Apple, Samsung e tutti gli altri produttori di smartphone e tablet che vendono i loro prodotti in Italia devono pagare i diritti agli autori dei contenuti multimediali che su di essi vengono archiviati e riprodotti.
E’ questo, in sintesi, il parere di Gino Paoli, che parlando con il Corriere Della Sera nella sua veste di presidente SIAE è intervenuto per chiarire quelli che definisce “equivoci”. Non si tratta di far pagare di più al consumatore, spiega Paoli, perché sono le aziende che devono assorbire i costi delle nuove tariffe sull’equo compenso.
SIAE
Aumenti dell’equo compenso SIAE, il ministero smentisce
Se l’iPhone 6 e il prossimo iPad costeranno ancora di più (e così forse anche i prodotti della concorrenza) il motivo potrebbe essere l’ulteriore aumento del cosiddetto “equo compenso”, il balzello assai poco equo grazie al quale la Società Italiana Autori ed Editori incamera ogni anno milioni di euro dalle vendite di dispositivi dotati di supporto di memoria e funzionalità di riproduzione multimediale.
Il decreto del 2009 che istituiva l’equo compenso deve essere rivisto e aggiornato e sono in discussione aumenti da capogiro che graverebbero su tutto il mercato della tecnologia. Il Ministro Massimo Bray, però, frena: “Non è prevista nessuna tassa su smartphone e tablet e le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo sono infondate”.
iTunes Match e le royalties: il sistema funziona
A circa tre mesi dal lancio statunitense, Apple ha cominciato a versare i primi assegni ai detentori dei diritti delle canzoni che passano attraverso iTunes Match.
Il meccanismo con cui il servizio di cloud music di Cupertino gestisce la questione del copyright non è ovviamente di pubblico dominio, ed era opinione comune che per Eddy Cue e i suoi colleghi della divisione Internet Services potesse essere questo l’aspetto più difficile da gestire durante le trattative con le case discografiche.
A quanto scrive Jeff Price di TuneCore, servizio di distribuzione musicale indipendente, potremmo esserci sbagliati: far ingoiare iTunes Match alle major forse non è stato troppo complicato per Apple, visto che il servizio ha iniziato a generare introiti per i detentori dei diritti su canzoni che a cose normali non avrebbero mai generato un bel niente.
iTunes Match, in Olanda c’è l’accordo. E in Italia?
Alla fine del 2011 Apple ha lanciato il servizio di cloud music iTunes Match in Brasile e in altre 16 nazioni di tutto il globo, compresi buona parte dei Paesi Europei.
Assieme all’Italia sono rimaste fuori dal gruppone varie altre nazioni europee. Ora l’Olanda si aggiunge al novero dei Paesi “Matchati”, grazie ad un nuovo accordo, annunciato ieri, stipulato fra Apple e la Buma/Stemra, la società che si occupa della tutela del diritto d’autore nei Paesi Bassi.
Il nuovo accordo conferma quanto già pensavamo (noi e molti altri) riguardo l’espansione del servizio iTunes Match, ovvero che l’apertura a nuovi mercati non dipende tanto da motivi tecnici quanto da ragioni legate agli accordi sui diritti.
iPod e Mac: in Italia tra i più cari d’Europa
Brutta sorpresa questa mattina per tutti coloro che si sono collegati all’Apple Store online: gli iPod e i Mac venduti in Italia sono tra i più cari rispetto al resto dell’Europa (record in Belgio e Irlanda con il MacBook a 929 euro). Apple infatti ha adeguato nella scorsa nottata i prezzi dei propri dispositivi in base al decreto Bondi riguardante “l’equo compenso“. La conferma ci arriva direttamente dall’Ufficio Stampa di Apple Italia che ha prontamente risposto alla nostra richiesta di informazioni.
A prima vista viene quasi da sorridere nel leggere un così piccolo cambiamento dei prezzi (i prezzi non finiscono più con la cifra “9”, portando ad esempio il MacBook sopra i 900 euro) ma allo stesso tempo mi ha colpito un ulteriore dettaglio: perché iPhone e Apple TV non sono stati interessati da tale cambiamento? Non permettono anch’essi “la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi“?