Il 54% dei video sul web disponibili in HTML 5

Una recente ricerca di MeFeedia aggiornata ad ottobre 2010 mostra una sostanziale crescita della disponibilità di video in formato H.264 e di player HTML 5 (per riprodurli) sul web. La percentuale è praticamente raddoppiata rispetto ad un’analogo studio condotto dalla medesima firm circa cinque mesi fa.

Nel report di MeFeedia si legge che:

  • Il 54% dei video web sono ora disponibili in HTML5.
  • Flash è ancora il player dominante in ambito desktop
  • L’adozione di HTML5 è spinta dall’uso dei dispositivi mobili. Sui dispositivi mobili H.264 è il formato video più comunemente supportato
  • I publisher e varie piattaforme offrono embed con iframe che permettono di fornire anche in caso di embed il player Flash o in alternativa un player HTML5

Flash su Android, Steve Jobs aveva ragione?

Nella sua lettera aperta nota come “Pensieri su Flash” pubblicata sul sito di Apple qualche mese fa, Steve Jobs scriveva:

“Adobe ha pubblicamente affermato che Flash sarebbe arrivato sugli smartphone ad inizio 2009, poi per la seconda metà del 2009, poi entro la prima metà del 2010 e ora dico che sarà disponibile per la seconda metà del 2010. Pensiamo che probabilmente arriverà, ma siamo contenti di non essere rimasti col fiato sospeso. Chi può dire quali saranno le prestazioni?”.

Una prima versione di Flash 10.1 per dispositivi mobili è più o meno arrivata ed è effettivamente disponibile in Android 2.2 su Droid 2. Avram Piltch di Laptop Magazine, una pubblicazione che non è certo nota per il proprio amore incondizionato per i dispositivi Apple, lo ha testato e il verdetto è decisamente negativo. “Sono triste al pensiero di dover ammettere che Steve Jobs aveva ragione”.

Apple aggiorna il paragrafo 3.3.2 dei termini del nuovo iOS SDK

Come riportato da AppleInsider, Apple fa una piccolissima marcia indietro nel contratto di licenza previsto dal nuovo SDK di iOS 4. Il famoso paragrafo 3.3.2, reo di aver innescato (principalmente) la disputa tra Apple e Adobe dal momento che impedisce l’utilizzo di piattaforme di sviluppo di terze parti per creare app, è stato leggermente rilassato.

Inizialmente, il paragrafo prevedeva che le applicazioni per iOS fossero scritte esclusivamente in Objective-C, C, C++ o JavaScript e che “alcun codice interpretato può essere scaricato o utilizzato in un’Applicazione ad eccezione del codice interpretato ed eseguito dalle API documentate da Apple e dall’interprete integrato”.

DOJ: l’inchiesta su Apple va oltre la musica

In base a quanto appreso da una fonte anonima che si è rivolta al New York Post, l’indagine iniziata ad inizio settimana dal Department of Justice (DOJ) statunitense nei confronti di Apple non si limita al settore musicale.

All’inizio della settimana scorsa, il New York Times riportava che il Dipartimento di Giustizia americano ha intrapreso un’inchiesta informale per indagare sulle strategie impiegate dall’azienda di Cupertino nel mondo della musica. In base alla notizia, lo scopo principale degli investigatori è cercare di capire se Apple abbia o meno fatto pressioni nei confronti di Sony Music Entertainment e di EMI per indurle a cessare la collaborazione con Amazon, uno dei maggiori concorrenti di Apple nel settore della musica digitale. Le indagini sono ancora all’inizio e gli inquirenti sono ancora in cerca di eventuali prove a riguardo.

Il CEO di Adobe risponde a Steve Jobs

La lettera aperta in cui Steve Jobs spiega in 6 dettagliati punti perché Apple non vuole Flash sui propri dispositivi non ha mancato di suscitare reazioni in casa Adobe.
Il CEO dell’azienda, Shantanu Narayen, ha risposto pubblicamente ad Apple con un intervista rilasciata nel pomeriggio di giovedì al Wall Street Journal.

La prima impressione è che Adobe avrebbe fatto meglio a non rispondere a caldo con un’intervista ma preparando un documento più formale e soprattutto in grado di rispondere nei particolari alla dettagliata lettera di Steve Jobs. Le argomentazioni di Narayen sono poco pungenti ed esprimono concetti inflazionati che ormai non convincono più.