Apple rimuove la dicitura “Gratis” da App Store: ora c’è Ottieni

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È difficile che su App Store ci siano delle applicazioni veramente gratuite. Cioè, è chiaro, ci sono e si trovano senza problemi, ma capita spesso che scaricando un’app “Gratis” ci si ritrova con un sacco di acquisti in-app da poter portare a termine per superare senza problemi questo o quel livello, per ottenere questo o quel bonus, per sbloccare questa o quella caratteristica, e così via. Quindi, insomma, gratis sì, ma fino a un certo punto. Proprio per questo, per evitare confusioni, Apple ha appena rimosso dal suo catalogo digitale la dicitura “Gratis”, sostituendola con “Ottieni”. Esatto: ora quando entrerete in App Store troverete la pagina piena di OTTIENI scritti in maiuscolo. 

L’Antitrust indaga sul modello freemium di Apple

apple in-app antitrust

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L’Antitrust, anche conosciuta come Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, è quell’istituzione indipendente che, in Italia, garantisce il rispetto delle regole nell’ambito del mercato e, appunto, della concorrenza. Recentemente, l’istituzione ha comunicato di avere in corso un’indagine su Apple, Google, Amazon e Gameloft e sulle loro applicazioni freemium, ovvero quelle gratuite ma piene di acquisti in-app. L’agenzia indaga per determinare se le compagnie in questione offrono effettivamente informazioni sufficienti per quanto riguarda gli acquisti all’interno dell’app: si vuole evitare che i consumatori, credendo di scaricare un gioco totalmente gratuito, si ritrovino poi con spese non previste. 

Apple e gli acquisti in-app accidentali: fino a 32 milioni di dollari per rimborsare le famiglie

apple acquisti in-app

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Apple ha appena raggiunto un accordo con la U.S. Federal Trade Commission riguardo gli acquisti in-app tramite l’App Store. Lo ha scritto Tim Cook ai suoi dipendenti, specificando come non ci fosse altra scelta. La questione riguarda gli acquisti in-app involontari: l’accordo parla di un tetto di 32 milioni di dollari con i quali rimborsare i genitori i cui figli avessero effettuato acquisti in-app non autorizzati. 

Crosby Stills & Nash arrivano su iPad con un app in abbonamento

Da poco più di una settimana è disponibile su App Store la prima applicazione dedicata alla promozione di un gruppo musicale basata sugli abbonamenti in app.
Non l’ha lanciata qualche superstar contemporanea. Si tratta invece di un esperimento tentato da tre “vecchietti” con una lunga storia alle spalle e un discreto pedigree: Crosby, Stills & Nash. L’applicazione, sviluppata dalla Contendis nell’ambito dell’interessante progetto Artist2Fan, può essere scaricata gratuitamente dall’App Store. L’abbonamento (3,59€ al mese o 35,99€ all’anno) permette di accedere a contenuti speciali, interagire con gli artisti e ottenere sconti sul merchandise.

Apple costringe Amazon e Google a modificare le loro app di e-reading

Qualcuno di voi avrà notato che durante quest’ultimo fine settimana ci sono stati degli aggiornamenti per le principali app di lettura di eBooks in App Store, novità che non hanno certo reso felici gli utenti, in quanto questi aggiornamenti non aggiungono nulla ma anzi rimuovono qualcosa: i link ai relativi store online.

Le regole dell’App Store sono chiare: il 30% va ad Apple, sempre, in ogni caso. Una tassa comprensibile, per un servizio che attualmente non ha rivali, ma per qualcuno è comunque troppo cara.

Lodsys: Apple supporterà gli sviluppatori nel processo

Si aggiunge in queste ore un nuovo capitolo alla saga che vede come protagonisti gli sviluppatori di iOS e Lodsys. La compagnia, che detiene un brevetto legato alle procedure di acquisto in-app tanto care ad Apple e ai suoi developer, ha depositato una denuncia contro 7 sviluppatori di iOS. Questa è seguita all’invio di lettere in cui gli sviluppatori venivano invitati a rimuovere gli acquisti in-app dalle loro applicazioni. Dopo avere scoperto che uno studio legale del Michigan ha intenzione di far invalidare l’accusa di Lodsys (allontanandola dal Texas, dove pare i giudici abbiano una certa clemenza verso i troll), anche Apple ha deciso di scendere attivamente in campo al fianco degli sviluppatori.

