iAd piace al CEO di Google


L’introduzione di iAd, la nuova piattaforma Apple per la distribuzione di pubblicità sui dispositivi mobili della Mela, ha raccolto il plauso di Eric Schmidt, CEO di Google. Si pensava che Mountain View non vedesse di buon occhio questa palese invasione di campo ma evidentemente era un conclusione un po’ troppo affrettata.

La verità è che il successo di iAd e l’affermazione di un competitor forte nel settore dell’advertising online su dispositivi mobili è funzionale alle strategie di Google. Big G è ancora sotto la lente della Federal Trade Commission a seguito dell’acquisizione di AdMob, un’operazione che secondo molte fonti la Commissione sarebbe fermamente intenzionata a bloccare.

L’introduzione di iAd, ha detto Schmidt domenica a seguito di un discorso tenuto presso l’American Society of News Editors, è la riprova che il mercato del mobile advertising è altamente competitivo. Durante il proprio intervento il CEO di Google ha condiviso con gli editori la propria visione sul futuro dell’editoria, confermando che quella che i giornali stanno attraversando non è una crisi di contenuti, per i quali la domanda è ancora molto forte, ma una crisi di business model.

La FTC, che finora avrebbe fatto di mani e di piedi per rallentare la finalizzazione dell’acquisizione di AdMob, teme che un rafforzamento di Google nel settore possa seriamente danneggiare questo mercato relativamente nuovo e che il predominio di Big G si possa trasformare in un monopolio di fatto.

Si va forse delineando una Pax Cupertiniana in nome dell’interesse comune fra Google ed Apple? Di iAd non si sa ancora tutto, ma si può già ipotizzare che Google, con la sua mole di brevetti relativi all’advertising, potrebbe trovare mille modi per mettere i bastoni fra le ruote a Steve e soci. Ma a Big G conviene avere un competitor da portare ad esempio per sveltire l’approvazione dell’affare AdMob da parte della Commissione Federale e allo stesso tempo sa che può comunque raggiungere il target mobile degli iDevices in maniere nuove.

Big G sa anche che con l’introduzione di un proprio smartphone ha tradito la fiducia di Apple (ma si può dire tranquillamente che Eric Schmidt ha tradito la fiducia di Steve Jobs), e l’accettazione di questa nuova fase di pace potrebbe essere un modo per rimediare e riallacciare i rapporti in nome di una nuova, “sana”,  concorrenza.

Che quell’incontro in un caffé di Palo Alto fra i due CEO sia servito proprio a chiarire alcuni dei punti di questo nuovo accordo di non belligeranza?

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