Insieme ad iPhone 5, Apple ha presentato anche i suoi nuovi auricolari. Gli EarPods, come spiega con fierezza Jony Ive nel video di presentazione, risolvono diversi dei problemi tipici delle cuffie portatili, ma potrebbero trovare un terreno ostile in corte, quando dovranno difendere il loro nome. Una compagnia specializzata nella costruzione di dispositivi per i problemi dell’udito ha infatti fatto causa ad Apple reclamando il nome HearPods, troppo simile a quello degli auricolari di Cupertino.
causa legale
A7: arriva nel 2014, prodotto da TSMC?
La notizia non è affatto nuova, ma arrivano ulteriori confermi che indicherebbero come Apple potrebbe rivolgersi a TSMC per la produzione delle prossime generazioni di processori per i suoi dispositivi mobili. Attualmente prodotti da Samsung, i chip ARM montati in iPhone, iPad, iPod touch e Apple TV arricchiscono quello che è diventato, senza mezzi termini, il principale rivale di Cupertino in ambito mobile.
USA: vendere musica digitale usata è illegale
Apple, poco tempo fa, aveva brevettato l’idea di vendere app usate acquistate tramite App Store. L’idea potrebbe però non trovare spazio a livello pratico a causa di problemi legali. Un giudice americano ha infatti deciso che è illegale rivendere le proprie canzoni acquistate tramite iTunes.
Class action acquisti in-app: Apple scende a patti con i genitori
Apple è scesa a patti nella causa legale del 2011 legata agli acquisti in-app. La class action era nata da un gruppo di genitori i cui figli erano riusciti a scaricare contenuti per un valore di centinaia di dollari da App Store tramite gli acquisti in-app senza conoscere la password dei genitori. Questo era possibile sfruttando la finestra di 15 minuti che rimaneva aperta su iOS dopo l’inserimento del codice per accedere ad un acquisto sullo store digitale di Cupertino.
Privacy: la corte suprema californiana scagiona Apple
La Corte Suprema della California ha dichiarato che Apple non viola la privacy dei suoi utenti richiedendo per l’acquisto su App Store non solo il numero di carta di credito, ma anche il numero di telefono.
Samsung si prepara al Super Bowl con uno spot sulle cause legali
Il Super Bowl si avvicina, e persino in Italia sappiamo che uno spot pubblicitario infilato in quella che è la più seguita competizione sportiva statunitense può costare un occhio della testa. Ecco perché le compagnie che scelgono di sponsorizzarsi durante l’evento curano in grade dettaglio la pubblicità. Samsung ha rilasciato un video, che precede lo spot vero e proprio del Super Bowl, con il quale (tanto per cambiare) si prende gioco di Apple e della causa legale Apple VS Samsung.
Apple VS Samsung: Samsung non ha violato volontariamente i brevetti
Il giudice Lucy Koh è tornato in queste ore a fare parlare di sè dopo avere pubblicato una decisione riguardante la volontà di Samsung a violare i brevetti di Cupertino. Stando al giudice, che si è occupato della calda causa della scorsa estate, Samsung non avrebbe violato volontariamente i brevetti di Apple.
L’arma di Samsung: Apple interessata ai telefoni della concorrenza
Apple preferisce partecipare solo ad eventi organizzati internamente. Oggi la compagnia di Cupertino non si fa più vedere nemmeno al MacWorld, mentre nel 2007 proprio sul quel palco era stato presentato il primo iPhone. Un documento pubblicato durante il processo Apple VS Samsung mostra l’interesse di Apple verso le reazioni alla presentazione del telefono.
Steve Jobs: la action figure legale in quasi tutti gli Stati Uniti
Anche voi avrete probabilmente pensato, vedendo la action figure di Steve Jobs comparsa sulla rete negli scorsi giorni, che non sarebbe durata a lungo. Gli avvocati di Apple hanno già inviato la loro lettera di cease and desist alla compagnia cinese che sta producendo il Jobs in miniatura, ma Paid Content sostiene che in realtà la bambola sarà legale in diversi stati, e Apple non avrà modo di interromperne la produzione e la vendita.
Elan: “Apple ci pagherà 5 milioni di dollari per i nostri brevetti”
Nel 2009 Elan Microelectronics Corp, una compagnia di Taiwan specializzata in soluzioni touch, aveva fatto causa ad Apple, accusando la compagnia di Cupertino di avere infranto i suoi brevetti. Ieri Elan ha rilasciato una dichiarazione in cui fa sapere che Apple pagherà 5 milioni di dollari come parte di un accordo per mettere fine alla causa. Nell’accordo è anche previsto che le due compagnie si scambino le autorizzazioni per l’utilizzo dei brevetti in questione.
