Il futuro è sempre più legato al web e alle possibilità offerte dall’online tanto che anche le applicazioni più famose quanto datate, vedi Office di Microsoft, si preparano alla naturale evoluzione. Apple ovviamente non si ferma a guardare e, dopo aver lanciato la beta di iWork.com lo scorso gennaio, ora è pronta al passo successivo. Si vocifera infatti che la nuova versione di iWork possa essere ancora più aperta al web permettendo di editare i testi direttamente online così come è già possibile fare da tempo con GoogleDocs.
I rumors in merito si sono intensificati quando TechCrunch ha fatto notare un nuovo annuncio di lavoro a firma Apple: “cercasi un programmatore software altamente motivato nella produzione di un’applicazione internet scalabile“. Tale annuncio, letto nella sua integrità, fa pensare all’inedita nuova versione di “iWork on the cloud“, concettualmente simile a MobileMe. Per la gioia di tutti noi, sarà presto possibile lavorare sempre, da ogni luogo e postazione: bello il futuro, vero?
Lasciando da parte gli scherzi, ecco il dettaglio dell’annuncio di lavoro di cui sopra. Il candidato dovrà disporre delle seguenti caratteristiche:
- Esperienza di linguaggio JavaScript e tecnologie di sviluppo browser,
- Computer-grafica – matematica, algoritmi e programmazione,
- Esperienza nello sviluppo di applicazioni internet,
- Esperienza nella creazione di presentazioni/collaborazioni o progetti di word processing.
I ragazzi di iPhoner immaginano un particolare scenario futuro dove, proprio grazie a questa nuova versione di “iWork online”, sarà possibile la naturale convergenza tra diverse diverse piattaforme hardware come il classico computer, il sempreverde iPhone e l’inedito tablet.
Un simile servizio “on the cloud”, vicino concettualmente a MobileMe, deve disporre di una adeguata infrastruttura per evitare un flop al lancio paragonabile a quello dell’illustre cugino (MobileMe appunto). Questa naturale evoluzione dell’odierno iWork.com è supportata anche dalla recente notizia della costruzione di un “data center” da 1 miliardo di dollari in North Carolina che, dunque, non servirà solo per App Store.
Vista questa propensione per la rete, sarà online anche il prossimo OS per computer Mac, alla stregua di Chrome OS?
Non so. Non sono convinto che la apple punti a competere con ChromeOS. Non sarebbe esattamente l’ideale vista la nomina che ha, soprattutto nel settore di produzione, come hardware e software ideali per la computer graphics.
Certo, magari sviluppare un set di strumenti (quali iWork) sempre più indirizzati verso la rete può essere comodo. Ma che rimangano appunto solamente “indirizzati”. Non credo che, in Italia come in altri paesi con situazioni tecnologiche simili alla nostra, accettino di buon grado una trasformazione radicale verso il cloud-computing.
La Apple in questi paesi perderebbe buona parte del mercato che ha conquistato fin’ora.
Non per fare l’antico, ma la forza di un terminale sta nelle periferiche che tale terminale possiede.
Un ChromeOS può essere sviluppato e indirizzato verso coloro che non necessitano di tali periferiche.
Un macbook (pro o meno) è invece indirizzato a coloro che di periferiche ne hanno bisogno eccome. Chi sviluppa musica, ad esempio, ha fatto sentire la propria voce quando è stato deciso di eliminare le porte firewire dai portatili apple proprio perché porte standard per schede audio semi-professionali e professionali.
E l’eliminazione di periferiche è proprio il passo che segue lo sviluppo di applicazioni cloud-based. Non a caso gli attuali netbook sono assolutamente carenti di periferiche.
Io credo quindi, come detto prima, che la apple stia solamente aggiungendo strumenti ad un parco applicazioni già sufficientemente completo. Senza arrivare al limite estremo del cloud-computing che porterebbe, invece, in paesi come il nostro una tale difficoltà di utilizzo da scartarlo in favore di strumenti, seppure di più ardua manutenzione, ma con una possibile gestione funzionale più adatta alle notre esigenze.