Steve Jobs: duro scambio di mail con Valleywag [Aggiornato]

Non accenna a diminuire la frequenza con cui Steve Jobs risponde alle mail di comuni utenti, programmatori, blogger e giornalisti. Sembra che El Jobso si sia preso in carico il compito di comunicare ufficialmente in prima persona con la comunità Apple, in un insolito tentativo di aumentare la trasparenza sulle politiche dell’azienda.

L’ultima testimonianza dell’impegno che l’iCEO dedica al proprio nuovo compito ci arriva da Valleywag, blog del gruppo Gawker (di cui fa parte anche Gizmodo). Il blogger Ryan Tate ha pubblicato interamente lo scambio di email (6 inviate da lui, 4 ricevute in risposta) che ha avuto con Steve Jobs nella notte fra venerdì e sabato scorsi.

I temi sono sempre i soliti: le regole di App Store, lo scontro con Adobe, la vocazione al controllo che Apple esprime con alcune scelte, riguardanti soprattutto l’ecosistema di iPhone OS. Il tono, però, è parecchio sopra le righe, almeno per quanto riguarda il giornalista. Sempre che non sia tutta una balla colossale: in quel caso sarebbe un altro duro colpo per la reputazione già malconcia del gruppo Gawker.

Aggiornamento
: Ryan Tate ci ha risposto fornendoci le headers del primo messaggio inviato da Steve Jobs. Sembra tutto decisamente autentico.

Non si tratta di uno scambio cordiale e Ryan Tate ha onestamente ammesso di non aver fatto una gran bella figura, forse per colpa di qualche Stinger di troppo. Le mail successive alla prima diventano gradualmente più astiose nei confronti di Apple e per di più il blogger/giornalista si lascia scappare alcune informazioni che aveva ricevuto “off the record” da una persona interna alla Time Inc. Per non parlare del buon numero di paroline con la “f” che non serviva necessariamente infilare qua e là in risposta al CEO più famoso d’America.

Jobs, per contro, esprime le proprie posizioni (o sarebbe meglio dire le posizioni di Apple) in maniera pacata, domandando addirittura il perché di tanto risentimento da parte di Tate. Le motivazioni che il CEO offre, per quanto possano essere condivisibili o meno, sembrano sincere. Come sempre Jobs non si lascia scappare nessuna particolare rivelazione segreta ma si limita a spiegare e chiarire alcuni aspetti già noti.

Tate ha deciso di scrivere a Steve Jobs perché non gli è piaciuto l’uso della parola “revolution” nel più recente spot televisivo dell’iPad.

“Se [Bob] Dylan avesse vent’anni oggi, cosa ne penserebbe della vostra azienda? Penserebbe che l’iPad abbia minimamente a che fare con la ‘rivoluzione’? Le rivoluzioni sono fatte per  la libertà.”

E Steve, inaspettatamente (era passata la mezzanotte in California) ha risposto:
“Sì, libertà dai programmi che rubano i tuoi dati. Libertà dai programmi che divorano la batteria. Libertà dal porno. Sì, libertà. the times they are a changin’, e i tradizionalisti del PC si sentono come se il loro mondo gli stesse sfuggendo. E’ quel che sta accadendo.”

Lo scambio continua con Tate che sostiene in maniera un po’ sconnessa che la batteria del suo MacBook Pro non ha problemi con Flash, per poi andare a parare sull’applicazione editoriale che sta sviluppando Wired.

Il magazine di Condé Nast, insieme ad Adobe, aveva cercato di sviluppare un applicativo cross compilabile con Adobe Air. I recenti cambiamenti ai TOS di iPhone OS 4 hanno “costretto” l’editore a cambiare i piani e continuare lo sviluppo in Objective C. La conclusione di Tate è, per sua stessa ammissione, ben poco azzeccata:

“E la sa una cosa? Io non la voglio la ‘libertà dal porno’. Il porno mi va benissimo. E penso che mia moglie sia d’accordo.”

