Il cosiddetto LocationGate, la grande diatriba mediatica scatenata dalla scoperta delle location cache annidate in iOS e Android ha riportato in primo piano il tema della privacy al tempo del Mobile Web. Il parlamento Statunitense ha chiesto lumi direttamente ad Apple e Google per capire meglio la situazione mentre alcuni utenti hanno già colto la palla al balzo e fatto causa ad Apple, forse allettati dalla possibilità di spillare denaro a Jobs e soci. Ieri Apple ha risposto pubblicamente ammettendo di fatto che la registrazione della posizione in consolidated.db è un bug, non una feature e Forstall, Schiller e Jobs hanno discusso della questione con All Things Digital (dicendo poco di più rispetto al comunicato ufficiale).
Tuttavia un’interessante excursus su cosa intendano Apple e Google per privacy e quali siano le misure messe in campo per sposare il diritto alla riservatezza con la necessità di fornire prodotti in grado di auto-localizzarsi con rapidità ed efficacia ce lo avevano già fornito due interviste a Steve Jobs e Andy Rubin condotte da Kara Swisher e Walt Mossberg e risalenti rispettivamente a giugno e dicembre 2010. Interessante vedere come già allora ci fosse la consapevolezza di quali fossero i problemi, ma quanto poco sia poi stato fatto per rendere davvero edotti i consumatori sulle problematiche relative alla localizzazione. Una carenza “informativa” che Apple ha riconosciuto come effettiva mancanza da parte di tutto il settore.
Sul palco della D8 conference che si è tenuta lo scorso giugno Steve Jobs ha spiegato a Kara Swisher e Walt Mossberg che cosa intende Apple per privacy e qual’è l’approccio al problema da parte dell’azienda di Cupertino.
“Prendiamo la privacy molto sul serio” spiega Jobs, “molto più di quanto facciano gli altri nella Silicon Valley. […] Ci dicono che siamo vecchio stampo sulla questione”.
Nemmeno a farlo apposta, Steve fa esplicito riferimento al problema della localizzazione degli utenti, spiegando a grandi linee come funziona su iPhone. Ogni applicazione che vuole accedere alle informazioni di geo-localizzazione chiede inevitabilmente il permesso dell’utente, dato che il pop-up per l’opt-in è parte integrate dell’API CoreLocation. Esattamente quello che Appl eieri ha ripetuto nella decima risposta delle sue Q&A sul LocationGate.
“Privacy significa che le persone conoscono il servizio cui stanno accedendo” dice Jobs spiegando che la giusta cosa da fare è spiegare bene quello che sta avvenendo sul dispositivo con un linguaggio chiaro e comprensibile, più e più volte. Alcuni possono garantire maggiori libertà al servizio, altri meno. Tutti possono decidere di continuare a ricevere i messaggi informativi al riguardo o disattivarli dopo la prima approvazione.
Andy Rubin, il papà di Android, ha parlato con Mossberg e Swisher durante l’ultima Dive Into Mobile Conference, a dicembre 2010. Rubin non ha discusso nello specifico la questione della localizzazione ma ha parlato più in generale delle informazioni che Android raccoglie (nulla che riguardi le app utilizzate o altri dati simili, in sostanza). Se vi ricordate era il periodo in cui proprio il Wall Street Journal (organizzatore della conferenza) aveva pubblicato alcuni articoli sulla questione app e privacy, mostrando quanto “sanno” di noi alcune delle più utilizzate applicazioni per smartphone.
Rubin ci tenne a precisare, invitando tutti a verificare le su affermazioni, che il sistema operativo Android non raccoglie e invia informazioni (ma non stava parlando di geo-location). Al contrario diversi servizi online di Google che utilizziamo quotidianamente raccolgono una grande quantità di informazioni sulla navigazione, per meglio profilare l’utenza e contestualizzare gli ads. Il tutto, diceva Rubin, in ottemperanza a quanto scriviamo nelle nostre policy pubbliche, dove viene dettagliato tutto ciò che Google può o non può fare con le informazioni che raccoglie.
Il video delle due interviste, tagliate e montate per evidenziare i due passaggi chiave riassunti qui sopra, è disponibile su BoomTown. Avviso per chi ci legge su iOS: purtroppo è un filmato Flash.
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