Il Mac App Store e la pubblicità nel software – Sondaggio

Il Mac App Store porterà su Mac l’esperienza che Apple ha maturato grazie all’App Store per iOS. Verranno mutuate dall’attuale negozio virtuale di applicazioni moltissime caratteristiche. Altre, come gli acquisti in app e il Game Center, rimarranno fuori. Ma la possibilità di rendere gratuite le applicazioni inserendovi all’interno degli annunci pubblicitari, come già avviene in moltissimo software per iPhone e iPad, sarà una pratica accettata e possibile?

Questo aspetto fino ad ora non è stato discusso un granché, dato che del Mac App Store si sa già molto, ma non tutto e non è detto che Apple non abbia già messo un veto a priori a questa possibilità. Certo, applicazioni che fanno questo esistono già (Carbon Copy Cloner, ad esempio), ma rappresentano una minima percentuale sul totale di applicazioni per Mac.

Christian Owens e il suo primo milione di dollari

Il giovane Christian Owens, da poco milionario

Il giovane Christian Owens, da poco milionario

Christian Owens è un nuovo fenomeno mediatico che sta facendo parecchio parlare di sé sul web: il motivo? Molto semplice, ha 16 anni ed ha un conto in banca di un milione di dollari. Il teenager inglese che vive a Corby nel Northamptonshire non è il fortunato ereditario di parenti milionari, ma è semplicemente un piccolo genio del web marketing.

Ecco la sua storia. All’età di 7 anni Christian Owens ha avuto in regalo il suo primo computer. Tre anni dopo ha ricevuto un Mac ed ha iniziato a studiare web design. Nel 2008, appena quattordicenne, ha avviato la sua prima azienda ispirandosi (per sua stessa ammissione) al CEO di Apple Steve Jobs.

Apple ha tentato di acquisire AdMob prima di Google?

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Un articolo scritto da Serena Saitto, Brian Womack e Connie Guglielmo per Bloomberg, sostiene il recente interesse di Apple nei confronti di AdMob, società specializzata in pubblicità per dispositivi mobili con sede a San Mateo, California. Interesse subito tramontato dopo che Google ha deciso di investire 750 milioni di dollari per poterla acquisire.

“AdMob Inc. è stata contattata da Apple riguardo una possibile acquisizione prima che la compagnia accettasse un’offerta da 750 milioni di dollari da parte di Google Inc., secondo quanto riferito da persone informate sui fatti”, si legge nell’articolo. Secondo una fonte che ha preferito rimanere anonima dal momento che la negoziazione non era pubblica, Apple ha contattato AdMob poche settimane prima che Google facesse la sua offerta,

Apple all’attacco di Windows 7 con la pubblicità

Macadwords

Phil Schiller lo aveva annunciato: il lancio di Windows 7 è una grande occasione per Apple e l’arrivo del nuovo sistema operativo di Microsoft farà passare alla Mela un bel numero di ex-utenti Windows tuttora ancorati al proprio vecchio XP. Per facilitare “il transito”, Cupertino ha pensato bene di giocare all’attacco grazie a piazzamenti pubblicitari mirati. Dopo la prima tranche di tre spot della serie Get A Mac arrivano ora un nuovo Web Ad, ospitato dal New York Times, e una campagna Adwords che punta a rubare i clic degli utenti che su Google cercano informazioni su Windows 7.

iPhone: con AdWhirl le App gratuite sono una miniera d’oro

Vi siete mai chiesti quanto possa far guadagnare ad uno sviluppatore l’odiosissimo banner che è ormai presente in tantissime applicazioni gratuite di App Store? A dar sfogo alla nostra curiosità è la stessa AdWhirl (società che ha ideato l’odioso banner) che in un interessante PDF dettaglia i margini di guadagno che una applicazione gratuita può generare grazie alla pubblicità. Cifre a mio avviso impressionanti a prima vista che però fanno capire che il business di App Store non è solo quello delle applicazioni a pagamento. Infatti, una App al top della classifica iTunes (e quindi presente in tantissimi dispositivi touch di Apple) può generare incassi record (anche 5000 dollari) in un solo giorno. Eh, il potere della pubblicità…

iPhone e App Store: la pubblicità funziona

Se c’è un potere occulto che ogni giorno mi affascina sempre più, quello è sicuramente il potere della pubblicità: l’oggetto più inutile (o quello proposto a un prezzo fuori da ogni logica del mercato) grazie ad una mirata campagna pubblicitaria può addirittura diventare quello più desiderato. Anche noi giornalisti e bloggers possiamo essere contagiati da questo “male oscuro“: più che la deontologia professionale può il buon senso e un sano spirito critico. Ora vorrei ragionare con voi su un avvenimento che, in un certo senso, mi ha turbato: come può un (buon) gioco, presente dagli albori di App Store, scalare la classifica italiana delle App più vendute in App Store? Semplice, basta pubblicizzarlo in TV. Ecco a voi la breve storia di Cro-Mag Rally, ovvero come vendere centinaia di copie in poche ore grazie a uno spot televisivo. A seguire il video.

Microsoft si fa pubblicità con un Mac e una Playstation

Povera Microsoft! Le agenzie pubblicitarie di cui è cliente proprio non ne vogliono sapere di utilizzare un PC per promuovere il Sistema Operativo di Redmond. Quelle che vedete ad inizio post sono due immagini tratte da un booklet che Microsoft inserisce nel bundle di alcuni portatili HP Pavillion per pubblicizzare le funzionalità di Windows Vista. Nella prima foto la famigliola felice utilizza un bel MacBook Pro, nella seconda i due bambini giocano nientemeno che con una Playstation, concorrente diretta della Xbox. Trascuratezza e scarsissima cura dell’immagine del proprio prodotto, ecco che cosa comunica questo pamphlet a chi si accorge della discrepanza.

