Qualche giorno fa erano emerse delle foto di un finto Apple Store che Samsung stava preparando a Los Angeles per girare uno spot delle sue campagne pubblicitarie anti-Apple. Ora quello spot è stato mandato in onda negli U.S.A., giusto in tempo per il lancio del nuovo melafonino. Comunque non in anticipo sulle prime file che già si sono formate per il lancio dell’iPhone 5, previsto per domani, venerdì 21 settembre.
Commento
“Torna” la ghiera cliccabile sull’iPod nano, più o meno
No! Non siamo ciechi o pazzi. Solo un po’ visionari, forse. Del resto ci ha insegnato Apple ad esserlo. Ecco il perché del titolo. Un po’ ad effetto, sicuramente. Ma che probabilmente vi ha spinto a leggere questo pezzo in cui vi diremo la nostra sul perché, forse, Ive & Co. abbiano deciso di adottare cerchi e circonferenze sul nuovo iPod nano di 7^ generazione.
Iniziamo col dire che non sono stati testimoni di comparse di cerchi nel grano davanti ai loro occhi (almeno così crediamo). È probabile che la risposta si possa intuire da alcune parole di Jonhy Ive nel video del nuovo iPhone 5 che sono riprese dal più completo keynote.
Apple VS Samsung: chi pensa al consumatore?
“Picasso aveva un motto: ‘I buoni artisti copiano, i grandi artisti rubano’, e noi non ci siamo mai vergognati di aver sottratto delle grandi idee”.
Era il lontano 1995, e un fervido ed appassionato Steve Jobs, allora ancora in capo alla NeXT (solo l’anno successivo la società sarebbe acquisita da Apple, con il ritorno di Jobs nel ruolo di CEO dell’azienda di Cupertino) rispondeva così in un’intervista in cui gli si chiedeva di discutere riguardo la “rivoluzione” che egli aveva in mente, ed il modo di perseguirla evitando di percorrere strade già conosciute.
Nuovo iPhone 5, considerazioni sul form factor della probabile parte inferiore
I rumor sul nuovo iPhone 5 o più semplicemente nuovo iPhone si moltiplicano di giorno in giorno. Anche le immagini della componentistica interna aumentano ed arrivano pure le foto “di qualità” che mostrano alcuni dettagli fino ad ora passati inosservati. Dettagli che riguardano soprattutto la parte inferiore del dispositivo.
Ad una visione attenta di una nuova foto-spia, emergono una serie di dettagli passati inosservati o che poco si potevano notare nelle immagini che ci hanno mostrato negli ultimi mesi il nuovo iPhone 5 o presunto tale. Dobbiamo ricordare, infatti, che conferme sulla veridicità delle immagini arriveranno solo al momento della presentazione.
Samsung, la mega-corporation che “non è” Android
Il processo fra Apple e Samsung, in corso in questi giorni in California, sta avendo un comprensibile effetto polarizzante sulle fazioni di “aficionados” che popolano la rete. Con frequenza sempre maggiore, però, è facile riscontrare un fraintendimento di fondo da parte dei sostenitori di Android, che ritengono erroneamente che questa causa sia assimilabile ad uno scontro fra Apple e il SO mobile di Google.
Intanto le “prove” contro la corporation Coreana si moltiplicano e l’idea che Samsung possa davvero aver copiato Apple diventa sufficientemente “mainstream” da giustificare uno sketch nello show di Conan O’Brien.
I nuovi spot Apple dedicati al Genius Bar
Ieri, durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012, sono andati in onda tre nuovi spot Apple, interamente dedicati alla figura del Genius, che possiamo trovare all’interno degli Apple Store fisici sparsi ormai in tutto il mondo.
Purtroppo per Apple però, gli spot hanno ricevuto molte critiche in rete perché messi a confronto con fortunate serie del passato o con gli attuali spot in cui tutto, semplicemente e magicamente, funziona.
In UK giudice costringe Apple a scrivere che Samsung non ha copiato l’iPad
Mentre dalle carte del caso Apple VS Samsung in California saltano fuori immagini che mostrano le origini dell’iPad grazie ad un prototipo di dieci anni fa, un giudice inglese ha ordinato una curiosa punizione pubblica per l’azienda di Cupertino.
