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New York Times: Apple e la cultura della segretezza

Il New York Times ha pubblicato ieri un interessante articolo di analisi sulla cultura della segretezza che è ormai divenuta un marchio di fabbrica dell’azienda di Cupertino. La decisione di non rivelare nulla sulla salute di Steve Jobs (e sul fatto che egli possa davvero aver subito un trapianto di fegato) è solo una delle più recenti dimostrazioni di come la secrecy culture permei ogni aspetto della vita aziendale.
Se nel caso specifico alla base dei prolungati silenzi ci può essere la volontà di preservare la privacy dell’iCeo, in molti altri casi la segretezza è solo una scelta di marketing spinta a livelli mai raggiunti da altre aziende del settore.

Secondo Regis McKenna, veterano del marketing e consulente di Apple negli anni ’80, questa cultura è entrata a far parte del way of thinking di Apple a seguito del lancio del primo Macintosh, di cui alcuni competitor come Microsoft e Sony sapevano già in anticipo:

“Tutto cominciò con l’intenzione di preservare il fattore sorpresa per i lanci dei nuovi prodotti, un aspetto che può rivestire una notevole importanza.”

Nel corso degli anni tale convinzione ha preso sempre più piede per poi divenire un vero e proprio standard aziendale con il ritorno di Steve Jobs e l’avvento della nuova dirigenza. Non è un mistero che coloro che lavorano sui nuovi prodotti lo devono fare seguendo protocolli di sicurezza ben precisi e severissimi. Le stanze in cui avvengono i test dei nuovi device sono situate alla fine di interminabili labirinti di porte di sicurezza. Gli ingegneri, oltre a swipare la loro tessera magnetica più e più volte, per accedere alla stanza devono infine digitare un codice numerico.

Anche nelle stanze in cui avvengono i test preliminari si devono osservare scrupolosi protocolli di sicurezza. Spesso gli addetti devono lavorare nascondendo il prodotto con teli scuri, o addirittura accendere una luce rossa all’esterno che avverte tutti delle procedure particolarmente sensibili in corso in quella stanza.

E l’estrema attenzione alla sicurezza (qualcuno potrebbe a questo punto parlare quasi di paranoia) non finisce qui. La politica aziendale riguardo ai leak, le fughe di notizie su nuovi dispositivi ancora segreti, è severissima. Se un dipendente rivela particolari scottanti alla stampa e qualcuno dei piani alti lo viene a sapere (e pare che sia impossibile che non lo vengano a sapere) la carriera della talpa all’interno dell’azienda può tranquillamente considerarsi conclusa per sempre.

Alcune fonti del Times sostengono che Phil Schiller, quando ha il sospetto che siano in corso fughe di notizie, organizzata dei meeting con alcuni dei responsabili in cui fornisce appositamente delle informazioni erronee su prezzi e features dei nuovi prodotti al fine di individuare le falle qualora tali informazioni sbagliate dovessero divenire di pubblico dominio.

In passato Apple ha pagato caro questa propria attitudine. La EFF riusci a spillare 700.000$ all’azienda a titolo di risarcimento nel caso che la vedeva contrapposta ad AppleInsider, il noto sito di rumors. Apple voleva costringere due giornalisti di AI a rivelare le proprie fonti all’origine di alcuni articoli (evidentemente azzeccati) pubblicati sul sito.
Altrettanto nota è la storia di ThinkSecret, noto blog del settore chiuso volontariamente da Nick Ciarelli a seguito di una classica “offerta che non si può rifiutare” da parte dell’azienda di Cupertino.

L’articolo del NYT, come si suol dire in questi casi, è un must-read.

Redazione

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  • molto probabilmente la storia della cover gommata del 3GS è una notizia trapelata grazie alla strategia di shiller..

  • Beh il NYT comunque scopre l'acqua calda perché telo nero e luce rossa a parte, sono tutte cose risapute. E Apple fa bene! D'altronde se non facesse così non ci sarebbero rumor, e quindi siti e blog come MacRumors (sia benedetto) e Tal e altri :)

  • Ritengo che la "cultura" del segreto porti 2 benefici, a mio parere studiati a tavolino. Il primo è pubblicità dovuta a voci vere e presunte sui vari device in fase di studio o presentazione, tutto a costi prossimi allo zero. La seconda è fondamentale per restare avanti rispetto alla concorrenza, spiazzare tutti con prodotti inaspettati e soluzioni geniali in quanto semplici. Se Apple è quello che è adesso, lo si deve anche alla sua "cultura" del segreto.

