Secondo AppleInsider una nuova class action è stata indetta contro Apple, con una richiesta di oltre 5 milioni di dollari di danni per pratiche commerciali e pubblicità ingannevole. Il querelante e portavoce della class action è Chaim Lerman, il quale afferma che insieme ad altri proprietari di iPhone 4s hanno notato sensibili rallentamenti ai propri dispositivi dopo aver effettuato l’aggiornamento a iOS 9, tali da rendere quasi impossibile il semplice uso di tutti i giorni.
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Apple non paga gli straordinari ai suoi dipendenti, ma per la legge non è un problema
Il giudice distretturale William Alsup ha archiviato nelle scorse ore una causa legale rivolta ad Apple da un gruppo di dipendenti degli Apple Retail Store che lamentavano, sostanzialmente, il mancato pagamento di ore di straordinario.
Nuova Class Action contro Apple per il poco spazio sui dispositivi con iOS 8
Apple torna sotto i riflettori per una nuova Class Action intentata dallo studio legale Cuneo Gilbert & Laduca di Washington D.C. contro il poco spazio disponibile sui dispositivi da 16GB con installato iOS 8.
L’avvocato William Anderson sostiene che la politica di Apple nei riguardi dei tagli di memoria è stata a dir poco fraudolenta.
Media americani chiedono video di Steve Jobs morente, gli avvocati di Apple si oppongono
C’è un video di Steve Jobs che risale a pochi mesi prima della sua morte. Le riprese sono state fatte durante un processo per una class action contro iPod e iTunes, e sono ora nelle mani della giustizia americana. Alcuni media statunitensi hanno chiesto che il video venga pubblicato, mentre gli avvocati di Apple rispondono che i media vogliono solo vedere per un’ultima volta l’immagine di un uomo sofferente.
Dipendenti insorgono contro Apple, parte una class-action
Dopo l’ok della Corte Suprema della California, circa 20.000 dipendenti di Apple hanno organizzato una class-action contro alcune politiche aziendali. Nello specifico, ai lavoratori sarebbero state negate le pause pranzo, i pagamenti finali e i giorni di riposo – questo è quanto riporta il The Wall Street Journal in un articolo del 22 Luglio. I dipendenti in questione sarebbero assunti su base oraria presso negli Apple Store e i call center dell’azienda, ma si parla anche di ingegneri assunti da poco – tutti, comunque, sostengono che Apple abbia volontariamente violato le leggi della California relative a stipendi e orari di lavoro.
MacBook Pro Retina, il ghosting dei display LG porterà Apple in tribunale
Che la qualità dei prodotti Apple non sia più quella di una volta è sotto gli occhi di tutti, ma nelle prossime settimane affronteremo più in dettaglio questo aspetto. L’altra certezza è che cresce sempre più il numero di utenti scontenti della “roulette russa” alla quale si deve giocare quando si acquista un computer della Mela.
Di questo gioco scorretto messo in atto da Apple non è rimasto proprio contento un utente del nuovo MacBook Pro con Retina Display che, a causa dei problemi di ghosting con il display del suo portatile, ha deciso di avviare una class action presso una corte californiana contro il colosso di Cupertino.
Class action acquisti in-app: Apple scende a patti con i genitori
Apple è scesa a patti nella causa legale del 2011 legata agli acquisti in-app. La class action era nata da un gruppo di genitori i cui figli erano riusciti a scaricare contenuti per un valore di centinaia di dollari da App Store tramite gli acquisti in-app senza conoscere la password dei genitori. Questo era possibile sfruttando la finestra di 15 minuti che rimaneva aperta su iOS dopo l’inserimento del codice per accedere ad un acquisto sullo store digitale di Cupertino.
iPod, iTunes e i DRM: procede la class action
Nel 2011 la corte del Northern District of California ha approvato lo status di class action per una vecchia causa contro Apple relativa alle restrizioni imposte dall’azienda agli utenti iPod con l’applicazione dei DRM Fair Play.
E’ una vecchia storia, di cui abbiamo parlato più volte: nel 2005 tre utenti fecero causa a Cupertino accusando l’azienda di comportamento anti-concorrenziale perché i propri iPod non erano in grado di riprodurre musica (protetta da DRM non Apple) acquistata da altri store musicali diversi da iTunes e allo stesso tempo la musica acquistata da iTunes Store non poteva essere riprodotta su altri lettori.
Si tratta di una causa che si regge su presupposti un po’ instabili ma che adesso una firm di consulenza legale che ha preso in carico la gestione della class action vuole sfruttare fino in fondo. Nei giorni scorsi una buona parte di coloro che hanno acquistato un iPod fra il 12 settembre 2006 e il 31 marzo 2009 sono stati avvisati tramite email della propria “partecipazione automatica” alla class action.
Antennagate, Apple offre un bumper o 15 dollari
Una caratteristica degli Stati Uniti d’America è quella della causa facile. Nel tempo se ne sono sentite davvero di tutte i colori. Le più improbabili cause terminate con risarcimenti, talvolta anche importanti, che nessuno si sarebbe mai aspettato. Storica una sentenza tutta made in U.S.A. di una anziana signora che, scivolata in un McDonald’s, si verso il caffè bollente addosso provocandosi delle bruciature. Il risultato fu un risarcimento milionario e l’avviso sui bicchieri di caffè che invitava gli avventori della catena di fast food di maneggiare con cura a causa della temperatura.
