Siri, i dati degli utenti vengono conservati per due anni

Siri dati conservati 2 anni

Siri dati conservati 2 anni

Che venga impiegato per mero divertimento o per reale necessità la cosa poco importa: ogni giorno, infatti, Siri effettua l’analisi di centinaia e centinaia di parole e frasi che finiscono dritte sui server Apple.

Quando viene fatta una richiesta a Siri la traccia audio viene inviata ai server di Cupertino dove viene poi associata a un numero casuale che rimanda a quello specifico utente.

iStrongBox, tutte le tue carte al sicuro nell’iPhone [Giveaway]

Nome: iStrongBox
Categoria: Utility – Prezzo: 0,79€
Voto: 7.5/10
Link iTunes

Che il vostro iPhone possa diventare anche una sorta di “portafoglio digitale” è ormai cosa appurata; diverse sono le applicazioni che vi permettono di custodire nell’iDevice dati sensibili, come i numeri di carte di credito, eventuali PIN ed altre informazioni di questo tipo.

iStrongBox, sviluppata dall’italiano Eugenio Chessa, vi permette di memorizzare i dati delle vostre carte di credito (Bancomat, PostePay, Bancoposta, Visa, American Express e Master Card) insieme ad un elenco dei vostri account sui portali maggiori come Facebook, Google, Paypal e molti altri.

Apple e iPhone ci osservano? No, ancora sensazionalismo

iPhone ci osserva, siamo avvisati. A ribadirlo con forza sembrerebbe, ancora una volta, il solito Jonathan “NerveGas” Zdziarski che anche grazie al suo libro di “Indagine Forense” su iPhone (ufficialmente in vendita dal 15 Settembre) sta facendo davvero parlare di sé. Dopo aver scoperto un sistema tramite il quale iPhone cataloga le applicazioni al suo interno, i vari mezzi di informazione mondiale avevano ripreso la notizia travisandola e creando quel polverone che è sfociato nella pubblica ammissione da parte di Steve Jobs del sistema “Kill Switch” (da noi soprannominata la “leva del giudizio universale”). Tranquilli che Apple ha meglio da fare che controllare uno per uno i dati dei milioni di iPhone in circolazione. Non ci credete e siete certi che Apple vi spii? Come abbiamo già detto la volta precedente, almeno vestitevi bene. Capiamo invece cosa il buon “NerveGas” avrebbe voluto dimostrare.

iPhone e sicurezza: prego si accomodi, la password non serve

Oramai è risaputo che iPhone, date le sue funzioni multimediali, è un enorme contenitore di dati personali: come ogni telefono, infatti, contiene numeri telefonici, E-mail, indirizzi e qualsiasi tipo di contatto. Per l’utente domestico è diventato, grazie alla sua sincronizzazione quasi forzata col proprio computer, una “cassaforte portatile della nostra intimità“: un device del genere dovrebbe avere un elevato sistema di sicurezza. Abbiamo visto come, con tecniche da “smanettone informatico“, sia possibile ricavare i dati personali del precedente possessore da un iPhone di seconda mano, ma, è difficile da credere che sia addirittura possibile accedere alle informazioni private di qualsiasi iPhone in circolazione con un semplicissimo procedimento: come? Leggete dopo il salto.

Kill-Switch: Apple ti guarda, vestiti per bene

È incredibile come in Italia una notizia con argomento un telefono cellulare (iPhone 3G) possa occupare pagine di quotidiani eminenti (Corriere della Sera del 13-08-08), possa stare nella home page di  frequentatissimi siti di informazione (TgCom del 13-08-08, Corriere.it del 13-08-08) e essere una notizia data da un telegiornale nazionale (StudioAperto del 13-08-08). Vorremmo farvi notare la posizione della notizia apparsa ieri sul sito Tgcom.it che è stata ritenuta meno importante di una delle più grandi crisi internazionali degli ultimi anni, ma, più importante della notizia di una povera ragazza violentata a Bologna. Non è nostro compito parlare di attualità e quindi, dopo il salto, cercheremo di spiegarvi cosa sia il “Kill Switch” e come Steve Jobs passi le serate a leggere i nostri sms.