Apple dovrà pubblicare una nota sul proprio sito UK e sui principali giornali per annunciare che Samsung non ha copiato l’iPad. Una decisione contro cui Apple si è già appellata.
iTunes e l’impossibilità di segnalare le app truffaldine
Nel corso degli ultimi mesi qui su TAL vi abbiamo proposto a più riprese la nostra rubrica iPacchi, dedicata alle app-truffa e più in generale a tutte quelle applicazioni che non fanno quello che dicono, funzionano male, copiano spudoratamente altre franchise dell’App Store e, ciò nonostante, rimangono indisturbate al loro posto su App Store.
L’esperienza con la rubrica, fresca di un paio di casi come quelli di Allarme Terremoto e il finto Counter-Strike, mi suggerisce un paio di considerazioni.
La prima è che Apple da quest’orecchio non ci sente. Non pretendiamo certo che da Cupertino ci leggano ma apprendere che applicazioni del calibro di TV Italia Premium ed altre di cui abbiamo parlato stanno ancora al loro posto (spesso ben piazzate in classifica) è quantomeno frustrante.
La seconda considerazione, più grave, è questa: su App Store non esiste alcun meccanismo rapido per segnalare la presenza illegittima di queste applicazioni a chi di dovere.
Lo so, non vi sto dicendo nulla di nuovo, ma nei giorni scorsi ho voluto verificare quali passaggi fossero necessari per segnalare un’app truffa ad Apple. Quello che mi sono trovato di fronte è un percorso ad ostacoli non da poco.
Apple iTV: e se il nuovo settore che Apple vuole rivoluzionare fosse la domotica?
Cosa presenterà Apple durante il keynote inaugurale della WWDC, previsto per il prossimo 11 giugno? Nessuno lo sa, ma se mi chiedeste di scommettere (il che di questi tempi non è proprio il massimo) sceglierei di puntare i miei soldi su due novità con quotazioni piuttosto basse: OS X Lion e una preview di iOS 6.
Ora BGR, pubblicazione che rilascia rumor a ripetizione e ci prende nell’ordine del “qualche volta, se va bene”, sostiene che all’evento di San Francisco Tim Cook e soci ci concederanno anche un’anteprima del software che animerà l’Apple iTV, la chimera da salotto di cui ormai si parla da mesi.
L’indiscrezione, di per sé, sta in piedi per miracolo, ma propone alcuni spunti interessanti. In primis il fatto che Apple starebbe lavorando all’implementazione di alcune “API di controllo” che permetterebbero l’integrazione del software con dispositivi di terze parti. BGR ci legge un riferimento all’integrazione con altri accessori televisivi, ma se la visione di Cupertino fosse meno limitata e lo scopo fosse l’introduzione di un nuovo mini-ecosistema software, basata su iTunes e sulle app e finalizzato, oltre che al consumo di contenuti, anche al controllo di vari aspetti dell’automazione delle abitazioni?
iPacchi: TV Italia Premium e lo sviluppatore recidivo
La prima puntata di questa nostra rubrica iPacchi prendeva le mosse dalla segnalazione di un numero crescente di applicazioni televisive presenti nella classifica dell’App Store per iPad tanto mal realizzate quanto inspiegabilmente popolari.
A tre mesi di distanza dobbiamo constatare, purtroppo, che quella tendenza (“deriva televisiva” l’abbiamo chiamata) non solo non si è invertita, ma è continuata e forse pure peggiorata. A turno, mese dopo mese, varie altre applicazioni analoghe a quelle di cui scrivevamo hanno scalato la classifica delle app più vendute. Alcune meglio realizzate e, per quanto poco originali, comunque funzionanti. Altre, come questa Tv Italia Premium, decisamente più “torbide”. E c’è di più, perché lo sviluppatore (o sviluppatrice), Shahla Ghrhchori, è un nome già conosciuto dai censori Apple a livello internazionale.
Abbiamo come al solito immolato 0,79€ per acquistare TV Italia Premium e capire più da vicino quanto ci sia di vero nella descrizione mirabolante dell’applicazione e abbiamo riscontrato, come era lecito aspettarsi, la solita app televisiva clone: una lunga lista di canali nazionali, molti dei quali non funzionanti.
DigiTimes, la fonte dell’eterna inesattezza
Se seguite le pubblicazioni Apple internazionali (e nazionali) con assiduità e attenzione ci sono delle buone possibilità che abbiate già sentito parlare più volte del DigiTimes, una pubblicazione Taiwanese che spesso e volentieri è fonte di numerosi rumor e indiscrezioni sulle strategie e sui prodotti Apple. Per quanto il sito venga spesso citato, è chiaro a tutti che il suo storico è tutt’altro che positivo quando si tratta di azzeccare previsioni. E non è difficile capire il perché: molti dei rumor pubblicati, i quali deriverebbero da “fonti” interne alla catena produttiva, sono palesemente improbabili e totalmente prive del minimo “buon senso”.
