Papers, Please, il videogioco indipendente di Lucas Pope, è stato pubblicato su App Store per iPad, ma con alcune differenze rispetto l’originale per PC. Infatti, nella versione per tablet, nel momento in cui i personaggi non giocanti sono costretti a passare attraverso lo scanner adibito alla ricerca di oggetti esplosivi o di contrabbando che possono essere immessi nel paese fittizio di Arstotzka, vengono mostrati in abbigliamento intimo e non completamente nudi. Era un’opzione facoltativa selezionabile nella versione PC del gioco, ma che su iPad è divenuta invece l’unica disponibile.
censura
Chirurgia estetica per bambine. Gioco rimosso da App Store
Chi elimina i contenuti inappropriati da App Store? Apple! Chi decide quali contenuti vengono definiti inappropriati? Apple! Con quale criterio? La risposta a quest’ultima domanda potrebbe non essere così semplice, e torna alla ribalta nelle ore in cui Cupertino sceglie di rimuovere Plastic Surgery for Barbie, un gioco che ha a che fare con bambine sovrappeso e chirurgia estetica.
Bitcoin: Apple continua a rifiutare le app che permettono l’uso della valuta digitale
Durante lo scorso anno, Apple ha rimosso, negato e evitato che le applicazioni che interagiscono in qualche modo con la piattaforma Bitcoin finissero su App Store. Solo di recente Cupertino ha richiesto che gli sviluppatori di Gliph – un servizio di messaggistica che permetteva di scambiarsi Bitcoin – rimuovessero quest’ultima funzione.
Bang With Friends rimossa da App Store
Bang With Friends è una applicazione che avrebbe potenzialmente potuto cambiare il modo in cui interagiamo con le persone che conosciamo. Peccato che il suo fine principale, trovare un partner per una storia occasionale tra i propri amici di Facebook, non andava a genio ad Apple, che ha ritirato il software da App Store.
HiddenApps: un’app perfetta per Cydia sfugge ad Apple e finisce su App Store
Il rigido sistema di controllo delle app di Apple si è fatto scappare HiddenApps. L’applicazione, che nelle scorse ore è riuscita a sbarcare su App Store, permette di nascondere le icone delle app “di serie” come Borsa e Meteo, e per fare ciò non è ovviamente richiesto il jailbreak del dispositivo.
App Store e contenuti per adulti: Apple censura 500px ma non Twitter
Apple ha qualche problema con i contenuti sensibili accessibili tramite App Store, e non è una novità. Nelle ore in cui gli sviluppatori di 500px lavorano per modificare le API del loro servizio, accusati di distribuire immagini di nudo facilmente accessibili, ci si chiede per quale motivo non spetti la stessa sorte anche a Twitter e a Vine.
500px e ISO5000 scompaiono da App Store per oscenità
Sappiamo che Apple ha una particolare attenzione nei confronti del software distribuito tramite App Store che potrebbe contenere contenuti non adatti ad un pubblico di minori. Ora la scure di Cupertino è scesa su 500px e ISO5000, che nelle scorse ore sono scomparsi dagli store digitali di Apple.
Quick Look: Apple, gli Hippy e la censura
Apple è accusata di aver “censurato” la versione digitale di due libri sul movimento Hippy
Rimossa da App Store un’app per la conversione dei gay
Apple ha rimosso da App Store l’applicazione di Exodus International, un gruppo cristiano che ha fra i propri scopi quello di aiutare gli omosessuali a trovare una “via d’uscita” dalla propria condizione e a vivere secondo i dettami biblici. L’app, volta a veicolare i contenuti e il materiale del gruppo, aveva suscitato forti critiche da parte delle associazioni per la tutela dei diritti degli omosessuali. A spingere Apple alla rimozione definitiva dell’app, le 150.000 firme contro il programma raccolte con una petizione nel giro di poco più di un mese.
Un portavoce Apple ha confermato che l’applicazione è stata rimossa per aver violato le linee guida per gli sviluppatori, in base alle quali non sono accettate applicazioni ritenute “offensive nei confronti di ampi gruppi di persone”.
Apple rifiuta le applicazioni radio “singole” per iPhone
Da qualche giorno Apple ha iniziato ad escludere dall’App Store le applicazioni che consentono all’utente di ascoltare una sola radio. Lo staff Apple, come motivo della rimozione, ha specificato che
Applicazioni come queste vengono considerate allo stesso modo di applicazioni che producono il suono di un peto, e quindi sono spam nell’iTunes Store
Come denuncia RadioMagOnLine, queste non sono solo minacce ed infatti Apple ha iniziato a rifiutare questo genere di applicazioni già dal 10 Novembre scorso.
Apple nasconde alcuni thread sui test di Consumer Reports
I moderatori dei forum di supporto del sito di Apple hanno nascosto alcuni thread che avevano come argomento il recente resoconto di Consumer Reports in cui, a seguito di test di laboratorio dettagliati, veniva sconsigliato l’acquisto di un iPhone 4. La censura dei thread scomodi, duplicati, o inutili, è una pratica abbastanza nota sui forum Apple, dove i “censori” non si sono mai fatti troppi problemi a cancellare discussioni un po’ troppo accese sui difetti dei prodotti della Mela senza ulteriori spiegazioni.