“I’m a PC” ma uso un Mac. C’è una prova?

Giusto sabato ci appellavamo, in senso lato, al legittimo sospetto: ma se la Crispin Porter + Bogusky è addirittura finita sul sito di Apple come agenzia pubblicitaria emerita per l’uso dei Mac “on the field” non è forse lecito dubitare che anche la recente mega-campagna di Microsoft, di cui gli spot “I’m a PC” sono l’ultima emanazione, possa essere stata realizzata su un Mac? I dati EXIF di una delle immagini tratta dai nuovi spot e diffusa da Microsoft sul proprio sito ad uso e consumo della stampa sembra confermare proprio queste ipotesi.

Gli spot Microsoft sono “made on a Mac”?

I soci della CP+B; al centro, seduto, Bogusky. Da sinistra, Jeff Steinhour, Chuck Porter, e Jeff Hicks

Ammettiamolo: a chi non è passato per la testa che i nuovi spot di Microsoft possano essere stati realizzati utilizzando dei Mac? Del resto i computer di Cupertino sono quasi uno standard consolidato nel settore del montaggio audio-video e della post produzione cinematografica. Tuttavia scoprire che la campagna di Microsoft da 300 milioni di dollari è stata realizzata utilizzando dei Mac sarebbe un colpo abbastanza duro per la credibilità di questa nuova serie di commercial. Non abbiamo ancora questa certezza al momento, ma possiamo invece constatare che la Crispin Porter + Bogusky, ovvero l’agenzia che ha ideato la campagna di Redmond,  è stata addirittura inserita da Apple nelle pagine dedicate ai profili dei professionisti che utilizzano i computer della mela per il proprio lavoro. Il motivo? La realizzazione della campagna Gipsy Cab per la Volkswagen in cui l’agenzia utilizzò un numero spropositato di Mac per girare in tempo reale ed editare i filmati per la pubblicazione online nel giro di 24 ore.

“I’m a PC”, arriva la risposta di Microsoft a Get a Mac

La campagna pubblicitaria da 300 milioni di dollari che Microsoft ha messo in piedi per riabilitare il proprio brand è entrata nella fase due. In tre nuovi spot il gigante che fu di Bill Gates cerca disperatamente di far sembrare cool chi usa un PC, ma è solo l’ennesima riprova che tentare di riaffermare il valore di un prodotto a colpi di marketing e di dollari non necessariamente produce buoni frutti. Ai consumatori decidere se Microsoft è riuscita nell’intento. I nuovi spot (video dopo il salto), che insistono in maniera pressante sul mantra “I’m a PC” e che dovrebbero mostrare come l’utenza di PC sia la più eterogenea possibile, vengono introdotti da un ingegnere di Microsoft ([email protected]) vestito come John PC Hodgman. Si sente già la nostalgia di Seinfeld.

Microsoft: addio Seinfeld, arriva la copia di PC-Hodgman

Secondo quanto riportato dal New York Times l’idillio fra Microsoft e Jerry Seinfeld sarebbe già arrivato al capolinea. Il comico americano, che verrà sicuramente inserito da E! nella Top 100 di chi è riuscito a guadagnare 10 milioni di dollari “lavorando” il meno possibile, potrebbe non comparire più nei nuovi spot lanciati da Microsoft e volti a riabilitare il brand dell’azienda di Redmond. Le due puntate lanciate finora, Shoe Circus e New Family, rimarrebbero in tal caso le uniche della serie Bill & Jerry. Microsoft punterà invece con decisione a smontare lo stereotipo del PC grigio e noioso che John Hodgman ha saputo plasmare con abilità notevole nel corso degli anni con la serie Get A Mac.

Jerry Seinfeld sarà il nuovo testimonial Microsoft?

Microsoft ha compiuto un nuovo passo nella realizzazione della nuova campagna pubblicitaria multimilionaria volta alla “riabilitazione” di Windows Vista. Secondo quanto riportato ieri dal Wall Street Journal, il gigante di Redmond avrebbe ingaggiato per 10 milioni di dollari Jerry Seinfeld come testimonial di punta per una nuova serie di spot. Sempre secondo quanto riportato dal Journal, il comico 54enne comparirà in uno o più ads incentrati sullo slogan “Windows not walls” (Finestre, non mura – è un detto americano) a fianco del fondatore di Microsoft Bill Gates. Seinfeld, molto famoso negli States, un po’ meno in Europa, è protagonista e autore dell’omonima sit-com di grande successo, serie cult degli anni ’90. La notizia ha fatto il giro di tutto il Mac Web generando i commenti più disparati, principalmente negativi. Sebbene Seinfeld sia un personaggio simpatico e divertente ci sono diversi motivi per cui la scelta di Microsoft non sembra delle più azzeccate.

Nuovi spot Get A Mac: Pep Rally e Group

Apple ha aggiunto due nuovi spot Get A Mac alla lunga serie che vede protagonisti “PC” John Hodgman e “Mac” Justin Long. Nel nuovo episodio “Pep Rally” PC si è portato dietro le cheerleader per contrastare con un po’ di tifo organizzato il primato di Mac nei College americani. Ma come al solito nulla va per il verso giusto e le cheerleaders inneggiano a Mac invece che supportare il povero PC, che giustamente s’arrabbia:

CheerLeaders: “Mac è il numero 1! Mac è il numero 1!”
PC: “Hey, dovreste fare il balletto per me!”
Cheerleaders: “PC è il numero 2! PC è il numero 2!”