Ancora una volta, a sorpresa, Steve decide di rispondere:

“Wired sta sviluppando un’applicazione nativa in Cocoa. Quello che sta facendo praticamente qualsiasi editore. E forse avrai modo di preoccuparti del porno quando avrai dei bambini…”

E dopo questa email Tate sbrocca di brutto, accusando Steve Jobs praticamente di qualsiasi cosa. Il blogger di Gawker si lascia andare un po’ troppo e svela anche informazioni che avrebbe dovuto tenere segrete, e sostenendo che Apple impone agli editori il modo in cui devono creare il contenuto.

A Jobs basta una frase per rispondere:

“Aspetta  – certamente non ne hanno l’obbligo. Non hanno necessità di pubblicare sull’iPad se non vogliono. Nessuno li sta forzando. Ma sembra proprio che siano loro a volerlo”

Il messaggio continua spiegando ancora una volta che al centro del mondo Apple ci sono gli utenti e ciò che è meglio per loro. E gli utenti, i programmatori e gli editori, possono fare ciò che vogliono, anche non comprare l’iPad.

“Diamine, perché sei così astioso per una questione tecnica come questa?” chiede stupito l’iCeo.

Tate risponde ancora con un paio di mail in cui ammette di provare astio verso Apple e collega le scelte “tecniche” di Cupertino ad altre fatte da Microsoft in passato, secondo lui analoghe. Infine ci mette pure il riferimento alla “Apple police” che avrebbe abbattuto a calci la porta di casa del suo collega Jason Chen.

Innescando la risposta finale di Jobs:

“Sei così disinformato. Nessuno ha abbattuto le porte a calci. Credi ad un sacco di erronei report da parte di alcuni blogger. […] E comunque, cosa hai realizzato tu di così importante? Crei nulla di tuo o ti limiti a criticare il lavoro degli altri e a sminuire le loro motivazioni?”

Nota sull’autenticità

Aggiornamento: Ryan Tate ci ha risposto inviandoci le header del primo messaggio di Steve, sembra che sia tutto autentico. In ogni caso, ecco qui di seguito cosa non ci convinceva nello scambio di missive elettroniche fra il giornalista e il Ceo di Apple.

Ho voluto riportare questo presunto scambio di mail fra Steve e il blogger di Gawker Ryan Tate perché interessante e fuori dagli schemi, anche se l’unico strumento a disposizione per valutarne l’autenticità è la credibilità e la notorietà dell’autore, del sito Valleywag e del gruppo Gawker.

Capiamoci: inventarsi di sana pianta una conversazione con l’iCeo sarebbe cosa ben grave, e Ryan Tate si giocherebbe completamente la reputazione (che nel giornalismo americano vale ancora qualcosa) per uno scherzo del genere. E’ vero che da una testata che non si fa scrupoli a comprare oggetti rubati per fare uno scoop ci si potrebbe aspettare anche questa, ma tant’è.

In conclusione mi sembra comunque doveroso condividere alcuni particolari che non mi convincono:

  • Steve Jobs alzato fino alle 2 di notte del sabato per rispondere ad un blogger è di per sé poco convincente.
  • Steve Jobs è molto attento a ciò che scrive. Le sue solitamente sono risposte secche, brevi, che sembrano sempre pre-approvate dal reparto marketing, non delle lunghe invettive pesantemente ideologizzate.
  • L’iCeo  firma quasi sempre le sue mail in qualche modo, fosse anche solo con un semplice “Steve”. In questo caso non lo fa mai in quattro mail consecutive.
  • Ci sono errori di battitura che non ci si aspetta di leggere in una mail di Steve Jobs. Vedi “its” al posto di “it’s”.
  • Il punto più importante: Tate non ha pubblicato le header delle email, e nessuno nel Mac Web sembra averle chieste o pubblicate, per una semplice questione di fiducia nell’etica del giornalista che pubblica. Ho mandato una mail a Tate per avere una “prova” dell’origine dei messaggi; nel caso dovesse rispondere aggiornerò l’articolo con una conferma.

