan Davidson, un lobbista che tutela gli interessi di Big G nella capitale federale degli Stati Uniti.

I due rappresentanti delle aziende hanno esposto per la maggior parte le stesse ragioni emerse nei giorni scorsi. Tribble in particolare ha ribadito quanto pubblicamente affermato da Apple nelle ormai note Q&A sulla questione locationgate, pubblicate due settimane fa ma ha anche saputo rispondere in maniera esauriente alle incalzanti e pertinenti domande del collegio senatoriale presieduto dal Sen. Al Franken, colui che per primo e con maggiore determinazione ha voluto fare chiarezza sulla questione della privacy degli utenti smartphone.

Apple TV: un milione per Natale

Apple ha annunciato con un comunicato ufficiale che questa settimana verrà venduta la milionesima Apple Tv di nuova generazione. Quello pubblicato oggi è un comunicato un po’ anomalo perché l’azienda non informa di aver già venduto un milione di unità del nuovo prodotto, ma semplicemente che entro Natale si aspetta che tale soglia venga superata. Unici dati forniti come già assodati: i 400.000 episodi televisivi e gli oltre 150.000 film che gli utenti iTunes scaricano ogni giorno.

Apple e Google si contendono i brevetti di Nortel

Il fallimento della telco canadese Nortel e la conseguente vendita dei più di 4000 brevetti nel settore delle telecomunicazioni registrati in passato dall’azienda è un’occasione ghiotta che Google, Apple e altri nomi importanti del settore dell’IT stanno cercando di non farsi sfuggire.

In particolare, secondo quanto rivela Reuters, sia Cupertino che Mountain View avrebbero già partecipato, assieme ad altre aziende, ad una prima tornata di offerte per alcuni dei patents più importanti. Brevetti che ad Apple e Google, concorrenti giovani in un settore particolarmente litigioso come quello delle telecomunicazioni, tornerebbero assai utili per difendersi dai futuri attacchi legali dei giganti del settore.

iOS e Android, quel che non ha detto Woz

Il quotidiano olandese De Telegraaf ha pubblicato ieri un’intervista a Steve Wozniak che in poche ore ha fatto il giro dei maggiori siti tecnologici. Nell’articolo venivano attribuite al co-fondatore di Apple affermazioni abbastanza controverse su Android e sull’iPhone. Addirittura Woz sembrava avesse dichiarato apertamente che sul lungo termine iOS perderà la battaglia con Android, un sistema “con maggiori features” e che nonostante l’iPhone offra al momento un’esperienza qualitativamente migliore, Android saprà mettersi in pari.

Peccato che l’intervistatore avesse travisato totalmente quanto Woz voleva in realtà dire. Lo sappiamo perché proprio il co-fondatore ha smentito quelle affermazioni con un commento ad un post di Engadget che riprendeva la notizia. Nilay Patel lo ha poi contattato e ha ottenuto maggiori chiarimenti sulla questione e la riconferma che Steve è sempre l’Apple Geek che conosciamo.

Larry e Sergey volevano Steve Jobs come CEO di Google

Sergey Brin e Larry Page, i due co-fondatori di Google, avevano pensato a Steve Jobs come CEO di Google quando erano alla ricerca di un Chief Operating Officer per l’azienda nel 2001. Lo rivela un nuovo episodio di Game Changers, la serie di documentari di Bloomberg TV dedicata ai grandi innovatori della Silicon Valley di cui avevamo già parlato in occasione della puntata dedicata a Steve Jobs.

All’inizio del decennio, su pressione dei venture capitalist che allora gestivano gli investimenti, Sergey e Larry si erano messi a cercare qualcuno che potesse gestire a dovere un’azienda che non voleva smettere di crescere. In quel periodo i loro viaggi a Cupertino erano routine.

Restrizioni di App Store, perché i cambiamenti? Sondaggio

Giovedì scorso, con una mossa inattesa, Apple ha allentato alcuni dei limiti dell’App Store. In particolar modo sono stati rivisti i paragrafi 3.3.1, 3.3.2 e 3.3.9 dei termini di servizio di iOS 4 che impedivano l’utilizzo di compilatori di terze parti come il packager for iPhone di Adobe e che, almeno sulla carta, mettevano i bastoni fra le ruote ad AdMob, la concessionaria di pubblicità mobile di Google, diretta concorrente di iAd. Per la prima volta Apple ha pure pubblicato le linee guida sulle metodiche di approvazione delle applicazioni su App Store.

Si tratta senza mezzi termini di una marcia indietro da parte di Apple rispetto a quelle posizioni prese da Steve Jobs in persona con la sua lettera aperta “pensieri su Flash” in cui veniva offerta una legittimazione alle restrizioni in atto.

[Sondaggio a fine articolo]

Adobe Flash CS5: Adobe riprende lo sviluppo del Packager for iPhone

Gli inaspettati cambiamenti di ieri che hanno drasticamente allentato, fra le altre, le restrizioni dell’App Store verso le applicazioni realizzate con compilatori di terze parti hanno avuto subito una conseguenza importante.
Adobe ha annunciato ufficialmente che è già ripartito il lavoro di sviluppo sul Packager per iPhone, un tool di compilazione integrato in Flash CS5 che permette ai developer di creare un’applicazione per iPhone direttamente dal codice sviluppato con Action Script 3.