  • Huatac dice:

    Ritengo che la “cultura” del segreto porti 2 benefici, a mio parere studiati a tavolino. Il primo è pubblicità dovuta a voci vere e presunte sui vari device in fase di studio o presentazione, tutto a costi prossimi allo zero. La seconda è fondamentale per restare avanti rispetto alla concorrenza, spiazzare tutti con prodotti inaspettati e soluzioni geniali in quanto semplici. Se Apple è quello che è adesso, lo si deve anche alla sua “cultura” del segreto.

    Ti quoto in pieno

  • per stefano quando leggerà
    non ti ho dato nè del ladro nè del demagogo. Sfido a provarlo: ho detto che chi ruba le app scaricando gratis a sbafo via la scusa del JB quelle a pagamento è un ladro. Non ho detto te. Parlavo del JB.
    Poi se ti senti chiamato in causa...beh sai come si dice? excusatio non petita accusatio manifesta.

  • mi è bastato vedere il film "i pirati di silicon valley" per capire il motivo per cui jobs tiene alla segretezza
    farsi soffiare il SO a finestre in quella maniera da gates avrebbe imparanoiato chiunque
    giocando molto sull'innovazione, jobs ha estrema necessità di non far trapelare alcuna notizia al di fuori dell'azienda. solo così può essere il primo e viaggiare anni avanti alla concorrenza. infatti quando esce un prodotto è quasi pronto il successivo.
    certo è che pure lui è un bravo ladro di idee, pertanto si aggiunge il fatto che il ladro ha sempre paura che gli altri rubino, ciò aggiunge paranoia alla paranoia.
    grande comunque jobs!

  • Non mi pare che la cultura della sicurezza sia una cosa solo di Apple, molte altre aziende creano idee progetti prodotti che sono coperti da segreto industriale, di cui si viene a conoscenza solo dopo che sono messi sul mercato; credo che questa sia una necessità se si vuole innovare, se si vuole essere veramente creativi! Che poi il livello di segretezza raggiunto da Apple sia a livello paranoico questo è un altro discorso, ma penso alla Fiat che in più di un'occasione ci ha stupiti con nuove tecnologie che hanno veramente rivoluzionato il mondo dei motori a partire dalla tecnologia JTD per arrivare al M-JET e la tecnologia più moderna MULTI-Air... non è una prerogativa solo Americana della segretezza ma di tutte le aziende che fanno ricerca avanzata e ricerca applicata!

  • Io ritengo che non sia affatto paranoico il livello di sicurezza in Apple. Piuttosto trovo che faccia acqua quello delle società concorrenti.
    Tutti trovano strano e "paranoico" il modo con cui Apple tratta le "perdite" di notizie. Questo lo trovo RIDICOLO! Si parla di società HiTech dove innovazione, semplicità e creatività, sono sinonimo di successo in un mercato globale.
    Non è Apple ad essere paranoica (perchè si comparta come ci si deve comportare), semmai sono le altre aziende ad essere dei colabradi.
    E attenzione, perchè essere dei colabrodi è anche quello un modo di fare marketing. Quante volte si sente parlare di aziende che progettano questo o quella tecnologia... che puntualmente NON INNOVANO niente! Se lo fanno è solo perchè si parli con loro, perchè il loro nome salga alla ribalta di blogger e testate giornalistiche... tutto per far aumentare il valore delle proprie azioni.
    RIDICOLO!
    Non c'è nessun atteggiamento paranoico nella gestione Apple. E' la solita notiazia di giornalisti che non sanno cosa scrivere se si creano il caso.

  • Beh, non penso sia solo un problema di rispetto della privacy. La Apple è una delle più grandi e importanti aziende informatiche del mondo. Qualsiasi notizia riguardi il suo ceo non può non condizionare l'andamento del titolo in borsa. In tempi di crisi per tutti, questi particolari vanno tenuti in grande considerazione.

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