Apple VS Samsung: ritardato il lancio di Galaxy Tab 10.1 in Australia
La battaglia legale tra Apple e Samsung continua, questa volta con un risultato tangibile che va oltre minacce e le accuse sui documenti legali. Come riportato da Bloomberg, Samsung ha accettato di ritardare il lancio del Galaxy Tab 10.1 in territorio australiano fino a quando la causa con Apple non sarà risolta.
Samsung ritira la causa contro Apple
In una mossa inaspettata, Samsung ha ritirato la contro-accusa rivolta nei confronti di Apple dopo che questa aveva dichiarato che la compagnia coreana stava chiaramente copiando il design e l’interfaccia di iPhone, iPod touch ed iPad. A rilasciare la dichiarazione a Bloomberg è proprio Samsung, attraverso le parole del suo portavoce Nam Ki Yung. La causa è stata ritirata lo scorso 30 giugno per semplificare i procedimenti legali. O almeno così sostiene Yung.
Apple VS Samsung: Cupertino cambia il testo dell’accusa e incrimina nuovi device
La causa tra Apple e Samsung si arricchisce di nuovi dettagli ogni settimana. Mentre il giudice incaricato di prendere una decisione ha invitato le due compagnie ad organizzare un incontro tra i dirigenti per cercare di trovare un accordo, Apple ha deciso di modificare il testo originale dell’accusa per cambiare alcune frasi e soprattutto per aggiungere una nuova lista di dispositivi che, a detta degli avvocati di Cupertino, avrebbero un design rubato ad iPhone.
Apple accusata per il termine iCloud
Non è ancora passata una settimana dall’annuncio ufficiale che Steve Jobs ha tenuto sul palco del Moscone West Center di San Francisco all’apertura dell’annuale WWDC, ma la piattaforma iCloud è già stata accusata per il suo nome. Lo riporta The Next Web, che sostiene che una compagnia chiamata proprio iCloud Communications avrebbe depositato una accusa nei confronti di Apple per l’utilizzo del termine che apparterrebbe all’azienda.
Lodsys: Apple supporterà gli sviluppatori nel processo
Si aggiunge in queste ore un nuovo capitolo alla saga che vede come protagonisti gli sviluppatori di iOS e Lodsys. La compagnia, che detiene un brevetto legato alle procedure di acquisto in-app tanto care ad Apple e ai suoi developer, ha depositato una denuncia contro 7 sviluppatori di iOS. Questa è seguita all’invio di lettere in cui gli sviluppatori venivano invitati a rimuovere gli acquisti in-app dalle loro applicazioni. Dopo avere scoperto che uno studio legale del Michigan ha intenzione di far invalidare l’accusa di Lodsys (allontanandola dal Texas, dove pare i giudici abbiano una certa clemenza verso i troll), anche Apple ha deciso di scendere attivamente in campo al fianco degli sviluppatori.
Il problema del brevetto per le In-App Purchases – App Week
La notizia di cause legali per violazione di brevetti in cui Apple è protagonista non sono più ormai una novità ma qualcosa di inedito, invece, è all’orizzonte. Nei giorni scorsi alcuni “piccoli sviluppatori” di App per iOS si erano visti recapitare da Lodsys un avviso di violazione di proprietà intellettuale con allegata esplicita richiesta di acquistare la licenza per l’utilizzo del brevetto in questione. Il fatto incredibile è che la violazione di proprietà intellettuale contestata è legata al meccanismo di In-App Purchases fornito da Apple tramite SDK.
Nell’attesa che il tutto sia chiarito, Apple ha infatti dichiarato al Guardian che è al momento impegnata ad investigare sull’accaduto, tra gli sviluppatori è ormai nata una sorta di sfida come se il non ricevere l’avviso legale da parte di Lodsys sia sinonimo di poco peso nell’ecosistema App Store.
Apple chiede l’archiviazione della causa su iTunes e DRM
Apple ha chiesto che la causa del 2005 riguardante i DRM e iTunes venga archiviata. L’accusa rivolta da RealNetwork a Cupertino è di avere deliberatamente scelto di non permettere la riproduzione su iPod di contenuti multimediali scaricati da software diversi da iTunes in modo da mettere in una posizione di svantaggio la concorrenza. Come ricorderete fino a un paio di anni fa Apple controllava tutta la musica venduta su iTunes Store attraverso una protezione digitale (il sistema di DRM FairPlay).