Lodsys Vs Apple: ancora niente intesa per in-app purchase

Nei giorni scorsi è salito agli onori della Mac-cronaca il caso Lodsys, costringendo Apple ad una presa di posizione ufficiale per tranquillizzare i piccoli developers di App Store che avevano già ricevuto una notifica per “uso illegale” del brevetto legato alle in-app purchase. Attraverso un post sul proprio blog, Lodsys fa sapere che la questione non è chiusa e anzi snocciola pure i nomi delle grandi società coinvolte, a suo dire, in questo utilizzo non autorizzato di un proprio brevetto. Tra le società interessate troviamo Combay, Iconfactory, Illusion Labs AB, Shovelmate e Quickoffice.

Sono dunque stati coinvolti non solo alcuni piccoli sviluppatori che hanno creato applicazioni nella propria cantina ma anzi società in grado di farsi strada in App Store con prodotti di qualità. Quale sarà dunque il prossimo passo? Addio in-app purchase oppure Apple troverà un accordo?

Caso Lodsys, Apple si schiera a difesa dei suoi “App Makers”

Apple ha preso ufficialmente posizione sul caso Lodsys e ha inviato a Mark Small, CEO dell’azienda, una lettera con cui si schiera ufficialmente a fianco degli sviluppatori, definiti nella missiva “App Makers”. Nelle corso degli ultimi dieci giorni un nutrito gruppo di sviluppatori più o meno noti, aveva ricevuto dalla Lodsys una lettera che invitata a pagare la licenza su una tecnologia brevettata di proprietà dell’azienda. La colpa degli sviluppatori era quella di utilizzare quella tecnologia nel sistema di in-app subscription presente all’interno delle loro applicazioni.

L’iniziativa è apparsa subito per quella che è: un vigliacco tentativo di spillare soldi agli sviluppatori da parte di un patent troll alla ricerca di facili guadagni. Tanto più che per quella tecnologia Apple, ovvero il soggetto che mette a disposizione degli sviluppatori le API contestate, già paga una licenza.

Una class-action contro gli acquisti in-app

Apple è stata accusata questa settimana di spingere minorenni all’acquisto di beni digitali attraverso le sue applicazioni. L’accusa, effettuata da Garen Meguerian e supportata da altri genitori in forma di classaction, sostiene che su App Store siano disponibili applicazioni gratuite che sono chiaramente indicate per un pubblico di bambini, ma che al loro interno permettono di effettuare acquisti in-app  con soldi tutt’altro che virtuali.

Apple contro i Puffi? Pufferbacco! – App Week

Secondo quanto si legge su Pockergamer, Apple avrebbe richiamato Capcom all’ordine relativamente al gioco dedicato ai piccoli amici blu, i Puffi. Il motivo? Orde di genitori PuffArrabbiati che contestano all’azienda di Cupertino la modalità di vendita con In-App Purchase definendola come truffaldina.

La situazione è riassumibile in modo molto semplice: il gioco Smurf’s Village, gratuito al download, prevede l’acquisto tramite In-App Purchase, di facilitazioni per costruire ed espandere molto velocemente il proprio PuffVillaggio. Fino a qui nulla di anomalo. Bisogna considerare però che il gioco è principalmente utilizzato da ragazzini che, acquistando i contenuti aggiuntivi all’oscuro dei genitori, hanno portato alla protesta formale di questi ultimi. Permettetemi un bel pufferbacco!

Abbonamenti in app, il punto della situazione

La schermata di abbonamento del The Daily

Come promesso da Eddy Cue durante l’evento di presentazione del The Daily, Apple ha ufficializzato il sistema di abbonamenti in app inaugurato dal quotidiano per iPad di Rupert Murdoch.

Le reazioni alla novità sono le più disparate. O anche le più disperate, visto che alcuni provider di contenuti sono già sul piede di guerra contro un sistema che proprio non riescono a digerire. C’è quel 30% di “tassa Apple” che i publisher non vorrebbero pagare. Qualcuno ha buttato giù la pillola e ha iniziato attivamente a proporre abbonamenti in app, altri hanno preferito aspettare o ritirarsi minacciando di adire le vie legali.

Mac App Store: niente Game Center e acquisti In-App

Il Mac App Store è il portabandiera della nuova “politica” Back To The Mac di Apple, volta a (ri)portare su Mac le innovazioni sviluppate da Apple in questi anni di lavoro su iOS.
Molte delle caratteristiche dello store di applicazioni per i nostri Mac saranno mutuate direttamente dal corrispettivo per iOS, compresa la tanto discussa approvazione preventiva delle applicazioni. Due caratteristiche importanti dell’App Store come lo conosciamo oggi non verranno invece trasferite dall’ambito Mobile a quello desktop: il Game Center e gli acquisti in-app.