Apple continua ad assumere giornalisti

Darrel Etherington, noto reporter di TechCrunch è stato assunto da Apple e lavorera alle PR dell’azienda dagli uffici di Toronto, in Canada. Etherington è solo l’ultimo di una serie abbastanza lunga di giornalisti assunti da Apple nel corso degli ultimi mesi.

iWatch: qualcuno è già sicuro che sarà un fallimento

19% degli utenti apple comprerebbe iwatch

Ci risiamo. Si parla di un nuovo, fantomatico prodotto Apple e i columnist a caccia di facili pageview già pregustano l’odore del Napalm al mattino presto.
Sto parlando dell’iWatch, l’avrete capito. L’orologio intelligente di Cupertino, che nella scala di verosimiglianza dei rumor è ancora ad un livello abbastanza basso, ha già i suoi detrattori. Gente a cui quel poco (o meglio, quel niente) che già si sa su questo prodotto inesistente basta e avanza per decretare il fallimento più completo.appleiwatch130210

Lo strano debutto di OS X 10.8 Mountain Lion

Un lancio con la copertura mediatica riservata ai grandi eventi, ma con effetto sorpresa e senza alcun incontro speciale per la stampa. E’ così che è avvenuta, ieri, la pubblicazione della prima beta per gli sviluppatori di OS X 10.8 Lion.
E’ la prima volta che Apple sceglie questa forma per presentare una novità e il metodo impiegato dalle divisioni Product Marketing e Public Relations per introdurre il nuovo sistema operativo è interessante tanto quanto il lancio della preview per gli sviluppatori.
Le cose, in alcuni casi almeno, sono andate più o meno così: un hotel di lusso a New York, giornalisti e blogger influenti convocati di persona e presentazioni vis a vis condotte direttamente da Phil Schiller. Keynote con un singolo spettatore, come li ha giustamente definiti John Gruber, uno di quelli che ha potuto assistere al suo Philnote personale. E’ una discontinuità forte rispetto al passato e il SVP Product Marketing lo conferma: “stiamo facendo le cose un po’ diversamente, adesso”. Ma cosa nasconde quell’adesso? Un chiaro riferimento al prima e al dopo Steve? Forse si, ma non solo.

Washington Post per iPad, Bob Woodward non sa come si usa

Ben Bradlee legge il Washington Post sul suo iPad

Anche il Washington Post si aggiunge alla schiera delle pubblicazioni statunitensi che approdano sull’iPad. Il giornale dello scandalo Watergate per pubblicizzare pubblicizzare la nuova versione digitale ha scomodato proprio Bob Woodward, che nel 1972 condusse assieme al collega Carl Bernstein l’inchiesta che porterà alle dimissioni del Presidente Nixon.

Uno spot di ottima qualità produttiva che, come fa giustamente notare John Gruber, si inserisce nel trend dei mini-film per pubblicizzare le applicazioni, soprattutto editoriali, che sta prendendo piede negli ultimi tempi (video a seguire).

Wall Street Journal, Financial Times e il fascino degli Apple rumors

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Fra ieri e oggi la notizia diffusa dal Wall Street Journal sul possibile accordo fra Apple, CBS e Disney su un piano in abbonamento per la diffusione di contenuti televisivi trami Apple TV ha fatto il giro del mondo. Pare che quesi nessuno, soprattutto da noi, nel riportare la notizia abbia ritenuto di dover cogliere la netta differenza fra una news certa e un rumor. E no, non basta l’autorità di una pubblicazione come il Wall Street Journal per trasformare le ipotesi in fatti assodati. Del resto Iwatari Kane e Schechner, gli autori dell’articolo del WSJ hanno onestamente utilizzato le classiche formule del giornalismo americano nell’attribuire la notizia a innominabili “fonti che hanno familiarità con la questione” o “con la discussione” (la trattativa fra Apple e i network) e confezionato un ottimo (e credibilissimo) rumor. Ma c’é di più.

I giornalisti americani e la salute di Steve Jobs

Mercoledì scorso Steve Jobs ha annunciato ufficialmente di aver preso una aspettativa di cinque mesi per motivi di salute con una lettera indirizzata ai dipendenti Apple, successivamente resa pubblica dall’azienda. La decisione di rendere nota tale comunicazione è stata operata da Apple nel tentativo di placare l’orda di indiscrezioni e morbosa curiosità suscitate nei media dalla precedente comunicazione di Steve, ovvero la mail risalente alla vigilia del keynote con cui Jobs chiariva, in parte, la ragione della sua assenza al Macworld.
Il tentativo, evidentemente, non è andato a buon fine, e nella giornata di ieri, tutte le maggiori pubblicazioni statunitensi si sono sentite in dovere di “dire la loro” su ciò che sta accadendo e accadrà a Steve Jobs, e ad Apple di conseguenza.
S’interpellano oncologi, si scomodano endocrinologi con provata esperienza nella cura delle patologie del pancreas, fino ad ipotizzare tutto e il contrario di tutto, interpellando fonti segrete che mai come in questo caso si rivelano numerose e immancabilmente ben informate.