Nonostante la totale inaffidabilità della pubblicazione costringa praticamente sempre ad aggiungere un buon numero di disclaimer che esplicitano proprio questo particolare, molti siti del MacWeb continuano a riproporre come verità fattuali le quasi-marchette della pubblicazione taiwanese. Ora un’autorità come Harry McCracken ha sentito il bisogno di fare finalmente le pulci al DigiTimes e lo fa in una sua column per il Time che è assolutamente un must-read per chi segue questo nostro settore, anche da semplice lettore.
Link del giorno (08/05/12): dalla sicurezza di iOS 5.1.1 a Twitpic per iPhone
Qui su The Apple Lounge, come ben sanno i nostri lettori, operiamo quotidianamente una cernita delle notizie che vi forniamo, passando solo i contenuti più interessanti e offrendo sempre, ove possibile uno sguardo originale e di approfondimento con una contestualizzazione più ampia, nel tentativo di offrire una copertura a largo raggio di tutto ciò che ruota intorno ad Apple, ai suoi prodotti e alla sua community.
In alcuni casi segnaliamo spunti interessanti sul nostro account Twitter (che vi consigliamo di seguire), sulla nostra pagina Facebook (fatevela piacere!) oppure su quella di Google+ (aggiungeteci alle vostre cerchie!).
Da oggi vogliamo provare a fare di più, fornendovi una selezione di “link del giorno” a storie e notizie che abbiamo messo da parte e che per un motivo o per l’altro non sono diventati articoli di TAL.
Considerate questa rubrica in fase beta e fateci sapere se la trovate utile. Cercheremo di offrirvela con cadenza (quasi) quotidiana durante la settimana. Buona lettura.
Contenuto di sicurezza di iOS 5.1.1
L’aggiornamento di iOS alla versione 5.1.1 contiene un importante aggiornamento di sicurezza che elimina un bug di Safari grazie al quale una pagina malevola poteva modificare l’indirizzo di un sito nella barra degli indirizzi.
Errore di sicurezza in OS X 10.7.3 espone le password di utenti FileVault
C’è un errore di sicurezza abbastanza serio in Mac OS X 10.7.3 che espone le password di sistema su Mac che supportano la precedente versione di FileVault, il sistema di criptazione della home-directory. Il problema non riguarda i sistemi, molto più numerosi, che già utilizzano FileVault 2 (Macworld).
Google Drive: il punto sulla licenza e qualche paragone
È passato molto poco tempo dal lancio di Google Drive, sul quale abbiamo fornito le nostre prime e rapide impressioni, ma come per ogni cosa riguardi Google, in rete infuria già la polemica sui termini di licenza, soprattutto se questa viene paragonata a quelle di altri servizi analoghi.
Prendiamo ad esempio Dropbox e facciamo qualche piccola considerazione dopo il salto.
iPhone 5 e Liquid Metal, facciamo il punto
Sul finire della scorsa settimana, un articolo pubblicato da Forbes ha riaccesso le indiscrezioni sulla data lancio del prossimo iPhone, che per comodità chiameremo iPhone 5, e sul fatto che il nuovo melafonino possa essere fatto, almeno in parte di “vetro metallico”.
Quanto al lancio, poco da dire: la supposizione è che l’iPhone 5 arriverà ad ottobre, probabilmente per la disponibilità dei chip LTE di Qualcomm (o forse perché semplicemente è quella la data stabilita da tempo).
In merito al “vetro metallico” ci sono un bel po’ di cose in più da dire. Il report di Forbes dà per scontato che Apple potrà sfruttare sul prossimo melafonino la licenza acquisita da Liquid Metal per l’utilizzo di leghe di metalli non cristalline di ultima generazione. Ma il quadro è molto più complicato di quanto semplicisticamente lo si voglia dipingere.
iPod touch 3G, i tempi sono maturi?
Nei commenti al nostro articolo di qualche giorno fa sui rumor relativi ad iPhone 5 con chip A5X e ad un nuovo iPod touch aggiornato, il nostro lettore Michele ha rispolverato una vecchia chimera: l’iPod touch con supporto alla connettività 3G.