Apple denunciata per violazione della privacy
Qualche giorno fa vi avevamo informati circa la violazione della privacy da parte di alcune applicazioni presenti sia nell’App Store che nell’equivalente store digitale per Android. Dall’analisi condotta dal Wall Street Journal era emerso, infatti, che diverse app inviano dati personali ai server di diverse aziende che si occupano di mobile advertising senza il consenso esplicito dell’utente.
In base a quanto riporta AppleInsider, di conseguenza, un utente ha citato Apple in tribunale per quanto appena scritto. La causa legale, depositata il 23 dicembre, potrebbe trasformarsi in class action e coinvolgere tutti i possessori di iPhone che hanno scaricato app a partire dal dicembre 2008.
iOS 4.0 su iPhone 3G, materia da tribunale
Le conseguenze dell’installazione di iOS 4.0 su iPhone 3G sono note: rallentamenti, performance pessime, batteria che va a farsi friggere in men che non si dica e via discorrendo. Molti utenti sono insorti e hanno protestato, ma la californiana Bianca Wofford ha deciso di andare oltre e ha fatto causa ad Apple presso la Superior Court di San Diego.
La Wofford non si è limitata a denunciare Apple per aver impallato il suo telefonino con un aggiornamento “poco felice” ma accusa Jobs e soci di aver addirittura “cospirato” contro gli utenti. La sua tesi? A Cupertino avrebbero pianificato più o meno scientificamente “l’impallamento” degli iPhone 3G per costringere i propri clienti, ancora legati ad un contratto con AT&T, ad acquistare un nuovo modello di melafonino.
Google e Apple contro Paul Allen
Qualche tempo fa il co-fondatore di Microsoft Paul Allen ha denunciato 11 grandi aziende della Silicon Valley per la presunta violazione di alcuni brevetti software concessi circa una decina di anni fa ad una sua azienda. Fra di esse anche Facebook, YouTube, AOL, Google e Apple. I patent contestati sono abbastanza generici e Mark Lemley, docente della Stanford University intervistato dal WSJ per un pezzo sulla serie di denunce, non aveva esitato ad assimilare l’azione legale di Allen ad un vero e proprio caso di patent trolling.
La prima delle aziende chiamate in causa a rispondere per le rime ad Allen è stata Google, che lo scorso 18 ottobre ha chiesto alla corte di lasciar cadere le accuse. Adesso si è unita anche Apple con una richiesta di archiviazione depositata il 21 di questo mese.
Softview fa causa ad Apple per Safari Mobile
Softview, una startup di Washington che sviluppa browser per palmari, ha denunciato Apple presso una corte federale del Delaware per violazione di un brevetto relativo alla visualizzazione dei contenuti Web su dispositivi mobili.
In buona sostanza l’azienda sostiene che Safari Mobile, il browser implementato da Apple su iPhone OS , viola il brevetto numero 7461353, registrato nel 2005 a nome di tali Gary Rohrabaugh e Scott Sherman e intitolato, come prevedibile, all’insegna della vaghezza: “Visualizzazione scalabile di contenuto Internet su dispositivi mobili”.
I Pink Floyd fanno causa ad EMI per le royalties di iTunes
Moneeey! cantavano i Pink Floyd nel 1973. Moneeey! chiedono oggi i Pink Floyd alla EMI. La storica band ha fatto causa alla propria etichetta discografica perché scontenta delle royalties derivanti dalla vendita online su iTunes e servizi simili.
Al cuore della disputa legale però non ci sono i soldi (che pure giocano un ruolo) ma una motivazione artistica. A Roger Waters e compagnia non va giù che la EMI venda le singole canzoni al posto dell’intero album, alterando la natura originaria della produzione della band.
Apple accusata di violazione di brevetto da St. Clair IPC
A quanto pare, Apple sta attraversando un periodo un po’ buio per quanto riguarda il tema brevetti; prima è stato il turno di Opti che ha accusato Apple di aver violato un brevetto di loro proprietà riguardante la tecnologia “pre-snoop”, che è costato all’azienda di Jobs un risarcimento di 21,7 milioni di dollari, ed ora a farsi avanti è St. Clair Intellectual Property Consultants.
L’accusa mossa da St. Clair (che ha intentato una causa contro Apple) è relativa alla violazione di quattro diversi brevetti (i 459, 219, 010 e 899 tutti di proprietà di St. Clair) che riguardano la fotocamera dell’iPhone.