Apple rimuove da App Store un gioco che critica Foxconn

Tornano, inevitabili, le polemiche sulle politiche di approvazione delle applicazioni presenti in App Store. Ieri Molleindustria, un collettivo italiano le cui produzioni si collocano a metà fra la videoludica e l’arte di opposizione, segnalava su Twitter la pubblicazione su App Store di Phone Story, il “primo gioco anti-iPhone per iPhone”. Nell’app il giocatore deve ripercorrere la catena produttiva che porta alla creazione dei dispositivi come l’iPhone, a partire dall’estrazione del coltan nelle miniere illegali in Congo fino all’assemblaggio del device presso gli stabilimenti Foxconn. Con un interessante corto-circuito socioeconomico, tutti i ricavati della vendita dell’applicazione sarebbero stati devoluti per intero alle associazioni per la tutela dei lavoratori delle fabbriche in cui gli smartphone vengono prodotti. Peccato che poche ore dopo la pubblicazione del gioco, l’epurazione fosse già compiuta a causa della violazione di quattro punti delle linee guida per gli sviluppatori.

Steve risponde su Final Cut Studio e chiama un dev scontento

L’oracolo di Cupertino ha parlato di nuovo ma stavolta è stato più chiaro del solito nel rispondere a due professionisti che per ragioni diverse hanno a che fare con i software e i servizi di Apple.

Steve Jobs ha risposto ancora ad una email di un utente che chiedeva delucidazioni sullo stato di Final Cut Studio e ha confermato che la nuova suite di montaggio e post-produzione video arriverà all’inizio del 2011.
Ma non è tutto. Un developer scontento per la bocciatura dell’applicazione della sua azienda su App Store ha ricevuto addirittura una telefonata dal capo supremo, che ha distorto un po’ la realtà e lo ha riportato a più miti consigli.

Mac App Store, il name squatting è colpa di un bug

Il name squatting,  la deplorevole pratica di registrare e “occupare” il nome di un’applicazione sull’App Store di iOS, è un problema che affligge l’App Store praticamente da sempre. Apple è riuscita di recente a porre un freno a questo fenomeno imponendo un limite temporale di 90 giorni entro i quali lo sviluppatore deve caricare la propria applicazione sui server Apple, pena la disattivazione, entro un mese, del nome “prenotato”.

A poche ore dall’attivazione delle submission per il Mac App Store alcuni developer hanno mostrato le prime perplessità, perché il sistema indicava come già registrati i nomi delle loro applicazioni.  Ma era un falso allarme:  il problema dipende da un bug noto relativo alla gestione degli identificativi dei bundle.

300.000 apps su App Store? Si e no

Quante sono le applicazioni su App Store? Secondo un articolo pubblicato giovedì da Read Write Web più di 300.000. Ma come, diranno i lettori con la memoria migliore, non erano più di 300.000 mila già a metà ottobre? E avrebbero ragione a chiederselo, perché il report di Distimo a cui fa riferimento RWW non è corretto. Fonti ben più precise nel conteggiare le app presenti nel negozio virtuale di Apple, vale a dire App Shopper e 148apps.biz, segnalano che al momento per tagliare il traguardo mancano ancora circa 10.000 applicazioni.

Perché questa discrepanza? Semplice, le statistiche di Distimo (così come quelle di Mobclix diffuse a metà ottobre) tengono conto anche delle applicazioni che sono ormai “inattive”, vale a dire quelle non più presenti su App Store per qualsivoglia motivo. Ma c’è un ma: questi conteggi sono validi solo per l’App Store statunitense.

App Store: Apple apre ai compilatori di terze parti e pubblica le regole di approvazione

Con una mossa abbastanza inaspettata, ma forse resa necessaria dal recente scrutinio cui era stata sottoposta da parte degli organi regolatori della concorrenza, Apple ha comunicato oggi di aver rivisto le sezioni 3.3.1, 3.3.2 e 3.3.9 dei termini di servizio dell’iOS developer program. Si tratta delle clausole che impedivano agli sviluppatori di utilizzare compilatori di terze parti (e cross-compilatori) per creare le proprie applicazioni per iPhone, iPod e iPad.

Adobe, che aveva puntato su un iPhone packager da inserire nella versione CS5 di Flash era forse la vittima più illustre di questa restrizione (motivata da Steve Jobs in persona nella sua lettera aperta “pensieri su Flash”).

Ventata di trasparenza generale per App Store: sono state pubblicate per la prima volta anche le linee guida sulla metodica di approvazione delle applicazioni.

Update: Vista la piega che ha preso la notizia rimbalzando per agenzie e testate online abbastanza importanti, è bene specificare. Flash Player non c’entra niente con questo cambiamento. Per farla breve: ora gli sviluppatori potranno usare il compilatore per iPhone di Adobe Flash CS5, ma di Flash come “plugin per la visualizzazione di video online”, come si legge in giro, su iOS non ne vedremo traccia anche dopo queste modifiche.

iTunes e gli account bucati, che c’entra il “walled garden”?


La scorsa settimana si è fatto un gran parlare del caso di Thuat Nguyen, lo sviluppatore vietnamita che, grazie a 400 account iTunes compromessi di cui aveva ottenuto il controllo, è riuscito a spingere nella top 50 della categoria libri di App Store U.S.A. una 40ina di applicazioni da lui sviluppate che dei libri avevano solo la parvenza – erano semplici app maltradotte zeppe, per altro, di contenuti protetti da copyright.

La risposta di Apple è stata relativamente rapida: il developer è stato sbattuto fuori dall’App Store e tutte le sue applicazioni sono state rimosse. Era un caso isolato, un (bel) po’ esagerato da TheNextWeb, la testata online che per prima ha diffuso la notizia.