Se ne è parlato spesso, per lo più prossimità degli eventi musicali che Apple fino al 2010 ha tenuto in quel di settembre, ma un iPod touch con una simile caratteristica non è mai arrivato sul mercato.
E in fondo la domanda rimane sempre la stessa: un iPod touch con una connessione dati avrebbe senso alla luce del target cui il prodotto è destinato? Ad Apple converrebbe aggiungere questa feature? Io penso di no, e vi spiego perché.
Flashback.K dimostra che i Mac sono meno sicuri? Frottole!
Nei primi giorni di quella che abbiamo definito ormai tutti come la prima vera “epidemia” di malware su Mac abbiamo assistito ad un evento mediatico assai strano: a fronte di una minaccia reale, di una “vera notizia”, di un serio rischio di sicurezza, comprovato, per migliaia di utenti Mac, al quale Apple ha fornito una soluzione con colpevolissimo ritardo, le sezioni tecnologiche dei giornali online hanno taciuto.
Era solo la quiete prima della tempesta. Praticamente tutte le testate tranne poche si sono ampiamente rifatte con gli interessi e hanno cominciato a scrivere di questo famigerato virus per Mac (no, guardate, è un malware) o del temibilissimo worm per Mac (ehm, no, al massimo “trojan”, dai) che risponde al nome di Flashback.K.
Col passare dei giorni il tono è mutato e si è passati dallo scempio terminologico allo sproloquio illogico, con una pletora di “commentatori” che non vedevano l’ora di sputare sentenze sulla presunta verginità violata dei Mac e su quanto siano imbecilli gli utenti Apple che ancora credono di essere più al sicuro rispetto agli utenti Windows. L’epitome di queste crasse analisi distillate da una sapiente cernita di castronerie e pressappochismi ce la fornisce Marco Schiaffino, su Il Fatto Quotidiano, con il suo articolo “Mac più sicuri? Frottole”. Vale la pena dargli una letta, con un po’ di ironia. Nessuna sindrome della maestrina, tranquilli, solo un po’ di sano sberleffo.
Apple che acquisisce Starbucks, abbocca anche il Sole 24 Ore
Domenica scorsa abbiamo pubblicato una notizia bomba, che aveva del sensazionale: Apple intenzionata ad acquisire Starbucks. Bastava un semplice controllo sul calendario e un rapido sguardo al link inserito sul [via] a fondo articolo per capire che si trattava del più classico dei pesci d’aprile: una notizia “troppo bella per essere vera”, strutturata secondo i canoni “stilistici” del più navigato rumor internazionale.
Era tutto inventato, ci aveva pensato il nostro Lucio Botteri a trovare l’argomento (una base “giornalisticamente” solida, vista la vecchia partnership che le due aziende strinsero anni addietro) a recuperare una foto del compianto Steve sul palco di un vecchio keynote in compagnia del CEO di Starbucks e a buttare giù una bufala di prim’ordine.
Un piccolo divertimento domenicale di cui molti lettori hanno immediatamente individuato la natura burlesca con una perspicacia che invece è totalmente mancata a un buon numero di nostri “colleghi”. “Colleghi” che non solo hanno preso per buona la panzana, ma l’hanno pure riproposta senza uno straccio di link né la ben che minima attribuzione al nostro sito. E se pensate che stia parlando solo di qualche piccolo pesce-blogger, ricredetevi: nella nostra sciabica c’è finito anche uno squalo balena che risponde al nome di Sole 24 Ore.
Apple non ha più un CEO in divisa d’ordinanza
Che la mancanza di una figura carismatica come quella di Steve Jobs si faccia sentire è cosa nota a tutti. I keynote di Apple non sono più come prima e non si respira più quel velato campo di distorsione della realtà che aveva attirato anche le alte cariche governative americane e con cui il fu iCEO era solito condire ogni parola che usciva dalla sua bocca.
Inoltre, Jobs era come un cartone animato. Come un eroe dei fumetti. Quei personaggi che siamo abituati a vedere vestiti sempre nello stesso modo. Dalla prima all’ultima puntata. Nelle foto ufficiali della leadership di Apple così come nella realtà. Nel quotidiano così come nelle grandi occasioni, magari seduto a tavola col Presidente degli Stati Uniti d’America. Come dimenticare i turtleneck neri coi Levi’s, le New Balance e gli occhiali (privi di montatura) alla Harry Potter? La divisa, spiegata poi nella biografia ufficiale di Jobs, sembrava dover essere una caratteristica anche del nuovo CEO (oltre che degli altri SVP -eccezion fatta solo per Ive-) seppur diversa da quella dell’iCEO visto come è solito vestirsi per le presentazioni di nuovi servizi e prodotti. Ed invece così non è.
