Foxconn, ancora un suicidio

Qualche giorno fa, nel commentare le foto dei dormitori di Shenzen pubblicate da Gizmodo, scrivevamo che le tristi e umilianti reti di protezione installate all’altezza del primo piano di molti edifici del complesso industriale avevano sortito l’effetto voluto e assieme ad altre misure erano servite ad interrompere la scia di suicidi di dipendenti dell’azienda.

Purtroppo tale considerazione viene smentita dalla notizia più triste: ieri un altro dipendente Foxconn si è ucciso lanciandosi dal tetto di uno dei dormitori della iPod City di Shenzhen. Le famigerate reti nulla hanno potuto per impedire il peggio. Si tratta del 14° suicidio del 2010.

Suicidio Foxconn: 31.000€ di risarcimento alla famiglia

Quanto vale la vita di un lavoratore cinese? La vita di uno di quei ligi soldatini che con il proprio lavoro, in cambio di uno stipendio che in Europa o negli U.S.A. non esiteremmo a definire “da fame”, permette a noi occidentali di comperare prodotti elettronici all’avanguardia a prezzi che non potrebbero mai essere così bassi se non implicassero una catena di sfruttamento che ci viene tenuta oculatamente nascosta e spesso ignoriamo del tutto?

La domanda dobbiamo porcela, ora che i dirigenti della fabbrica della Foxconn di Shenzen hanno già dato la loro risposta. Alla famiglia di Sun Danyong, il dipendente dell’azienda morto suicida dopo la sparizione di uno dei prototipi di iPhone che gli erano stati affidati, la Foxconn ha corrisposto un risarcimento di 300.000 renminbi, ovvero circa 31.000€. Alla fidanzata del povero Danyong l’azienda ha offerto un Mac in regalo.