App Store: ecco le linee guida per l’approvazione delle app

Apple ha annunciato la rimozione dei limiti sulla pubblicazione di applicazioni per iPhone, iPod touch o iPad sviluppate e compilate con strumenti altri rispetto ad Xcode. E’ una svolta interessante che sembra mettere la parola fine alle polemiche degli ultimi mesi seguite ai cambiamenti apportati in questo senso ai T.o.S. di iOS 4.0.E’ stata rimossa anche la sezione del paragrafo 3.3.9 che sembrava mettere fuori gioco AdMob, la concessionaria di pubblicità di proprietà di Google diretta concorrente di iAd.

In un insolito sprazzo di trasparenza, che si spera sia l’inaugurazione di un nuovo corso per l’App Store ma che potrebbe anche essere stato forzato dal crescente interesse degli organi statunitensi che vigilano sulla concorrenza, Apple ha pubblicato per la prima volta le linee guida sulle modalità di approvazione delle applicazioni in App Store.

WWDC 2010: Apple trascura il Mac?

Il WWDC 2010 sarà incentrato quasi esclusivamente sulla programmazione per iPhone OS e agli sviluppatori di applicazioni per Mac saranno riservati meno spazi rispetto agli anni passati. E’ quanto si evince da diversi particolari resi noti ieri contestualmente all’ufficializzazione delle date della manifestazione.

Il comunicato e la grafica del sito dedicato all’evento sono già abbastanza espliciti, ma la prova più lampante del ruolo di secondo piano che verrà riservato alla piattaforma OS X al WWDC di quest’anno è l’esclusione delle applicazioni per Mac dagli Apple Design Award.

Stretta di Apple sulle app “troppo semplici”

Dopo la rimozione da App Store di numerose applicazioni dal contenuto esplicitamente erotico, Apple ha avviato una nuova fase delle “pulizie di primavera”. Secondo le testimonianze di molti sviluppatori le applicazioni “troppo banali”, che in buona sostanza riproducono solamente dei contenuti Web senza altro valore aggiunto, non sono più ben accette a Cupertino.

Non è in atto una rimozione di applicazioni già presenti nello Store, ma semplicemente adesso viene rifiutata una buona parte delle cosiddette applicazioni “cookie-cutter”, ovvero quelle apps “fatte con lo stampino” che si limitano a formattare un contenuto RSS e sono realizzate a partire da templates sempre uguali.

App Store: maggiore trasparenza sui tempi di revisione

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Buone notizie per tutti gli sviluppatori di applicazioni per iPhone e iPod touch. Dall’ account developer su iPhone Dev Center è ora possibile seguire in maniera più diretta le fasi della revisione del proprio applicativo, grazie ad una nuova features che tiene traccia dello stato attuale della procedura, un po’ come avviene su Apple Store con l’ordine di un prodotto. Come potete notare nell’immagine di apertura, le fasi sono sostanzialmente tre (“in attesa di revisione”, “in revisione” oppure “pronto per la vendita” ) e accanto a ciascuna di essere compare una precisa data di avvio della procedura.

App Store non rende ricchi gli sviluppatori

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App Store, oltre a diventare un modello per tutti i maggiori produttori di telefonia mobile, è il più fornito negozio virtuale di applicazioni per un telefono cellulare (ovvero iPhone) e un riproduttore MP3 (iPod touch). In App Store sono ora disponibili più di 100mila applicazioni: una cifra enorme, forse anche esagerata. Un cifra, però, che risponde al dictat di Apple che si può riassumere nelle parole “chiunque può vendere la propria idea in App Store“.

Lo sviluppatore è libero di proporre il proprio lavoro che, se accettato, sarà disponibile alla vendita al prezzo desiderato. Questa è un’opportunità incredibile per offrire le proprie applicazioni: una vetrina mondiale non è cosa da tutti i giorni. Peccato però, come dimostra una recente ricerca, che i guadagni non siano così spropositati come il numero di applicazioni presenti.

In App Purchase: ora anche nelle apps gratuite

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Poche ore fa, in una mail inviata agli sviluppatori registrati, Apple ha reso noto che è ora possibile integrare la funzione In App Purchase anche all’interno delle applicazioni gratuite. La funzionalità che permette l’acquisto di contenuti aggiuntivi dall’interno di un applicativo era finora limitata alle sole applicazioni a pagamento.

Si tratta di una novità importante soprattutto perché potrebbe risolvere l’annosa questione degli applicativi in versione Lite. Gli sviluppatori che vorranno fornire una versione limitata di una propria applicazione potranno consentirne lo scaricamento gratuito e potranno poi gestire dall’interno dell’applicativo stesso lo “sblocco” della versione completa del software.

Nella mail inviata agli sviluppatori Apple esplicita inoltre che:

“Utilizzando In App Purchase nella vostra applicazione può aiutare a combattere il problema della pirateria software perché vi consentirà di verificare le In App Purchase”.

Quanto mi costa tutto l’App Store?

Quale sarebbe il prezzo dell’intero App Store? Se interpretiamo la domanda alla lettera, la cifra richiesta da Apple (se mai avesse senso vendere una gallina dalle uova d’oro) andrebbe certamente espressa in miliardi di dollari. Il senso è ovviamente figurato. Se per “comprare l’App Store” intendiamo dire “acquistare tutte le applicazioni presenti in App Store”, beh, allora un prezzo esiste.

Il bizzarro calcolo lo ha fatto busted loop. Analizzando i dati aggiornati al 7 luglio viene fuori che per comprare qualsiasi applicazione presente sullo Store virtuale di Apple ci vorrebbero 144.326,06 dollaroni americani. Le applicazioni totali attualmente sono 55.732, anche se molte di esse sono gratuite. Il costo medio delle sole applicazioni, una volta tolte dal conto quelle free (che ammontano 12.538), è di 3,34$.

Project Charlie: il nuovo iPhone nell’inventario di Best Buy?

A parte quello scetticone di Gene Munster, tutti ormai ci aspettiamo che in occasione del WWDC Apple presenti un nuovo modello di iPhone. Ma la terza versione del melafonino potrebbe aver già fatto capolino, sotto falso nome, nell’inventario di Best Buy.
Stando ad uno screenshot pubblicato da Phone Arena, nell’inventario della nota catena sono già presenti tre “placeholder” con rispettivi codici che fanno riferimento ad un telefono con contratto AT&T in tre versioni.
I modelli vengono indicati con la sigla Charlie e nella descrizione dell’oggetto è presente solamente una misteriosa indicazione: Project Charlie.