iTunes Store, arrivano le novità annunciate a gennaio

Al MacWorld di San Francisco, Phil Schiller l’aveva annunciato per il primo aprile; un paio di settimane fa la data è stata posticipata al 7 aprile, presumibilmente per il timore dell’effetto Fool’s Day; oggi, tutte le novità riguardanti i prezzi e il formato utilizzato per la codifica dei brani che sono venduti su iTunes Store sono finalmente andate on-air.

Riepiloghiamo, quali sono le novità? Per prima cosa i brani saranno tutti, o quasi, nel formato iTunes Plus, con codifica a 256 kbit, senza DRM; poi ci saranno tre diverse fasce di prezzi, da 69 centesimi a 1,29 euro. Ma come stanno effettivamente le cose?

Per prima cosa, ci tengo a ripeterlo, i DRM sembrano seguire la legge di Lavoisier, così come l’energia e la materia: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. I Digital Rights Management non sono affatto scomparsi, ma si sono trasformati nei Social DRM, cosa di cui avevamo già parlato in passato. Scompaiono i limiti di masterizzazione e di copia, tuttavia le generalità dell’acquirente sono memorizzate in modo indelebile in ogni brano, in modo che si possa facilmente risalire all’identità di un’eventuale persona che condivide in rete della musica acquistata dallo Store.

Per seconda cosa, andando a curiosare un po’ tra i prezzi dei brani, ad esempio cliccando la sezione Top Singoli, vediamo che 11 su 100 sono passati a costare 1,29 euro, mentre gli altri 89 sono rimasti al vecchio prezzo di 99 centesimi. Nessun brano è in sconto a 69 centesimi. C’era da aspettarselo.

Andando invece a spulciare i 21 album presenti nella sezione dedicata alle performance di X Factor, su centinaia di brani, ne ho trovati solo due di Cocciante scontati a 69 centesimi, uno di Baglioni e uno di Donna Summer aumentati a 1,29 euro. Mi viene in mente Giuseppe Tomasi di Lampedusa che nel suo Gattopardo scriveva “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi“. Resto comunque in attesa di dati ufficiali di Apple per poter dare un giudizio definitivo.

Come terza e ultima cosa, vi voglio parlare anche di un’offerta di Amazon: 48 album e 105 brani vengono da oggi offerti al prezzo di 32 centesimi. E’ circa un quarto del prezzo massimo di iTunes Store, meno della metà se consideriamo il prezzo scontato. Peccato che questa promozione sia valida solamente in Gran Bretagna, anche se indica la strada giusta da seguire nel mondo della musica.

Prezzi inferiori, significano meno pirateria; prezzo zero significa pirateria zero. Alcuni gruppi musicali (ad esempio i Nine Inch Nails) l’hanno già capito e hanno iniziato a distribuire gratuitamente la loro produzione musicale, guadagnando con i concerti e il merchandising.

[Via | MacWorldSetteB.IT]

7 commenti su “iTunes Store, arrivano le novità annunciate a gennaio”

  1. TIZIANO
    non è un Vero e proprio drm e comunque il brano è mio e quindi c’è il mio nome e cognome e lo trovo giustissimo. Sempre a meno che uno non voglia passare la sua musica acquistata al mondo. Ma quelli sono affari suoi. Bene fa la Apple a lasciare questa impronta.
    SECONDO i brani a 69 saranno più numerosi di quelli da 129cents però diamo tempo al tempo. almeno una due settimane. Date un giiudizio prima sarebbe sbagliato perché le major devono ancora decidere i prezzi per i vari mercati e ricordiamo, e questo purtroppo non lo vedo scritto nel post, che se abbiamo i prezzi variabili la colpa (o il merito seconda di come la si pensi) è delle major non di Apple. Apple ha dovuto cedere al ricatto altrimenti non poteva togliere i drm da tutti i brani.
    SCRITTO DA iPhone 3G il dispositivo cellulare più sofisticato e usabile al mondo.

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  2. @ Nickoos:
    Quoto al 100%. “I social DRM” non sono sbagliati, nel senso che mi sembra sacrosanto apporre nome e cognome sui files, altrimenti sarebbe anarchia pura. Non erano giusti PRIMA, quando se ti facevi un cd e lo perdevi o te lo rubavano non potevi farne una copia… (o peggio, com’è successo a me, perdevi la “licenza”, ovvero un file di cui eri completamente allo scuro messo chissà dove nel pc, di cui i venditori non potevano dartene una copia, anche se regolarmente pagato e dimostrabile, chissà poi perchè… ma era un wma, quindi c’è poco da soprendersi…)
    Vedremo se il nobile e coraggioso esempio dei Nine Inch Nails verrà seguito da qualcuno… Speriamo…

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  3. non è immaginabile che una band possa raggiungere e mantenere una fama degna di nota solo che i proventi dei concerti e del merchandising. Vuol dire che possono sopravvivere solo 4 artisti nel mondo, gli altri “a casa”. Un prezzo per canzoni e album è giusto e dovuto. Detto ciò, io non faccio testo, ritengo molto stupido spendere dei soldi per dei file digitali che posso avere allo stesso prezzo su cd, senza timore di perderlo, senza nessunissima pippa allegata. Ma questa è un’altra storia.

