Application Loader, dal 22 luglio gli sviluppatori dovranno usarlo


In questo caldo luglio 2010 Apple non smette di lavorare e fa sempre e comunque parlare di sé. L’ultima novità riguarda gli sviluppatori per il mondo mobile della Mela che hanno avuto un comunicazione proprio in queste ore.

La comunicazione riguarda il modo con cui gli sviluppatori inviano sui server di Apple le loro applicazioni. A partire dal prossimo 22 luglio dovranno usare il tool Application Loader presente già nell’iPhone SDK 3.2. A Cupertino hanno scelto questa modalità perché ritenuta molto veloce per l’upload e, pertanto, dopo la data indicata da Apple, non si potrà più inviare i binary delle applicazioni tramite l’interfaccia di iTunes Connect.

Apple Store diventa un’app

Come era stato pronosticato nella giornata di ieri da alcune fonti di MacRumors, Apple ha realizzato una propria app per permettere ai clienti di effettuare acquisti sull’Apple Store online direttamente dagli iDevice senza dover accedere al relativo sito Web.

L’applicazione (gratuita) si chiama, senza troppa fantasia, Apple Store e permette di avere pieno accesso al negozio online dell’azienda di Cupertino; sarà possibile anche effettuare il preordine (nei paesi in cui è previsto al momento) del nuovo iPhone 4, le cui vendite inizieranno il 24 giugno esclusivamente negli Stati Uniti e in Francia, Germania, Regno Unito e Giappone.

iPhone e App in backgorund, giro di boa per il multitasking?

La vera lacuna di iPhone e iPod touch può essere considerato il mancato multitasking dato dall’impossibilità di far girare le applicazioni in background. Questa mancanza sembra non sia stata colmata nemmeno dal recentissimo iPhone OS 3.0 proprio per volere di Apple e l’unica possibilità di avere un’applicazione funzionante in background per uno sviluppatore (App made in Cupertino escluse) sembra essere solo quella di sfruttare il recentissimo sistema di Push Notifications (di cui ci siamo già chiesti se possa essere un compromesso accettabile). È notizia di ieri, tratta dal conosciuto Business Insider, che Apple potrebbe permettere “un po’ di multitasking”: la procedura, se fosse davvero come riportato, mi lascia un pochino perplesso.

Ecco qual è lo scenario che il Business Insider riporta.

App Store e pirateria: quali cifre?

Il fenomeno delle applicazioni crackate e distribuite illegalmente tramite internet sta assumendo delle proporzioni di tutto rispetto (se così si può dire): ormai il venti percento delle applicazioni che sono installate sugli iPhone di tutto il mondo provengono dall’oscuro mondo della pirateria informatica.

Attualmente l’App Store offre circa 25.000 applicazioni a pagamento e Medialets, una società che si occupa di analisi di mercato su piattaforma mobile (specificatamente iPhone e Android), ha stimato che almeno 5.000 sono state immesse nei circuiti della pirateria. Molte di queste sono state tracciate con un rapporto di 100 applicazioni piratate per copia venduta.

App Store: via i vecchi commenti dei non paganti

A sorpresa, nelle ultime ore, Apple ha ritirato da App Store tutte le recensioni precedenti al 29 Settembre: prima di tale giorno, infatti, ognuno poteva esprimere le propria opinione sull’intero contenuto del negozio virtuale di applicazioni di Apple (comprese quelle a pagamento e non acquistate). Questa mossa ha permesso di ottenere dei feedback più realistici delle applicazioni disponibili a pagamento ed evitare spiacevoli campagne di diffamazione mirata quanto velata.

A Cupertino sembra che sia stato compiuto ora l’ultimo passo, ovvero la rimozione di tutti quei commenti “inventati” scritti da coloro da cui l’applicazione non era stata nemmeno provata. Basterà questo passo per fidarci ancora di più dei commenti presenti in App Store?

iPhone 3G, Vodafone e la pubblicità occulta?

Ieri pomeriggio, come si vede dall’immagine riportata qui sopra, ho ricevuto uno “strano sms” da parte di Vodafone: non trovandomi sotto copertura 3G ho evitato di iniziare una interminabile connessione e, sinceramente, mi sono dimenticato della vicenda fino a poco fa. Il messaggio recita così: “È arrivata Babelgum: la No-Pay TV da vedere gratis sul tuo iPhone! Scaricala subito da iTunes! Clicca Gratis …“. Babelgum. Il nome non mi è nuovo ed è pure presente ben due volte la dicitura “gratis” e addirittura il servizio è definito come una “No-Pay TV” (in un mondo in cui tutti desiderano abbonarsi alla Pay TV stona un pochetto); compare pure iTunes. Non sarà mica che Vodafonetira la carretta” ad una App di App Store: dopo il salto il “mistero” svelato.

iPhone, App Store e il problema dei prezzi delle App. Editoriale

App Store è innanzitutto un negozio: negozio che, siccome siamo nell’era digitale, non poteva che non essere un negozio virtuale dove ognuno dei più di 10.000 articoli presenti è facilmente raggiungibile. App Store è il sistema che ha già modificato l’approccio delle aziende delle telefonia mobile verso i clienti: Google ha creato il suo App Market per Android e BlackBerry ha aperto da poco le porte del suo App Center. App Store è anche quella che mi piace definire “democrazia universale” dove anche il più semplice degli sviluppatori può fare fortuna grazie a un’idea geniale. Ieri vi abbiamo proposto i “problemi delle grandi aziende” secondo le quali, siccome i prezzi in App Store tendono al ribasso, il negozio di applicativi di Apple diventerà sempre più un mercatino di cianfrusaglie perché i grandi brand non riusciranno più a coprire i costi di produzione. Stiamo scherzando, vero?

iPhone, App Store e il problema dei prezzi delle App

Lo abbiamo ribadito più volte e rischiando di essere noiosi lo scriviamo ancora un’altra volta: App Store è la vera chiave del successo di iPhone e iPod touch. È quel “quid” che permette di distinguersi nella massa, di far sognare di più, di essere unico insomma. App Store è talmente apprezzato dal pubblico che in circa quattro mesi di vita ha generato più di 300 milioni di downloads e ha spinto la più disparata tipologia di persone a creare qualcosa come 10.000 applicazioni. Numeri spaventosi, numeri che decretano il successo della piattaforma. Una “piattaforma democratica” come avevo definito qualche tempo fa, suscitando pure qualche piccolo mormorio. Eppure c’è qualcosa che non va e ciò rischia addirittura di rovinare tutto “l’eco-sistema App Store”. I prezzi delle App sono troppo bassi.