Le “censure” in passato non hanno mai destato troppa indignazione perché riguardavano problemi minori meno “discussi”, anche se c’è pure da dire che i forum sono di Apple e “pulirli” da thread che non parlano esplicitamente di problemi hardware o software cercando supporto è un’operazione che l’azienda ha il diritto di fare a suo rischio e pericolo.
App Store e il lato umano della censura computerizzata
Il chiacchierato metodo di approvazione della applicazioni in App Store, contestato sia dei developers stessi che dall’utenza, ha recentemente avuto un “upgrade”: non solo è presente il controllo umano ma da qualche settimana le applicazioni vengono verificate anche da un apposito software in grado di percepire eventuali infrazioni presenti nel codice.
Un dato oggettivo, infatti, è utile ad Apple per giustificare la censura in App Store che tutti abbiamo imparato a conoscere: una motivazione inequivocabile, infatti, non permette recriminazioni. Fa sorridere in merito una recente notizia che vede Apple avvisare un developer di “non includere, nella prossima versione dell’applicazione, quelle API private che la iPhone SDK non permette“: un episodio non usuale nei tempi passati che fa quasi immaginare che la censura computerizzata abbia un “lato umano”.
Applicazioni rifiutate da App Store: sale la protesta
Il processo di approvazione delle applicazioni per uno sviluppatore credo che possa genericamente inteso come una sorta di “compito in classe delle scuole superiori”: si prepara il lavoro (anche se in questo caso anche a casa), lo si consegna e si attende ansiosi di conoscerne l’esito. Nel caso di App Store, il developer non si aspetta ovviamente di ricever un “10” ma piuttosto attende la comunicazione riguardante l’approvazione della propria App.
Un meccanismo che credo possa innescare un po’ di ansia (soprattutto per i piccoli developers che investono tempo e denaro nella programmazione di applicazioni per iPhone e iPod touch) che, unto alla “poca trasparenza di Apple”, crea malumori quando l’applicazione viene scartata. Ora è online un sito in cui tutti gli sviluppatori possono offrire informazioni sulle proprie applicazioni rifiutate. Apple è sempre di più nel centro del mirino.
App Store: Schiller difende il processo di approvazione delle App
Abbiamo riportato proprio in mattinata la notizia del cambiamento del metodo di approvazione delle applicazioni di App Store: è stato affiancato al giudizio umano un meccanismo che legge il codice e capisce se esso rispetta le regole della iPhone SDK (talvolta con qualche problemino).
Leggiamo ora su iPhoner.it che è lo stesso Phil Schiller, dopo parecchie polemiche alimentate soprattutto dal web, a scendere in campo per difendere il processo di approvazione di App Store. A quanto si legge, è possibile ipotizzare una dirigenza Apple relativamente scocciata dalle polemiche che sono montate attorno alle applicazioni per iPhone e iPod touch “non approvate”.
App Store: il processo di approvazione perde il lato umano
Sul processo di approvazione delle applicazioni in App Store, qui su TAL abbiamo speso barattoli e barattoli di inchiostro virtuale: tanta ammirazione per l’esimio lavoro portato avanti da Apple con il suo innovativo, e pluri-copiato, negozio virtuale di applicazioni e anche tante critiche sulla gestione dell’approvazione dei contenuti che in asso appaiono. Esclusioni ingiustificate (la famosa “censura made in Cupertino”) e talvolta qualche favoritismo di troppo verso i “big” dello sviluppo.
Tutto questo, però, potrebbe essere un vago ricordo dato che da pochissimo tempo Apple ha introdotto un metodo semi-automatico di approvazione delle App. Un meccanismo in grado di capire automaticamente se il codice dell’applicazione sottoposta ad approvazione rispetta le regole della “iPhone SDK” per poi permettere all’occhio umano di controllarne solo la “non oscenità” dei contenuti.
Action Babes disponibile su App Store, con censura
Nome: Action Babes 1.0
Categoria: Intrattenimento – Licenza: gratuita, poi 79 centesimi
Data di rilascio: 15/09/2009 – Piattaforma: iPhone – iPod touch (firmware 3.0)
Due mesi e mezzo fa vi avevamo parlato di una nuova sfida alla rigida censura di App Store da parte degli sviluppatori di Action Babes, un’applicazione che conteneva animazioni hot. Ci sono voluti due mesi e qualche compromesso, ma da oggi Action Babes è disponibile per lo scaricamento da App Store, per tutti i maggiori di 17 anni.
App Store: 8500 nuove applicazioni a settimana?
App Store, ovvero per chi ancora non lo sapesse “il negozio virtuale di applicazioni per iPhone e iPod touch“, cresce in maniera impressionante ed è difficile rendersene conto anche se si fa parte della schiera dei “clienti affezionati”. Sono talmente tante le nuove applicazioni che raggiungono ogni giorno lo store che anche per noi “addetti ai lavori” è da sempre stato impossibile fornire una indicazione precisa.
