Tim Cook, chiù iPhone per tutti

Per anni Apple è stato il brand informatico elitario per eccellenza. Qualità a prezzi alti cui molti aspiravano ma che non tutti si potevano permettere. Questo aspetto è stato enfatizzato talmente tanto in passato che alla fine è divenuto una cifra universalmente accettata dell’approccio Apple: “se vuoi il computer con la Mela sgancia il quattrino” o, da un altro punto di vista “chi più spende meno spende”. Con l’avvento dell’iPod prima, poi dell’iPhone e dell’iPad, ovvero quei prodotti che hanno permesso all’azienda di compiere lo shift da Apple Computer Inc. a Apple e basta, la tendenza ha iniziato ad invertirsi e se oggi l’Average Selling Price dei prodotti della Mela rimane alto, oggettivamente anche i Mac (che si vendono esponenzialmente di più) sono diventati molto più abbordabili.

A Tim Cook questa tendenza sembra piacere, e parecchio, tanto che a sentire Toni Sacconaghi di AllianceBernstein (già Bernstein Research) il COO vorrebbe definitivamente sfatare il mito “classista” di una Apple che fa prodotti per ricchi.

Apple e i dividendi, perché Steve non vuole sganciare?

La crescita del patrimonio Apple graficata da Asymco

Nel corso degli ultimi anni Apple ha messo da parte una vera e propria montagna di soldi e “marketable securities” in grado di garantire una stabilità finanziaria e una liquidità da far invidia a tutto il settore. Ad oggi le riserve di Cupertino ammontano a quasi 50 miliardi di dollari. Solo 49 aziende dell’indice Standars & Poor’s 500 hanno più soldi in banca di Steve e soci.

Eppure, nonostante tutto, Jobs e il Board di Apple non sembrano avere alcuna intenzione di pagare qualche dividendo agli azionisti. Non c’è nessun obbligo di legge che imponga questa pratica, eppure Toni Sacconaghi, analista di Bernstein Research con uno storico di previsioni Apple che non depone affatto in suo favore, la scorsa settimana si è sentito in dovere di inviare una lettera aperta al CdA di Cupertino per convincere il Board della necessità di “restituire” una parte del malloppo agli investitori.

Una mossa che la dice lunga sulla scarsa elasticità di Sacconaghi, che ha dimostrato di non conoscere o di non voler sentire le ragioni di Jobs ed è l’ennesima prova di come gli analisti sentano il bisogno di ragionare a breve termine (e con una mentalità che fa molto “pre-crisi”) pur di far contenti i clienti della propria firm che pagano fior di soldi per ricevere le loro consulenze.

I validi motivi che trattengono il Board di Apple dalla condivisione della ricchezza accumulata con gli investitori sono almeno tre.

App crackate per iPhone: un business milionario

app-crack

Secondo i dati dell’analista Toni Sacconachi ripresi da 24/7 Wall St, le App crackate per iPhone e iPod touch avrebbero rubato al “mercato reale” circa 450 milioni di dollari. Per quanto il report del noto analista si basi su dati “presunti” e non reali, il dato certo (e da non sottovalutare) è che la pirateria è in forte espansione anche nella nicchia di mercato rappresentata da App Store.

Una “nicchia di mercato” che ultimamente ha raggiunto quota “3 miliardi di applicazioni scaricate” con un trend in continua crescita per via della quantità e qualità delle applicazioni presenti, oltre che per il numero di iPhone e iPod touch venduti (anch’esso, ovviamente, sempre in crescita). Quale sarà, in prospettiva, la risposta degli sviluppatori? Pensate che molti di essi abbandoneranno App Store, incrinando così il meccanismo alla base del suo successo?

Nuovi iPhone, un Netbook e nuovi iMac secondo Sacconaghi

Toni Sacconaghi, noto analista della Sanford C. Bernstein & Co, torna a far parlare di sé portandosi appresso nuove indiscrezioni che riguardano le mosse future di Apple. Sacconaghi avrebbe avuto un colloquio direttamente con Tim Cook (al momento a capo di Apple finché Jobs non avrà risolto i suoi problemi di salute), Phil Schiller (direttore marketing di Apple, nonché protagonista dell’ultimo Macworld) e Peter Oppenheimer, responsabile finanziario.

Dall’incontro sarebbero emerse interessanti novità per il futuro; Cook, infatti, si sarebbe lasciato scappare qualche allusione relativa a un netbook di Apple, cambiamenti di prezzo per iPhone e, addirittura, nuovi modelli di smartphone.

iPhone senza contratto? Apple guadagnerebbe 7 miliardi di dollari

Toni Sacconaghi, analista di Sanford Berstein’s, crede fortemente che se Apple liberasse iPhone dal vincolo contrattuale che lo vede legato (in ogni Paese) ad un operatore telefonico diverso, questo permetterebbe ad Apple di guadagnare subito 7 miliardi di dollari, più altri 4 miliardi di profitti annuali.

L’analisi di Sacconaghi parte dal presupposto che il canone mensile che i clienti devono sottoscrivere rappresenta un ostacolo significativo per tutti i potenziali acquirenti e confina il device al mercato degli smartphone (che attualmente rappresenta il 17% del mercato totale di cellulari), invece che proiettare il telefono nel mercato più vasto della telefonia mobile.