Tim Cook parla ai dipendenti in un video: alla Apple facciamo la cosa giusta

Nelle inbox dei dipendenti Apple è arrivata ieri una nuova email da parte del SVP Bruce Sewell, il capo dell’ufficio legale dell’azienda, che invitava tutti quanti alla revisione del nuovo “Apple’s Business Conduct Policy”, il codice di condotta che stabilisce regole di comportamento per tutti coloro che agiscono in nome e per conto di Apple Inc.
In allegato al messaggio, un video in cui il CEO Tim Cook spiega, in prima persona, l’importanza del nuovo codice di condotta e citando Martin Luther King, suggerisce che l’intenzione di Apple sia sempre quella di fare la cosa giusta.

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iPhone 5: il 21 ottobre per Best Buy, Deutsche Telekom apre i preordini


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Buy, catena di centri commerciali tra le più celebri negli Stati Uniti, ha delle informazioni riguardo il lancio di iPhone 5. Almeno così pare stando ad una nota distribuita internamente e pubblicata da thisismynext.com. Il documento, di cui potete vedere uno screen qui sopra, riporta: Process Dsiplay o Granger installeranno un espositore Apple sui grandi display C2. Vi preghiamo di essere sicuri che un manager/amministratore delle chiavi sia disponibile alle 6 a.m. per accedere al negozio.

“Inside Apple”: Fortune racconta i “segreti” Apple

Scoprire cosa accade nel campus di Apple è difficile. La compagnia di Steve Jobs mantiene un alto livello di segretezza non solo sui dispositivi che produce, ma anche sulle politiche interne e sul funzionamento delle strutture aziendali. Ecco perché è stato accolto con grande interesse l’articolo di Adam Lashinsky pubblicato nell’ultimo numero di Fortune (disponibile anche in versione per iPad), che grazie a centinaia di interviste con ex dipendenti Apple ha potuto scoprire alcune interessanti vicende riguardo Jobs e la vita lavorativa di Infinite Loop.

La segretezza Apple applicata alla fase di produzione

Nel corso degli anni, soprattutto dopo il ritorno di Steve Jobs, Apple ha fatto della segretezza sullo sviluppo dei futuri prodotti uno dei propri pilastri. Sebbene il problema dello spionaggio industriale e dei “leaks” riguardi tutti i grandi produttori del settore informatico e dell’elettronica di consumo, Apple è forse l’unica azienda a mettere in campo pratiche di controllo paragonabili a quelle di alcune aziende del settore militare che operano su progetti top secret.

A Cupertino i dipendenti corporate di Apple devono sottostare a ferree regole di accesso e ogni singolo movimento o spostamento deve poter essere monitorato. Esiste anche un nucleo interno di controllo, quella che Gizmodo definì, in maniera totalmente inappropriata, la Gestapo di Apple.

La progettazione però non è l’unica fase sottoposta a severi controlli. Un nuovo report di Reuters fa luce sulle pratiche di segretezza che Apple mette in pratica anche in fase di produzione, in Cina, con richieste e pretese che spesso mettono in difficoltà le aziende fornitrici.

Il rapporto fra i dipendenti Apple e i media

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Dopo l’interessante articolo riguardo i metodi utilizzati dalla divisione Marketing di Cupertino nella gestione delle fughe di notizie controllate, l’ex Senior Marketing Manager di Apple John Martellaro è tornato sulle pagine di The Mac Observer con un interessante spaccato di vita Cupertiniana che descrive il controverso rapporto fra i dipendenti Apple e i media. Quanto sanno gli impiegati di Infinite Loop delle novità in arrivo e quale attenzione dedicano alle pubblicazioni che si occupano di Apple?

Gizmodo: Apple ha una sua Gestapo

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Jesus Diaz di Gizmodo, in un articolo che non ha mancato di suscitare commenti di riprovazione, ha paragonato l’azienda di Cupertino al Terzo Reich descrivendo come “Gestapo di Apple” una divisione interna alla compagnia il cui compito è quello di individuare e prevenire le fughe di informazioni riservate. L’articolo di Diaz descrive l’operato del cosiddetto Worldwide Loyalty Team sulla base di informazioni riservate fornite da un ex dipendente Apple.
Il team si occupa ispezionare a campione vari dipartimenti dell’azienda e di prevenire le fughe di notizie individuando possibili talpe fra i dipendenti. La descrizione di quelle che Diaz definisce “perquisizioni” è effettivamente un po’ inquietante ma, se veritiera, testimonia qualcosa di cui siamo già ampiamente al corrente: il culto della segretezza che vige all’interno di Apple.

New York Times: Apple e la cultura della segretezza

Il New York Times ha pubblicato ieri un interessante articolo di analisi sulla cultura della segretezza che è ormai divenuta un marchio di fabbrica dell’azienda di Cupertino. La decisione di non rivelare nulla sulla salute di Steve Jobs (e sul fatto che egli possa davvero aver subito un trapianto di fegato) è solo una delle più recenti dimostrazioni di come la secrecy culture permei ogni aspetto della vita aziendale.
Se nel caso specifico alla base dei prolungati silenzi ci può essere la volontà di preservare la privacy dell’iCeo, in molti altri casi la segretezza è solo una scelta di marketing spinta a livelli mai raggiunti da altre aziende del settore.

Ethlite, o del fallimento di MobileMe visto dall’interno

Ethlite è una 38enne di origine neozelandese e tiene un blog. Nulla di strano, direte, solo una goccia nel mare della conversazione globale. Non proprio, perché Ethlite vive a Cupertino, lavora a Cupertino e nel suo semisconosciuto blog ha deciso di parlare in piena libertà del fallimento del lancio di un prodotto di alto profilo da parte del suo gruppo di lavoro e da parte di tutta l’azienda per cui lavora. Ethlite non nomina mai direttamente Apple, né MobileMe, ma gli indizi che fornisce e che è possibile recuperare su di lei in rete parlano chiaro: sta parlando del lancio fallito del servizio internet di Apple. A diffondere la notizia è Real Dan Lyons, l’ex Fake Steve Jobs, dalle colonne del suo blog. Ora la storia si tinge di mistero virtuale: chi volesse leggere il post originale non può più farlo sul blog di Ethlite, perché è stato chiuso. Abbiamo approntato una pagina per ospitare il post scomparso.

Steve Jobs sta bene. Parola di Steve Jobs

In seguito al WWDC sui giornali americani si è fatto un gran parlare della salute di Steve Jobs, secondo alcuni apparso eccessivamente magro durante il Keynote del 9 giugno. Noi di TAL, come già scritto, non vi abbiamo riportato nessuna delle speculazioni che hanno animato in maniera piuttosto morbosa certe columns dei giornali americani in queste ultime settimane, per semplice rispetto della privacy verso una persona che è stata malata e poteva esserlo di nuovo. Se questa mattina facciamo un’eccezione è per riportare una buona notizia. Steve Jobs non è nuovamente malato, ha avuto qualcosa di più della semplice influenza a cui i portavoce di Apple avevano attribuito la sua magrezza, ma non è in pericolo di vita.