Vi abbiamo annunciato qualche giorno fa la presentazione e l’uscita del nuovo volume di Jay Elliot, “Steve Jobs, la storia continua” edito in Italia da parte di Hoepli.
Siamo andati quindi a intervistarlo in quel di Bologna, presso la Libreria.coop Ambasciatori. Questa volta non vi proponiamo il video dell’intervista, a causa di difficoltà logistiche, ma troverete la trascrizione completa e fedele dell’intervista divisa in due parti.
Intento a sorseggiare una “Ubuntu Cola”, Jay Elliot s’è lasciato andare a ricordi, considerazioni e critiche sul passato e sul futuro di Apple, e ovviamente su Steve Jobs e ciò che potrebbe accadere dopo la sua dipartita, avvenuta quasi un anno fa.
TAL: Buongiorno Jay, iniziamo con il presente. Cosa ne pensa di iPhone 5, considerando che è il primo smartphone prodotto durante l’amministrazione Tim Cook?
Jay Elliot: È davvero interessante che me l’abbiate chiesto; è una domanda a cui ho pensato molto negli ultimi giorni. Per prima cosa credo che abbiano indovinato perfettamente il design perché hanno tenuto conto della mano e questo è molto importante. Hanno mantenuto la larghezza dello smartphone e questo credo che sia fondamentale.
La questione delle mappe, però, mi fa davvero innervosire, perché essenzialmente vìola quella che è la filosofia di Apple. La mia filosofia di Apple, nonché quella di Steve Jobs, è porre l’attenzione su ogni minimo dettaglio. Una cosa del genere è assolutamente inammissibile. Se pensate all’utilizzo di uno smartphone, le mappe sono una delle funzionalità essenziali e non è possibile realizzare un servizio che sia inefficace. Se vuoi realizzare un servizio di mappe proprietario faresti bene a fare in modo che funzioni. È una cosa che non può assolutamente accadere.
In secondo luogo, sono assolutamente contrario alla lettera di scuse che ha pubblicato Tim Cook. Credo che avrebbe dovuto adottare una strategia molto più aggressiva, ad esempio richiamando tutti gli iPhone venduti. Un’altra cosa che assolutamente non concepisco, è che quando c’è stato il problema dell’antenna e Steve Jobs suggerì di impugnare lo smartphone con l’altra mano, dedicò un intero team di persone per fare in modo che risolvessero davvero il problema; successivamente, si presentò davanti a tutti in una conferenza stampa scusandosi e regalando a tutti un case, dicendo che il telefono avrebbe funzionato perfettamente. Tim Cook, invece, ha pubblicato questo comunicato stampa dicendo che esistono altri software che gli utenti possono utilizzare per le mappe. Perlomeno, avrebbe dovuto dire che avrebbero pagato per far usare questi software alternativi. Hanno miliardi di dollari e avrebbero dovuto risolvere il problema, se non altro, pagando per l’inconveniente causato. Avrebbe dovuto dire qual è esattamente il problema e quanto tempo ci vorrà per risolverlo. Questo mi spaventa perché mi fa pensare che abbia agito un po’ come qualsiasi altro CEO. Non è il modo in cui si comporta Apple e non è il modo in cui sarebbe comportato Steve Jobs.
TAL: I prodotti Apple sono sempre circondati da immancabili rumor. Che cosa pensa a proposito di un eventuale iPad nano, un iPad con form-factor a metà tra iPhone e iPad attuali?
JE: Sospetto che ci sia del vero. Non ho notizie precise al riguardo, anche se conosco ovviamente le voci, ma per quanto mi riguarda un prodotto del genere ha perfettamente senso in un mercato dove la gente si aspetta le stesse funzioni contenute nell’iPad attuale in un prodotto dalle dimensioni ridotte. Non so se e quando succederà ma è fuori discussione che nella realtà, grazie alla tecnologia di oggi, abbiamo più potenza in questi device di quanta ne avevamo 10 anni fa nei nostri computer desktop.
Oggi stiamo arrivando al punto in cui il fulcro della questione non è più la forma, ma la funzione. A prescindere dal fatto che a uno serva un device più grande o più piccolo, ci stiamo sganciando dal form-factor, perché è molto più importante come interagisco con il device, di conseguenza diventa importante lo use-factor, come ottengo le informazioni, come interagisco.
Sì, è fantastico che ci sia una tastiera, ma ora posso utilizzare anche la voce. Il mio libro è stato scritto interamente su iPad con il riconoscimento vocale, non ho scritto nulla. Il motivo per cui l’ho fatto è perché semplicemente non sono uno scrittore, ma un oratore. Quindi riesco ad essere molto più incisivo nel dire ciò che voglio parlando, piuttosto che scrivendo.
TAL: Quindi l’ha scritto usando Siri?
JE: No ho usato Dragon Dictation. Il primo l’ho scritto dettando all’altro autore e lui faceva tutto il lavoro manuale; questo, invece, l’ho completamente dettato usando Dragon e un iPad. Riuscivo a scrivere un intero capitolo in un paio d’ore, avendo già in mente cosa avevo da dire. È stato sicuramente un esperimento ben riuscito.
TAL: A proposito delle cause legali e delle patent war, cosa ne pensa della disputa tra Apple e Samsung? A cosa porteranno queste cause a lungo termine? Samsung è già stata condannata a versare un ingente cifra ad Apple per la violazione di alcuni brevetti. Anche Apple, tuttavia, dovrà stare molto attenta, considerando l’ingente numero di brevetti coinvolti nella realizzazione di un solo smartphone.