A questo punto se una anziana vecchietta (la signora aveva 79 anni ed erano i primi anni Novanta) è in grado di ottenere così tanto, immaginate cosa si può ottenere con una class action. Ed immaginate se questa azione legale è mossa contra un colosso come Apple. È questo quello che avranno pensato le persone che hanno iniziato un’azione legale contro il colosso di Cupertino per i “problemi” di ricezione che nel 2010 tennero banco dando vita al famoso Antennagate.
Accordi per non rubarsi dipendenti: al via la class action contro Apple, Google e altre aziende
Nemici quando si tratta di farsi concorrenza sui prodotti e ci sono da stringere accordi commerciali, gentiluomini disposti ad un elegante accordo sulla parola quando c’è da fare comunella per evitare diaspore incrociate di dipendenti allettati da stipendi migliori.
E’ la doppia faccia di alcune grandi aziende della Silicon Valley che emerge in maniera evidente dai documenti di una class action che verrà dibattuta in prima istanza la prossima settimana presso il tribunale di San José.
Nelle carte dell’azione legale, rese pubbliche ieri per la prima volta, ci sono prove ben circostanziate che dimostrano come Apple, Google, Pixar, Adobe, Intel, Intuit e LucasFilm avessero stretto e posto in essere un accordo di non-poaching (termine inglese che nel contesto indica l’azione di soffiare un dipendente ad un concorrente) per un periodo che va almeno dal 2005 al 2009.
Alimentatori MagSafe difettosi, Apple li sostituisce
Il sistema di aggancio magnetico dell’alimentatore MagSafe è un’ottima invenzione e uno di quei piccoli particolari che contribuiscono a rendere migliore l’esperienza d’uso di un portatile Apple. Ormai ho perso il conto di quante volte il sistema di sgancio in caso di trazione del cavo ha salvato il mio MacBook Pro da una rovinosa caduta.
Se il sistema generale è efficacissimo nel prevenire danni gravi al laptop, c’è da dire che l’alimentatore in sé non è un fulgido esempio di qualità Apple. Specificatamente, nei vecchi modelli a T (quelli con il connettore bianco, per capirci) il cavo è soggetto in molti casi a danneggiamento da usura. A seguito di un accordo per la chiusura di una class action al riguardo Apple ha rinnovato il vecchio programma di sostituzione per tutti i MagSafe con difetti al cavo garantendo anche l’eventuale rimborso a chi ha acquistato un MagSafe sostitutivo nel corso dell’anno appena trascorso.
iPhone 4 e problemi di ricezione: tre cause legali
Lo studio legale Kershaw, Cutter & Ratinoff, quello che qualche giorno fa cercava di reclutare possessori di iPhone 4 che avessero riscontrato il problema della “death grip” sul proprio nuovo iPhone 4 per una class action contro Apple, ha dato seguito al proprio intento e ha fatto causa a Cupertino.
La denuncia è stata depositata presso il Tribunale Distrettuale di Oakland, in California, ed è stata sottoscritta da 11 persone. Ma non è l’unica causa in corso relativa al medesimo problema. Altre due sono state avviate in Texas e nel Maryland, a nome però di singoli soggetti.
iPod non danneggia l’udito
Come riportato dalla nota agenzia Reuters, la Corte d’Appello Federale di San Francisco ha confermato la decisione della corte distrettuale del 2008, assolvendo Apple dalle accuse mosse da una class action contro il volume eccessivo degli iPod.
Plaintiffs Joseph Birdsong e Bruce Waggoner avevano inizialmente sostenuto che gli iPod costituiscono un grave rischio per la perdita dell’udito, dal momento che la musica può essere ascoltata fino a 115 dB senza la possibilità di misurare il livello di volume corrente. L’introduzione degli auricolari In-Ear da inserire più in profondità nel condotto uditivo non ha fatto altro che peggiorare il problema, secondo i querelanti.
iMac G5: archiviata la class-action contro Apple
Un giudice federale della corte di San Jose, California, ha respinto una class-action intrapresa contro Apple per problemi riscontrati allo schermo degli iMac di Cupertino. Chiariamo subito che non si tratta dei nuovi modelli di iMac, sebbene anche questi ultimi abbiano mostrato malfunzionamenti legati alla scheda grafica e al display.
In questo caso di tratta di una causa intrapresa da un certo Aram Hovsepian, residente in Florida, che ha presentato un reclamo il 31 dicembre del 2008 chiedendo ad Apple danni per 5 milioni di dollari per sé e per tutti quelli che hanno riscontrato i suoi stessi problemi.
Class action contro l’iPhone (e AT&T)
Gli americani, lo sappiamo, sono facili alla denuncia, anche perché sono forti di leggi che tutelano i consumatori e abbiamo visto la scorsa settimana il caso del rimborso che Apple deve a tutti i possessori del primo modello di iPod Nano, troppo facile da graffiare.
Questa settimana alcuni residenti del Texas hanno depositato presso il tribunale una nuova class action contro Apple e contro AT&T, perché non sono soddisfatti del comportamento del loro iPhone 3G, affermando che Apple avrebbe infranto il contratto, la garanzia e violato le leggi del Texas, oltre ad altre infrazioni minori.
25$ per ogni nano graffiato
No, cos’avete capito. Non sto incitando Biancaneve a sfigurare i suoi sette piccoli amici e questo non è neppure un articolo che invita al razzismo nei confronti di persone di bassa statura.
Ormai avrete imparato a conoscermi, sono il solito burlone. L’articolo di oggi invece è dedicato ad un fenomeno molto popolare negli Stati Uniti d’America e che in Italia esiste, seppur ignorato dai più, già dalla fine del 2007: la class action.