Negli ultimi tempi nel Mac Web impazza la febbre dell’iTablet (o Apple Slate, per dirla col NYT). Come sarà fatto? Quanto sarà largo lo schermo? Quali funzioni verranno implementate? Le domande si sprecano.
Mike Arrington di Tech Crunch ha (ri)scoperto che il futuro e ancora insistente dispositivo, che secondo insistenti voci dovrebbe vedere nascere a gennaio 2010, ha un lontano parente rimasto prototipo e mai commercializzato:
“Il Pen mac era un computer a tutti gli effetti (riproduceva anche il bong di accensione tipico dei Mac) dotato di schermo sensibile al tocco di uno stilo. Lo schermo stesso era identico a quello di un Mac Portable, ma con l’aggiunta della sensibilità alla pennina. E ovviamente il case era molto più piccolo del Mac Portable. Il Pen Mac, si suppone, non era molto più spesso di un pollice. L’utente poteva collegarvi una tastiera o un mouse per facilitare l’input.”
L’uomo che tiene in mano il dispositivo nella foto di apertura è l’attuale CEO di Glam, Samir Arora, che al tempo lavorava al progetto per conto di Apple. Fu addirittura fondata una spin-off chiamata Rae Technology il cui compito primario era quello di sviluppare applicazioni per il nuovo dispositivo.
Il progetto Pen Mac, il cui ricordo si è perso per molto tempo nei meandri della storia informatica recente era guidato da Paul Mercer e fu definitivamente messo da parte dall’allora CEO di Apple John Sculley, che voleva un PDA (il Newton), e non un computer portatile. Non è un caso se Sculley non è mai stato famoso per il suo coraggio imprenditoriale.
Chissà se l’introduzione del Pen Mac avrebbe in qualche modo cambiato le sorti di una Apple che si avviava già verso un inesorabile declino. Un declino, è bene ricordarlo, senza il quale probabilmente non ci sarebbe stata nessuna seconda era Jobs.
Casualmente il pollice è sul marchio…
Bah! Sento puzza.
In che senso, dica dica, interessante
“che secondo insistenti voci dovrebbe vedere nascere a gennaio 2010, ha un lontano rimasto prototipo e mai commercializzato”
credo che in questa frase ci manchi un “parente” ;)
Be in effetti la fotografia, sembra volta a rappresentare più la persona che l’articolo……mà