Il libro Becoming Steve Jobs di Brent Schlender promette di rivelare tutte le storie segrete della vita dell’ex-CEO di Apple che non abbiamo potuto leggere nella biografia ufficiale di Walter Isaacson. In vista dell’uscita del libro, Fast Company ha pubblicato alcuni estratti del testo che riportano le parole del CEO Tim Cook.
Cook sostiene che la biografia di Jobs non gli abbia fatto alcun favore, descrivendo il co-fondatore dell’azienda di Cupertino come un personaggio egoista, avaro e egocentrico. Cook lo ammette: Steve Jobs non era un santo, ma non è vero che non fosse una brava persona. Jobs, spiega Cook, teneva davvero alle persone, ma la sua passione veniva spesso scambiata per arroganza:
Steve ci teneva. Teneva molto alle cose. Certo, era una persona passionale, e voleva che ogni cosa fosse perfetta. E questo è ciò che lo ha reso grandioso. Molte persone hanno scambiato quella passione per arroganza. Non era un santo. Non sto dicendo questo. Nessuno di noi lo è. Ma non è vero che non fosse una brava persona, e questo non è ancora compreso a fondo.
Cook spiega che Jobs avrebbe cominciato a pensare ad un piano di successione nell’azienda intorno al 2004. Al tempo avrebbe passato diverso tempo a parlare con Joel Podolny, il professore di Yale che tiene ora un corso alla Apple University per insegnare ai nuovi dipendenti di Apple come pensa l’azienda:
Giorno dopo giorno passava sempre più tempo con me e altre persone a spiegarci per quale ragione aveva fatto quella o quell’altra cosa, o perché aveva guardato a quel prodotto in un certo modo. Questa è stata la ragione per la quale ha creato Apple University, perché potessimo addestrare ed educare la nuova generazione di leader insegnando loro tutto quello che abbiamo vissuto direttamente, e come abbiamo preso decisioni terribili e decisioni molto buone.
Il terzo estratto apre uno scorcio sulla costruzione del nuovo campus di Apple. Cook spiega che Jobs ha collaborato strettamente con Norma Foster Architects, l’azienda impegnata nel disegno del campus:
Steve voleva che la gente amasse Apple. Non solo che ci lavorasse, ma che amasse veramente Apple, e capisse ad un livello profondo di cosa si tratta, quali sono i valori dell’azienda. Non ha scritto nulla sulle pareti e non ha creato poster, ma ha voluto che la gente capisse cosa pensava. Voleva che le persone lavorassero per una causa più alta.
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