Oggi Steve Jobs avrebbe compiuto 60 anni

Tante cose sono cambiate a Cupertino dopo la morte di Steve Jobs. I valori di fondo, quelli no. Al contrario: la nuova Apple di Tim Cook, molto più ricca e ancora più incline ai profitti rispetto a quella di tre anni fa, ha insistito sull’apertura, sulla coscienza sociale e su aspetti “minori” che solitamente non rientrano nel novero delle questioni importanti per una grande corporation. La Apple di oggi, in altre parole, è il miglior regalo che Tim Cook e tutta la sua squadra avrebbero potuto fare a Steve per il suo sessantesimo compleanno, se Jobs fosse ancora qui con noi per festeggiarlo.

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Al compimento dei suoi trent’anni, nel 1985, Steve Jobs stava per lasciare Apple, a seguito di uno scontro di potere con l’allora CEO, John Sculley. In quell’occasione, quando ancora non si prevedeva la tempesta, i suoi amici e colleghi avevano realizzato un video di auguri, montando immagini promozionali e altri spezzoni sulla canzone “My Back Pages” di Bob Dylan. All’inizio di quel video, una citazione di un proverbio indù, che Steve aveva usato per gli inviti alla sua festa: “Nel corso dei primi trent’anni della tua vita ti fai le tue abitudini; nel corso dei secondi trent’anni sono le tue abitudini che fanno te”. 

Niente di più lontano da quello che sarebbero stati i secondi trent’anni della sua vita, con il successo di Pixar, la fondazione di NeXT e il ritorno, trionfale, a Cupertino. I secondi trent’anni di Steve sono quelli in cui è riuscito a creare la Apple che conosciamo e, soprattutto, la squadra di persone — tutti A-Players, come li chiamava lui per distinguerli dai bozos, i buoni a nulla — che gli sarebbero succedute alla guida dell’azienda, iterando su quella base solida di certezze e valori che sono la sua vera, grande e irriproducibile eredità.

 

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