La bimba di questo video ha un anno ed è talmente abituata all’iPad che tenta di usare allo stesso modo le riviste che gli vengono messe di fronte. In un caso dubita anche del suo dito, non si sa mai che fosse quello che non funziona e non l’immagine inanimata impressa sulla pagina.
Il filmato è ovviamente montato ad arte, ma funziona eccome. Lasciamo per favore da parte ogni moralismo sull’educazione di questa bambina, visto che non abbiamo idea di quanto altro ci sia nella vita della creatura e dei suoi genitori. E’ solo un video divertente.
Piuttosto prendiamo atto del fatto che esiste già una generazione il cui primo approccio digitale passa attraverso dispositivi post-PC. E’ una generazione che potrà permettersi di non domandarsi che cosa fa muovere quei dispositivi. Grazie a questo potrà astrarre il discorso ad un meta-livello superiore.
E’ una generazione che potrà “guidare per spostarsi”, senza preoccuparsi di doversi portare appresso chiavi inglesi, manovelle di avviamento o manuali per la riparazione dello spinterogeno. Per diletto ci sarà ancora chi si appassionerà alla meccanica. Oppure, per dirla con Steve Jobs, in molti vorranno ancora prendere la patente per il camion. Ma nella maggior parte dei casi ci saranno milioni di persone che potranno utilizzare delle splendide black-box, finestre spalancate sul contenuto che annichiliscono il contenitore. E potranno fare, proprio grazie a questo vantaggio, grandi cose. Io sono ottimista.
fantastico… d’altronde è il progresso… è inarrestabile…
Almeno questa bimba capirà la differenza tra l’uno e l’altro!
il concetto di black-box secondo me è diseducativo, indipendentemente dal video e dal futuro:
non ci sarà sempre un apple store nelle vicinanze
non ci sarà sempre un informatico nelle vicinanze
non ci sarà sempre un meccanico nelle vicinanze
non ci sarà sempre un dottore nelle vicinaze
non ci sarà sempre…etc etc
quello che voglio dire è che le basi per sistemare le cosa bisognerebbe averle comunque, un minimo. Per quanto i prodotti apple vogliano discostarsi da questa filosofia, se un elemento diventa core-service della tua vita (auto, ipad, un martello…qualunque sia lo strumento che usi per lavorare) NON puoi permetterti di non sapere minimamente come funziona sotto e fare piccole riparazioni (almeno per arrivare fin dallo specialista..chiaro, mica devono diventare tutti chirurghi, ma nà aspirina si puo prendere anche senza ricetta…chiaro si intende che la gente non è che la comprerà come soprammobile, nè ne compra 16kg per spararsela in un colpo).
solo chi ha una marea di soldi puo permetterselo….si rompe l’ipad? bon lo butto e me ne faccio spedire uno in giornata….si grazie al ciccio.
Il mio gatto interagisce con l’iPad, l’acquario e il giornale allo stesso modo sempre.
Su l’Ipad gira un video di un pesce, l’acquario……. il giornale è una rivista di pesci.
“finestre spalancate sul contenuto che annichiliscono il contenitore”
ESATTO.
Comunque mio figlio, 4 anni, nonostante io faccia di tutto per limitare allo sporadico il suo interagire con il mio iPhone, quando vede un monitor di un computer, la prima reazione che ha è quella di interagire “touch”…
Da un lato questa “evoluzione” delle capacità affascina, dall’altro spaventa.
Guadagnamo una quantitià infinita di contenuti, ma perdiamo il contatto sensoriale del supporto, lo stimolo della ricerca, la frustrazione del non trovare.
Stiamo Imparando a fare sempre più cose contemporaneamente, ma sta diventando futile memorizzare.
Occhio!
Così un giorno ci ritroveremo con il cervello “on the cloud”!
:D
@ Zzz:
non sono così d’accordo con te e lo dico da appassionato studente di medicina… sono differenti le cose da imparare e memorizzare, ma l’apprendimento è in ogni caso grande e, soprattutto con i dispositivi touch, particolarmente multisensoriale…
Porco pio che schifo….
video decisamente significativo!
ma quanti italiani metterebbero un ipad in mano ad un bebe!
gelosi come sono penserebbero [poi con le ditine sporche me lo imbratta tutto]
[ho fatto sacrifici per comprarlo] [come ne compro un altro se lo rompe]e poi la fatidica frase [io ci lavoro!]