Person of the year di TIME: Steve Jobs “in finale”

Anche quest’anno TIME magazine sceglierà a proprio insindacabile giudizio una “Person of the year”, ovvero un uomo o una donna che rappresentino efficacemente il 2009 appena trascorso. Nel 2008 fu il turno di Barack Obama, che era stato da poco eletto alla presidenza degli Stati Uniti. Nel 2007 fu la volta di Putin, mentre nel 2006 sulla copertina della rivista lo schermo di un Mac rifletteva (con un malriuscito effetto specchio ottenuto con carta argentata) ciascuno di noi, protagonisti della rivoluzione del web 2.0.

Fra i papabili di quest’anno, assieme a capi di stato e potenti di tutto il mondo compare anche il nome di Steve Jobs. I lettori possono dare un voto su una scala da 1 a 100 a ciascuno dei personaggi elencati. La classifica provvisoria (nel momento in cui scriviamo) vede in testa l’individuo collettivo rappresentato dai “contestatori iraniani” con una media di 91, a seguire Barack Obama (51) e terzo Steve Jobs(49).

Tra i “pro” del personaggio Jobs gli editor della rivista citano l’assegnazione del titolo di CEO del decennio e lo straordinario successo di iPhone e App Store. Nei “contro” sono invece citati, non si sa bene perché, i suoi problemi di salute, la scarsa popolarità di AT&T (che ha ben poco a che fare con lui direttamente) e la concorrenza rampante degli smartphone Android based.

Non fatevi ingannare dalla possibilità di esprimere il vostro voto. La classifica del pubblico è poco più che una simpatica trovata. I redattori che sceglieranno effettivamente il personaggio dell’anno 2009 non saranno tenuti ad attenersi al risultato della votazione pubblica, sebbene la classifica stilata della giuria popolare al momento appare più che condivisibile.

Per quanto possa essere importante ciò che Jobs ha saputo fare per cambiare il mondo della tecnologia, difficilmente lo si può mettere a paragone con il fardello che grava sulle spalle del primo Presidente americano afroamericano, o con la portata rivoluzionaria delle proteste del popolo iraniano seguite alla rielezione di Ahmadinejad.
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