Qual è la vostra opinione? Conversazione vera o inventata di sana pianta? E nel caso fosse vera, che ne pensate delle risposte di Steve Jobs?.

18 commenti su “Steve Jobs: duro scambio di mail con Valleywag [Aggiornato]”

  1. Mi spiegate come si fà ad avere cosi il dente avvelenato? Sempre ponendo che siano vere. Anche se io nn credo.
    Neanche la apple sfruttasse i bambini…

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  2. fossi nei panni di Tate sarei io stesso a sventolare gli headers delle mail per far vedere a tutti che sto dicendo la verità…

    vediamo che (e soprattutto se) ti risponde… Mmmmmhhh… Dubitino..

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  3. @ ypsilon:
    Mi ha risposto, anche con tre mail invece di una sola :) Almeno la prima mail sembra autentica, anche se ora gli ho chiesto di inviarmi le headers anche dell’ultima, quella che mi convince di meno.

    Se sono vere, e sono state scritte alle due di notte, non sono quanto siano contenti alla divisione marketing di questo exploit. :)

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  4. speechless: non l’avrei mai detto che ti avrebbe risposto…

    cmq rimango tuttora dubbioso: la cosa che mi sembra più strana (oltre all’ora della convo) è il battibecco prolungato (da parte steve ovviamente)…

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  5. Tu scrivi “E’ vero che da una testata che non si fa scrupoli a comprare oggetti rubati per fare uno scoop ci si potrebbe aspettare anche questa, ma tant’è.”

    Che cavolo vuoi dire? Quelli di Gizmodo hanno fatto il loro lavoro che è trovare le novità. Se una persona ha venduto loro un gadget che ha fruttato uno scoop sensazionale perchè non avrebbero dovuto comprarlo? Cosa c’entra col farsi gli scrupoli di cui tu parli?

    Tu non ti sei fatto scrupoli nel parlare di quella notizia e di pubblicarne le foto. E se loro non si fossero fatti scrupoli tu non avresti potuto pubblicare tale notizia e guadagnarci.
    bah

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  6. Secondo me ha fatto benissimo a rispondere così. Le risposte sono sacrosante, lo ha proprio “chiuso”. E questo tipo di risposte, brevi ed efficaci ma al tempo stesso esaudenti secondo me non possono che fare del bene all’immagine dell’azienda, che alle volte, forse, perde colpi proprio a causa della “segretezza ad ogni costo”: un’arma a doppio taglio

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  7. @ beppy:
    Il lavoro di un giornalista non prevede anche la possibilità di comperare per migliaia di dollari un prototipo sapendo al momento dell’acquisto che molto probabilmente è rubato.

    Gizmodo ha infranto la legge facendolo, e non ci sono leggi scudo per i giornalisti che tengano, perché qui non si tratta di forzare Jason Chen a rivelare delle fonti, si tratta di indagarlo in quanto incriminato per tre diversi reati. Leggi qui: http://www.theapplelounge.com/news/iphone-4g-hd-nuovi-dettagli/

    Che poi ne sia venuto fuori un super scoop che tutti hanno doverosamente ripreso, noi compresi è innegabile. La procedura che ha portato allo scoop ha messo a dura prova la reputazione di Gawker, perché quello si chiama “checkbook journalism”, ed è tipico dei tabloid inglesi che pagano foto et similia per fare gli scoop.

    Per assurdo, però, nemmeno il SUN, nota testata inglese gossippara senza scrupoli, emblema di questo tipo di giornalismo, è mai arrivata agli estremi cui sono giunti quelli di Gizmodo.

    Nel 2008 furono offerte al SUN delle incredibili foto del principino Henry e di Kate Middleton. Foto intime sicuramente scattate da molto vicino. Era evidente che fossero stati presi da una macchinetta rubata a qualcuno di vicino ai due. Il SUN invece di comprare foto che potevano essere considerate rubate, informò la polizia e fece arrestare il tizio che le voleva vendere, rinunciando ad un mega scoop con foto super. Per dire…

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  8. @ Camillo Miller:

    mah…i casi sono diversi direi. Non è stata danneggiata alcuna persona rivelando particolari intimi personali in questo caso. Io non dico che non ci sia reato in ciò che ha fatto Gizmodo e quello saranno i tribunali a stabilirlo.