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  4. @ Nickoos:
    Sono d’accordo con te, ma comunque Apple dovrebbe metterlo bene in chiaro che ci sono i Social DRM.
    per quanto riguarda i prezzi, affermo il contrario. Ci sono molti più aumenti che diminuzioni. Spero che Apple pubblichi presto una statistica con le percentuali di brani per fascia di prezzo.

    @ Bruno:
    Come per Nickoos, ritengo che Apple dovrebbe essere più chiara su questo punto. Che poi sia giusto che ci siano, sono d’accordo con te. Tuttavia questo non mi da il diritto di rivendere un brano come potrei invece rivendere senza rischio alcuno un CD

    @ macConvertito:
    Il problema sono le case discografiche e le mentalità dei giovani artisti. Le une pensano al proprio interesse e propongono contratti spesso svantaggiosi a chi non è ancora noto, gli altri pur di raggiungere l’effimera parvenza di notorietà sono disposti a firmare qualsiasi cosa. Quello del cantante deve tornare ad essere un lavoro come tutti gli altri: fai i concerti, allora guadagni. Se sei un artista amato, allora il tuo pubblico verrà a riempire la tua sala del’oratorio o lo stadio (a seconda della popolarità). Se non piaci, nulla. Probabilmente hai sbagliato lavoro: non venderesti neppure i dischi.
    Infine c’è la questione delle royalties. Una radio che trasmette un brano, deve pagare i diritti d’autore. Anche quella è un’entrata. Ma non solo. Questo vale anche per una festa privata o un pranzo di nozze (io ho dovuto pagare in anticipo i diritti che poi mi sono stati rimborsati al netto delle spese perché era tutta musica classica).
    Infine, i fan possono sempre acquistare il CD, che contiene il pieghevole con i testi, che può avere contenuti digitali aggiunti.
    Io credo che ci sia modo di andare nella direzione della musica digitale gratuita, tanto chi non vuole pagare per averla, usa altri mezzi già adesso.

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  5. in questo periodo mi trovo in Bosnia Herzegovina per fare la tesi di laurea. In questo stato, per vari motivi, non c’è assolutamente tutela del diritto d’autore, per cui nessuno compra i cd originali ma solo quelli copiati, che vengono venduti in ogni angolo della città, oppure si scaricano gli mp3 da siti pubblici che non pagano i diritti, come spesso accade per le tv che usano brani ma non pagano. Qual’è la situazione del mondo musicale? ci sono diverse band buone, decisamente di qualità, i loro introiti vengono solo dai concerti. Come potete leggere anche nelle loro interviste qui http://www.osservatoriobalcani.org/article/frontpage/204
    non hanno possibilità di andare farsi conoscere fuori dalla bosnia, di avere una vita economicamente tranquilla, di poter fare tour in tutti i balcani(anche per altri problemi non legati alla musica, purtroppo sono cittadini di serie b perchè musulmani). Parlate a loro di musica digitale gratuita.
    Mi pare un parallelo fondato. la musica gratis non porta nulla di buono. e non aiuta chi fa musica e la musica stessa. Anche se l’amore per la musica e quindi chi la suona non scompariranno mai.
    Per finire, il social DRM mi pare un buon compromesso, anche se continuo a pensare che è molto più conveniente comprarsi un cd, da ogni punto di vista!

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  6. @ macConvertito:
    Credo che quella della Bosnia Herzegovina sia una situazione un po’ estrema. E’ un Paese che sta uscendo da un periodo post bellico e che vive una situazione sociale che, come descrivi tu stesso, non è paragonabile a quella di un Paese CEE, nonostante sia tra i Paesi candidati all’ingresso nella Comunità.
    Che differenza c’è tra distribuire musica gratis e vederla vendere, senza profitto, ad ogni angolo di strada?
    Quella che tu definisci “una band buona, di qualità”, non avrebbe dei vantaggi a farsi conoscere all’estero pubblicando la sua musica sul sito? Io non conosco la situazione come te, e forse assumo per certe delle cose che magari sono impossibili: ad esempio assumo che una band possa farsi un sito liberamente… potrebbe non essere vero, soprattutto per alcune etnie.
    La questione del pagamento dei diritti, poi, va di pari passo con quella del rispetto delle regole. Alcuni Paesi sono più avanti di altri in questo, altri sono più indietro.

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