AdMob: Apple ci vuole fuori da iOS 4

Con la Golden Master di iOS 4 sono giunti nelle mani dei developers anche nuovi e corposi Terms of Service. Sebbene per la maggior parte degli sviluppatori con il nuovo contratto non cambi quasi nulla (almeno non direttamente), c’è un nuovo paragrafo che ha fatto infuriare AdMob, provider di pubblicità mobile acquisito da Google nel 2009 e già presente su iPhone OS da tempo.

Il punto 3.3.9 dei nuovi ToS di iOS 4 è il pomo della discordia. Secondo quanto si legge in questo passaggio la raccolta di dati di profilazione degli utenti potrà essere utilizzata solamente dietro consenso esplicito, dovrà essere limitata al solo uso per fini pubblicitari, si potrà raccogliere solamente un set di informazioni decise da Apple e la collezione sarà concessa unicamente ad aziende indipendenti (cioè non affiliate con produttori o distributori di dispositivi mobili) e operative solo nel settore del mobile advertising. Quest’ultima specifica racchiude il nocciolo della questione, perché se applicata, potrebbe bannare del tutto AdMob da iOS 4.

Fake Steve Jobs molla l’iPhone e passa ad Android

Si è conclusa ieri la Google I/O, la conference di Big G dedicata agli sviluppatori, in cui è stato presentato al mondo Android 2.2, la nuova versione del sistema operativo per dispositivi mobile.

Accolto con entusiasmo da tutti gli utenti di Android, Froyo (questo il nome della nuova release) dovrebbe approdare entro breve sugli smartphone che utilizzano il SO di Google.
Le novità per Android di certo non mancano, ma a incuriosire sono più che altro le scelte prese da Google, in netto contrasto con la strada che ha deciso, invece, di intraprendere Apple.
E Daniel Lyons, noto ai più come il “Fake Steve Jobs”, si è schierato: stavolta dalla parte di Mountain View.

Google: FTC approva l’acquisizione di AdMob

Durante la giornata di ieri la U.S Federal Trade Commission (FTC) ha approvato, con 5 voti favorevoli contro 0, l’acquisizione di AdMob per 750 milioni di dollari da parte di Google. Al di là dell’aspetto di cronaca, la notizia può diventare interessante se interpretata con una certa chiave di lettura.

Tra le motivazioni espresse, infatti, viene citata Apple e il suo nuovo servizio di advertising mobile iAd, sottolineando come l’acquisizione di AdMob sia giustificata da un crescente livello di competitività nel settore pubblicitario. In pratica, secondo la Commissione, la scelta di Apple di lanciare un proprio servizio di advertising ha “oscurato” i problemi di antitrust legati all’acquisizione di AdMob da parte del concorrente Google.

Apple vs Google nelle acquisizioni delle startup

In un interessante articolo pubblicato su Bloomberg.com, viene descritto lo scenario che si sta delineando nella sfida tra Google ed Apple per la leadership nel settore delle tecnologie mobili e non solo.

Come vi abbiamo già fatto sapere su TAL, durante la settimana scorsa Apple ha concluso l’acquisizione di Siri (e della sua tecnologia di voice recognition) e di Intrinsity (azienda che realizza semiconduttori). Durante il mese di gennaio, invece, Steve Jobs e il suo CDA hanno acquistato il network per l’advertising mobile Quattro Wireless mentre, a dicembre, hanno ottenuto il servizio di streaming musicale Lala (che chiuderà i battenti alla fine del mese).

Mac OS X 10.7 posticipato a causa di iPhone OS 4?

Come riporta MacRumors, un nuovo articolo pubblicato da John Gruber su Daring Fireball avanza l’ipotesi di un possibile ritardo riguardo il rilascio (agli sviluppatori) della prossima major release del sistema operativo Apple, Mac OS X 10.7.

Secondo Gruber, l’attenzione riservata allo sviluppo del nuovo firmware per iPhone, iPhone OS 4, potrebbe aver sottratto risorse preziose alla realizzazione del prossimo Mac OS X. Come si può leggere nell’articolo originale, infatti, Gruber scrive che “Qualche mese fa, ho sentito che Apple stesse tentando di pianificare il rilascio di una beta agli sviluppatori di Mac OS X 10.7 al WWDC di questo giugno. Non è più così. Lo sviluppo di Mac OS X 10.7 continua, ma con un team ridotto ed un calendario sconosciuto. E’ un mio pensiero fondato che non ci sarà alcuna news riguardo [Mac OS X] 10.7 al WWDC di quest’anno, e probabilmente non ce ne saranno fino al WWDC del 2011”.

Steve ed Eric: un caffé per fare la pace?

Sebbene negli ultimi tempi le notizie riguardanti i due CEO, Steve Jobs ed Eric Schmidt, riportano più che altro liti furibonde e dichiarazioni al vetriolo, qualcuno ha scattato loro qualche foto mentre chiacchierano fuori da un bar a Palo Alto e le ha inviate a Gizmodo.

Steve Jobs esalta iPhoto a discapito di Google Picasa

Dal blog 9to5Mac arriva una notizia simpatica che racconta di una nuova mail scritta da Steve Jobs in risposta ad una domanda posta da un lettore inglese.

La mail è stata scritta per chiedere al CEO di Apple se l’applicazione nativa Foto per iPad supporterà o meno le librerie fotografiche compatibili con Google Picasa. Confermando in parte il suo stile ermetico, El Jobso questa volta non si è limitato ad una risposta secca ma ha colto l’occasione al volo per esaltare il proprio software iPhoto e per lanciare una “frecciatina” a Google.