A schiarirci un po’ le idee ci ha pensato indirettamente Apple con alcuni dati interessanti contenuti nella risposta alla FCC’s investigation in merito al boicottaggio di Google Voice. Si legge infatti che ogni settimana in quel di Cupertino arrivano più di 8500 applicazioni da controllare (tra nuovi titoli e updates) e ogni App è accuratamente studiata da 2 “controllori”.
Anteprima: Apple censura anche la letteratura italiana
Probabilmente a Cupertino non apprezzano i Malavoglia di Giovanni Verga. 6– in letteratura italiana all’ufficio censura di Apple.
Google Voice, la censura si aggira via Web App
Qualche giorno fa avevamo trattato la “strana vicenda” intercorsa tra Google e Apple riguardante l’arrivo in App Store di Google Voice, l’innovativo “sistema telefonico globale”. L’attesa di poter utilizzare il proprio Google Number da parte dei possessori di un melafonino sembra ormai essere nella sua fase finale perché sono presenti dei nuovi rumors che vogliono l’arrivo di Google Voice come una Web App così da aggirare il “niet” di Cupertino. È utile ricordare che lo stesso espediente è già stato utilizzato dalla grande G per permette a Google Latitude di arrivare in App Store. Sembra proprio che Google abbia scoperto l’unico modo per combattere la rigida censura di Apple: basta aggirarla.
Apple censura anche i vocabolari di App Store
La pratica censoria applicata da Apple nel suo App Store (il negozio virtuale di applicazioni per iPhone e iPod touch) fa parlare di sé ancora una volta. A farne le spese è una App che trasforma il proprio device touch in un pratico vocabolario: essendo tutte le voci comprese al suo interno, permette una consultazione veloce e puntuale della parola ricercata a differenza di altre soluzioni che accedono ai vari database presenti in rete.
Quelli dell’ufficio censura di App Store, come dei ragazzini in piena fase ormonale, si sono divertiti a cercare “le parolacce” all’interno del dizionario: anche la conoscenza deve essere oscurata e gli sviluppatori sono stati costretti a togliere alcune parole che possono essere volgari solo in base al contesto in cui inserite. L’applicazione, poi, è vietata ai minori di 17 anni.
Non è che ora si inizia ad esagerare?
Lo strano caso del developer eliminato da App Store
All’interno App Store, il negozio virtuale di applicazioni in cui tutto è ovattato, avvengono strane cose. Non mi riferisco ad eventi paranormali ma piuttosto a decisioni, talvolta anche impopolari, che hanno come scopo quello di salvaguardare gli interessi di Apple e anche “la sensibilità del cliente”. Talvolta tali decisioni sembrano, a noi acquirenti, un tantino forzate e incomprensibili.
Khalid Shaikh e il suo team di sviluppo composto da ben 26 dipendenti (Perfect Agumen) sono stati eliminati da App Store perché alcune App, a detta di Cupertino, violerebbero palesemente i diritti d’autore altrui. Il gruppo capeggiato da Khalid Shaikh era il terzo sviluppatore più prolifico di App Store con più di 900 Apps all’attivo.
Scelta giusta o sbagliata quella di Apple? Cosa si nasconde dietro questo ennesimo atto censorio?
Google Voice rifiutato da App Store
Apple ha definitivamente negato il proprio App Store alle applicazioni inerenti al progetto Google Voice. Sono state infatti eliminate GV Mobile e Voicecentral mentre l’applicazione ufficiale di Google non ha nemmeno passato i controlli della censura di Cupertino. Se da una parte il messaggio è chiaro (niente Google Voice per iPhone), dall’altra, invece, non si capiscono i motivi di tale scelta dato che appare come una retromarcia rispetto ad una decisione già presa in precedenza (GV Mobile e Voicecentral avevano ottenuto il placet). C’è addirittura chi sostiene che dietro questa decisione (sofferta?) da parte di Apple ci sia pure lo zampino di AT&T: l’operatore telefonico americano, però, consente il servizio Google Voice per BlackBerry. Il mistero si infittisce.
App Store e sviluppatori, nuova censura
Non ci sono mai piaciute alcune scelte operate da Apple nel “magico mondo” di App Store: a causa di regole talvolta troppo rigide (talvolta irrazionali) e di qualche controllore bacchettone, ho spesso definito il negozio virtuale di applicazioni di Apple come un negozio per educande. Con questo non intendo dire che App Store debba aprire la porta alle applicazioni a “luci rosse” (qui abbiamo trattato l’argomento App Store e porno) ma vorrei almeno che a Cupertino aprissero un po’ gli occhi sulla vicenda.
Si tratta di interessi commerciali e di immagine, è vero, ma ormai ad Apple capita fin troppo spesso di scendere nel ridicolo: ora gli sviluppatori che hanno a listino applicazioni dedicate ad un pubblico adulto (17+) non avranno più a disposizione i codici promozionali con cui regalare una licenza. Il motivo è semplice: qualche ragazzino sedicenne furbetto potrebbe così avere a disposizione il prodotto vietato.