Nei giorni scorsi alcuni ex-dipendenti in prova presso il nuovo Apple Store di Grugliasco (TO) hanno denunciato su varie pubblicazioni nazionali il modo a loro dire ingiusto con cui sarebbero stati cacciati dalla dirigenza del negozio prima della fine del loro periodo di prova. Molti di voi ci hanno segnalato questa notizia e forse vi sarete pure chiesti perché non ne avete letto anche qui su TAL. Il motivo è semplice: i primi articoli apparsi sui giornali parlavano di “dipendenti in prova licenziati”, rimarcando la presunta ingiustizia di questi “allontanamenti”. Una non notizia, in pratica, dato che secondo la legge nel periodo di prova sia l’azienda che il dipendente possono risolvere il rapporto di lavoro anche senza preavviso.
Ieri l’Espresso ha pubblicato però la lettera di Marco Savi, uno dei 4 “allontanati” di Grugliasco. E’ una lettera che sposta il problema dall’allontanamento alle modalità di formazione, di cui Savi contesta i metodi e, a suo dire, la palese inadeguatezza. Ne esce un quadro non certo idilliaco sulle dinamiche interne allo Store di Torino. Savi in particolar modo denuncia l’incompetenza dei manager e gli aspetti eccessivamente “motivazionali” del training, che secondo lui hanno comportato una scarsa preparazione tecnica dei dipendenti.
Nella lettera di Savi si riconoscono alcuni aspetti tipici delle dinamiche della formazione all’interno di una grande azienda che possono non piacere ma che non sono prerogativa di Apple. Per capirne di più ho chiesto ad una nostra fonte, che a tutt’oggi lavora per uno degli altri tre Apple Store italiani, di dirci la sua sulla questione alla luce della lettera inviata da Marco Savi all’Espresso.