Un problema di lieve entità, quindi, che riguarda per altro degli utenti i cui dati d’accesso sono stati rubati con pratiche di phishing che nulla hanno a che fare con iTunes. Paolo Attivissimo, che conoscerete sicuramente per la sua fama di smontatore di bufale e leggende metropolitane, non la pensa così e ritiene che questo evento sia una palese dimostrazione delle debolezze del “walled garden”. Ma siamo sicuri che le due cose si possano mettere in relazione con tanta semplicità?

Cracking di App Store, un altro caso

All’inizio di questa settimana Apple ha confermato ufficialmente che 400 account iTunes sono stati “compromessi” da un developer, il vietnamita Thuat Nguyen, che li ha utilizzati per spingere in alto nella classifica della sezione libri di App Store le proprie applicazioni di nessun valore. In pratica Nguyen acquistava illecitamente i propri contenuti con account di altri utenti.

I server di iTunes, ha dichiarato Apple nel commento ufficiale diffuso sulla questione, non sono stati compromessi in alcun modo. E’ molto probabile, per non dire certo, che i dati di acceso degli account violati siano stati rubati con pratiche esterne al sistema (phishing et similia).

La situazione non appare grave, ma Ars Technica segnala un nuovo caso analogo. Un altro developer, WiiSHii Network, avrebbe utilizzato un metodo analogo per acquistare con account altrui alcune applicazioni della proprie applicazioni nella categoria Travel.

App Store: altre due bocciature che fanno discutere

Non si placano le polemiche sul sistema di revisione delle applicazioni con contenuti editoriali che vengono ammesse nell’App Store.
Dopo il caso di Mark Fiore, il vignettista satirico vincitore di un premio Pulitzer che si è visto ri-approvare la sua app rifiutata a dicembre 2009 dopo la vittoria dell’ambito premio (e l’intervento di Steve Jobs) è ora il turno dell’editore Cagle Cartoons. La società di Daryl Cagle, cartoonist per MSNBC, si è vista rifiutare un’applicazione che raccoglie caricature del golfista Tiger Woods, il cui contenuto, secondo il solito recensore anonimo, era da considerarsi opinabile.

Anche l’editorialista di Vanity Fair Michael Wolff, le cui columns sono note per i toni quasi offensivi nei confronti di Steve Jobs (al quale il giornalista riserva spesso attributi del calibro di “dittatore”, “nevrotico”, “terrificante”), lamenta la bocciatura di un’applicazione che raccoglie i suoi editoriali pubblicati da Newser.com.

Se il vignettista vince il Pulitzer, App Store ci ripensa

Update: Steve Jobs ha risposto ad una email di un utente sulla questione ammettendo che nel caso in questione Apple ha fatto un errore a cui sta rimediando. Ho come l’impressione che almeno uno dei membri del team di recensione di App Store debba provvedere ad aggiornare il suo curriculum.


Mark Fiore è il primo vignettista online ad aver vinto un premio Pulitzer. Le animazioni di satira politica che gli sono valse il premio vengono ospitate dal sito del San Francisco Gate e ritraggono in leader mondiali in maniera caricaturale e grottesca.  E la natura di questi contenuti multimediali che nel dicembre scorso convinse un qualche anonimo cerbero dell’App Store a respingere all’ingresso l’applicazione NewsToons per iPhone di Mark Fiore.

Nelle motivazioni del rifiuto veniva spiegato all’autore che l’applicazione conteneva del materiale obiettabile che ridicolizzava figure pubbliche. Per un vignettista satirico era ben difficile trovare il modo di eliminare il problema e perciò Fiore decise di non tentare un secondo invio dell’applicazione.

Ora che Fiore ha vinto il Pulitzer e attorno alla questione della mancata pubblicazione della sua app si è alzato un discreto polverone mediatico, Apple ha contattato il vignettista e gli ha chiesto di inviare di nuovo la sua applicazione perché sia riesaminata. Non dubitiamo che l’applicazione godrà di un trattamento preferenziale e che presto comparirà online su App Store.

Sexy Apps: arriva la sezione “Explicit” su App Store [Updated]

Ieri, nel parlarvi della mega epurazione messa in atto da Apple su un gran numero di applicazioni con contenuti interpretabili come erotici, suggerivamo come possibile soluzione l’apertura di una sezione dedicata di App Store destinata alle sole applicazioni hot.

A giudicare da quanto scrive Craig Grannell su CoM, citando un anonimo sviluppatore, e da quanto ci confermano diverse fonti che hanno dimestichezza con iTunes Connect, Apple potrebbe aver intrapreso proprio questa strada. Fra le possibili Category selezionabili per una applicazione al momento dell’upload con iTunes Connect è comparsa anche la sezione “Explicit”, che finora non esisteva e che tuttora non compare su App Store.

WWDC 2009: il muro di applicazioni


Apple ha recentemente superato il traguardo delle 50.000 applicazioni presenti su App Store. Per rendere visivamente l’idea di cosa significhi mettere a disposizione degli utenti una miriade applicazioni che vengono scaricate in continuazione, Apple ha creato una vera e propria installazione interattiva all’interno del Moscone West. Si tratta di un muro di schermi Cinema Display in cui compaiono le icone delle 20.000 applicazioni più scaricate, organizzate su base cromatica.
Ogni volta che un’applicazione viene scaricata dall’App Store la sua icona pulsa (con un ritardo di 5 min.) creando un effetto onda tutto attorno. Decisamente suggestivo. Trovate video e dettagli tecnici sulla realizzazione dopo il salto.