    Io dico che mi sembra molto curiosa la tua frase visto che in quanto blogger dovresti capire le azioni di Chen. Il giornalismo è questo d’altronde, informare la gente con ogni mezzo possibile. E visto che non si tratta di gossip o che altro io credo che Chen abbia fatto bene. Poi insomma ogniuno la pensa come vuole.

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  9. @ beppy:
    Non è stata danneggiata alcuna persona rivelando particolari intimi personali in questo caso.

    Se ti riferisci al caso dell’iPhone, il povero ingegnere sbeffeggiato, sputtanato e pure preso in giro dai post di Gizmodo (che ha fatto tre o quattro follow up sul fatto che fosse pure il suo compleanno quando lo ha perso) come lo consideri?

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  10. @ andrea:
    No, se avessi saputo che era considerato rubato (come è probabile che lo sapessero anche a Gizmodo) probabilmente no.
    Avrei cercato di ottenere più foto, quello sicuro, ma pagare una fonte per ottenere informazioni, correndo un rischio così grosso? No grazie…

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  11. @ beppy:
    Il lavoro dei giornalisti dovrebbe essere quello di riportare notizie, così come quello dei medici dovrebbe essere migliorare la salute. Quando invece si fa di tutto in vista del guadagno per il proprio editore/ospedale, nascono dei disastri.
    Il blogger ha acquistato un prodotto sapendo che non apparteneva al venditore, e che il venditore non aveva alcun permesso di venderglielo. Questo consiste in ricettazione anche per la legge italiana (e quella californiana è anche più chiara e restrittiva). Il blogger sapeva o almeno sospettava che il prodotto fosse un prototipo coperto dal segreto industriale, come dimostrano i 5000 o 8500$ pagati x averlo.
    Se a spingere il blogger fosse stata l’urgenza di comunicare al mondo la corruzione di un governo, un pericolo ambientale tenuto nascosto, se avesse almeno svelato un imbroglio tecnologico, lo giudicherei diversamente. Ma egli ha semplicemente compiaciuto una “curiosità” del pubblico per il guadagno del proprio editore. Per cui il disvalore etico del suo acquisto non è giustificabile.
    Inoltre il direttore del blog, pur avendo ormai piena contezza del valore e del proprietario del prototipo, ha preteso per restituirlo un’attestazione _pubblica_ di proprietà, con una lettera estorsiva sia nei toni che nelle implicazioni.
    Gizmondo non ha fatto “quello che tutti fanno”, ma proprio ciò che nessuno dovrebbe fare. Si è prestato a pratiche illegali e lesive degli interessi altrui per mero tornaconto economico.

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  12. @ Camillo Miller:
    Beh, ma per definizione quel genere di immagini sono “foto rubate”.

    Secondo me rispondere ora a mente fredda è un pò diverso e più facile. Al momento avresti visto (tu, ma chiunque altro..) solo la possibilità per diventare il blog più importante del momento senza pensare troppo alle conseguenze.

    Ovviamente è solo il mio pensiero e non sto accusando nessuno di niente.

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  13. mah io comunque non criticherei in questo modo Gizmodo (dicendo che da una testata così ci si può aspettare di tutto). Gizmodo ha ripetutamente dimostrato di essere un blog validissimo, uno dei più autorevoli al mondo. Dubitare che la serie di mail possano essere vere è legittimo ma dubitare che le mail possano essere vere perchè gawker ha fatto foto ad un iphone ritrovato (non rubato) e poi comprato mi sembra un passo troppo lungo tutto qui.

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  14. e nel caso specifico sapevano bene di chi fosse.

    Anche se sinceramente tutti questi ritrovamenti mi insospettiscono, a parer mio potrebbero anche farlo per fuorviare la concorrenza (aspettandoti un tipo di prodotto ti muovi di conseguenza e poi ne esce un altro)

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