C’è stato un momento nella storia in cui qualche divinità malevola, per motivazioni ancora sconosciute, ha decretato una sospensione del gusto che è durata un po’ più di dieci anni. Sono gli anni ’80, la decade in cui vestire con felpe slabbrate e calzini bianchi con pantaloni neri sopra il mocassino non era considerato riprovevole. Una volta ce l’avevo un po’ con quello stile così schifosamente superficiale che permeava tutto, poi però quando ho capito che la vera colpa di quegli anni era ben altra, ovvero l’aver generato i debiti sotto cui oggi rischiamo di soccombere, ho maturato una sorta di frivolo piacere mescolato ad uno strano senso di nostalgico mal digerito nel ripescare vari aspetti culturali di un periodo che ho la fortuna di aver vissuto nell’inconsapevolezza infantile.
Ho così rivalutato la storia musicale migliore, gli eventi storici più importanti in particolari settori (24 gennaio 1984, anybody?), il cinema. E perché no, anche gli ephemera come questa incredibile The Apple Collection, un catalogo di vendita per corrispondenza pubblicato con l’approvazione Apple per la stagione 1986/1987.
Il catalogo, “sfogliato” a 25 anni di distanza, ci racconta di come in quel particolare momento storico fosse ritenuto normale lanciare una linea di vestiti e accessori con il proprio logo stampigliato ovunque in tutte le salse senza alcuna coerenza anche se il core business dell’azienda non aveva nulla a che fare unicamente con il mercato informatico.
Il merito di aver recuperato da qualche polveroso scatolone questa chicca è tutto del bravo illustratore Damien Correll, che ha raccolto in un album le scansioni del curioso cimelio.
Una felpa in cotone, polo, magliette a maniche corte e maniche lunghe, cappellini trucker, gonne e pantaloni, un windsurf, un camion giocattolo, decanter, tazze e altro merchandising “più canonico”. Mi fermo ma potrei proseguire, perché manca solo l’elegante visierina verde con la scritta Casinò Municipale di Saint Vincent in un catalogo che definire eterogeneo è un eufemismo. Il tutto commentato a bordo pagina con il riferimento per l’ordine telefonico.
La pratica di diffondere il brand con questi metodi poco consoni non era certo prerogativa della sola Apple a quei tempi, ma sarebbe curioso sapere quale idea potesse avere di questo materiale promozionale lo Steve Jobs degli anni ’80. C’è da dire però che al tempo di questo “coraggioso-oltraggioso” catalogo (un motorino Honda con placca per la targa marchiata Apple, ma vi rendete conto?) Jobs aveva già abbandonato l’azienda da quasi un anno. Probabile comunque che semplicemente non si curasse affatto di una roba in fondo secondaria e di assai poca importanza.
Roba che però oggi va alla grande fra i collezionisti di cimeli. Se fate parte della schiera ecco due siti su cui dovreste farvi un giro: MissingBite e RedLightRunner. Probabile che cercando bene troviate anche qualche oggetto presente in questo catalogo.
tra 30 anni ne riparliamo di come ti vesti oggi… forse ti renderai conto che agli occhi dei 20/30 enne del 2042 quelle camicie e quei pantaloni un po’ elasticizzati e quei maglioni che ti piacciono tanto sembreranno molto ridicoli, di cattivo gusto, anonimi e antiquati…
la moda degli anni 80 e’ la moda del genio Versace riconosciuta e osannata dalla storia del costume. è soltanto come tutte le mode molto caratterizzate destinata a suscitare sentimenti forti, certo un pantalone anonimo e costosissimo di prada di metà anni 90 fa meno scalpore e suscita una reazione più flebile…
parlare di informatica senza dare giudizi sulla storia del costume forse è meglio…
^^ wrote:
Io ad ogni modo da quel catalogo ho comperato la t shirt nera con la scritta Apple in diversi colori e una polo nera con logo della mela a righe colorate. E le ho tutt’ora!