JE: Credo che la differenza principale tra Apple e Samsung risieda nel fatto che Apple offre un prodotto completo. Samsung usa Android. Nella mia azienda (che tra le altre cose produce App, ndr) non amiamo particolarmente Android. A causa della frammentazione dei dispositivi, siamo costretti a realizzare tante versioni differenti del nostro software per essere compatibili con il maggior numero possibile di smartphone.
Ciò non accade con i prodotti Apple e questo credo che sia un grande vantaggio. Apple inoltre, ha un proprio store e credo che questo sia un altro grandissimo vantaggio perché le permette di non dover pagare delle percentuali a terzi. Quello che Apple ha sempre fatto con Steve e mi auguro continuerà a fare con Tim Cook, è creare un mercato, non entrare in un mercato già esistente.
L’hanno fatto con gli smartphone: sono stati i primi a realizzare uno smartphone multimediale di questo tipo creando un nuovo mercato. Prima c’era il mercato dei telefoni, loro hanno creato il mercato degli smartphone. Il problema che hanno adesso e che è il primo commodity market in cui sono entrati e questi sono alcuni dei problemi legati ai commodity market. È normale che le aziende cerchino di proteggere in tutti i modi i loro prodotti.
Tutto ciò, tuttavia, può essere deprimente sia per le aziende che per i dipendenti, ma tutti i dipendenti di Apple sono orgogliosi ed eccitati nel proteggere i propri prodotti. Al contrario, magari, i dipendenti di Samsung si sentono un po’ demoralizzati perché, in un certo senso, è come se fossero stati ritenuti colpevoli di furto, e ciò potrebbe provocare anche delle reazioni psicologicamente negative nel lungo periodo.
TAL: Parliamo un po’ del libro. Aveva programmato di scrivere questo sequel dopo il primo? O l’ha deciso più tardi?
JE: No, non l’avevo programmato. Poi però ho avuto così tanti input e domande dai lettori, desiderosi di avere più informazioni, che ho deciso che sarebbe stato più pratico rispondere scrivendone un altro. Devo dire anche che non mi è piaciuto per nulla il libro di Isaacson, credo che non abbia centrato assolutamente la figura di Steve e la mia sensazione è che Steve non l’abbia mai letto a causa della sua malattia.
Ci sono tante cose non vere al suo interno, come una raccolta di voci prese e messe insieme senza verificarne l’autenticità, ma con un mero lavoro di editing. E soprattutto senza una reale comprensione di quella che era la figura di Steve, mettendo anzi in risalto i suoi lati negativi, che indubbiamente c’erano.
Ma se guardiamo ai lati positivi, ciò che Steve ha fatto per il mondo, diventa difficile essere critici. Un esempio di questo lo abbiamo visto quando è morto, con la gente che è andata a lasciare fiori e messaggi fuori da casa sua e davanti agli Apple Store in giro per il mondo. Non è mai successo e sarà difficile che accada ancora.
Questo indica chi e che cosa fosse veramente Steve.
Termina qui la prima parte dell’intervista a Jay Elliot. Potrete leggerne il seguito domani, nel frattempo potete commentare quanto detto fin qui e prepararvi ad alcune “rivelazioni” presenti nella seconda parte.
Francesco 01/10/2012 il 16:19
Grandi, sapete dove si recherà nei prossimi giorni elliot? sarebbe un sogno riuscire a incontrarlo
Gospel Quaggia 01/10/2012 il 16:23
@Francesco:
Lunedì 1 ottobre, ore 17:30. Galla Libreria, Piazza Castello 3, Vicenza.
Martedì 2 ottobre, ore 14:30. Università Cattolica del Sacro Cuore (Aula G118) a Milano.
Amos 01/10/2012 il 19:53
oggi sono stato all’incontro a Vicenza ed è stato fantastico ascoltare tutti i suoi aneddoti: dalla dimostrazione di Steve ai suoi dipendenti che non avevano fatto abbastanza bene perché immergendo un iPod in acqua, da questo uscivano bolle d’aria (e quindi questo poteva occupare meno spazio), alla presentazione del primo Macintosh, dove la voce parlata dal Mac durante la lettura ERA QUELLA DI ZIO JAY, e che non erano sicuri che quella lettura funzionasse fino all’ultimo, fintanto che c’era un filo fino al backstage per interrompere l’esecuzione nel caso che qualcosa fosse andato storto, all’ispirazione dalla carta del menù di un ristorante italiano a San Francisco per come disegnare la grafica di un Mac.
Elliot ha anche suggerito di scrivere un’applicazione che faccia in modo di aprire le porte dei treni delle FS, dato che oggi alla fermata di Vicenza il treno si è fermato ma le porte non si sono aperte :D
Fantastico!
stonefree 01/10/2012 il 21:29
@Amos:
..eh.. , Vicenza è sempre Vicenza.
E non dimenticatevi di farci un salto per dare un occhiata alla basilica palladiana, in Piazza dei Signori, rimessa a nuovo . Non è affatto un off topic poiché lì a 2 passi c’é il negozietto ABC , orchestrato dall’ottimo Enrico. Apple e Andrea Palladio che scambiano due chiacchere e si ri-trovano.