Steve Jobs avrebbe voluto Linus Torvalds al lavoro su OS X
Stando a quanto riferisce lo stesso Linus Torvalds in un articolo su Wired, nel 2000 Steve Jobs avrebbe cercato di reclutarlo nel team di sviluppo di OS X.
iPhone con WIND? Tempo scaduto!
Eccoci di nuovo qui a parlare del fantomatico iPhone che WIND avrebbe dovuto lanciare ad inizio anno stando ad alcune indiscrezioni che raccogliemmo lo scorso ottobre 2011. Ci eravamo dati tempo fino ad oggi, 21 marzo 2012, per vedere se questa nuova offerta avrebbe mai visto la luce e, tra dubbi e speranze, dobbiamo dire che l’azienda blu arancio non ha fatto nulla per non deluderci.
La notizia dell’iPhone con WIND ci arrivò da personale del gruppo in quel del passato SMAU 2011. Non semplici promoter messe/i lì per l’occasione, ma si trattava di dipendenti del gruppo (come indicavano i loro cartellini) che a nostra chiara domanda ci informarono sulla “imminente” presentazione di un’offerta che avrebbe incluso un iPhone 4S. Così non è stato.
I dividendi Apple come segno dell’era Cook
L’annuncio di un programma di dividendi e di repurchase delle azioni AAPL da parte dell’azienda, ufficializzato ieri da Tim Cook e Peter Oppenheimer, è arrivato a dipanare l’interrogativo più quotato fra gli analisti Apple negli ultimi mesi: cosa diamine se ne faranno Tim e Co. di quei 100 miliardi che hanno in banca?
La risposta, come abbiamo visto, è semplice: ci saranno i dividendi, una ri-acquisizione di circa 10 miliardi di dollari di azioni nel corso di tre anni neutralizzerà la diluizione del titolo e avanzeranno abbastanza soldi per continuare con la strategia di acquisizioni e acquisti in larga scala della componentistica che hanno caratterizzato le operazioni Apple nel corso dell’ultimo decennio.
Su un piano più concettuale e non prettamente economico la scelta su cui Tim Cook ha messo ieri il sigillo ha un significato diverso: è la prima vera, grande decisione presa dal Board Apple e dagli Executive responsabili delle questioni finanziare da quando Steve Jobs se n’è andato, lo scorso ottobre. E per quanto possa essere scioccante, è un passo necessario verso il distacco dal modo in cui Steve gestiva le cose.
Le mezze verità di Mike Daisey fra teatro e giornalismo
Quando nel 2010 Mike Daisey portò in teatro per la prima volta The Agony And the Ecstasy of Steve Jobs, il suo monologo sulle condizioni di lavoro nelle aziende cinesi che producono i prodotti Apple molti altri gadget tecnologici, l’ampia copertura mediatica sulla “questione Foxconn” era di là da venire.
Certo, c’erano già stati i suicidi e il tema era già ampiamente dibatutto nei circoli relativamente ristretti del Web tecnologico. E’ soltanto dopo le recenti inchieste del New York Times che l’interesse per Foxconn e le condizioni dei lavoratori cinesi è entrato di peso in un’agenda informativa di assai più ampia diffusione.
This American Life è un famosissimo programma radiofonico statunitense che va in onda ogni settimana su numerose emittenti associate alla Public Radio International, condotto dallo speaker Ira Glass. Due mesi fa, in una puntata intitolata “Mr. Daisey and the Apple Factory”, Glass mandò in onda una versione adattata per la trasmissione radiofonica di “The Agony and the Ecstasy of Steve Jobs“.
Un interessante incrocio fra giornalismo e teatro che purtroppo ha prodotto pessimi frutti: Daisey ha “mentito”. Molte delle cose che l’attore dice nel suo monologo non sono totalmente vere, come evidenziato da un successivo lavoro di investigazione sulle fonti. This American Life ha dedicato l’intera puntata della scorsa settimana alla ritrattazione del precedente episodio e Mike Daisey è finito nell’occhio del ciclone per quelle che moltissimi giornalisti non hanno esitato a bollare come “bugie”.