Sembra ormai tanto lontano quel sei gennaio in cui, dal palco del Moscone Center, Phil Schiller annunciava tutte le novità in quello che sarà ricordato come l’ultimo MacWorld con la partecipazione di Apple. Tra le varie novità che sono state presentate c’era anche quella della nuova politica dei prezzi per i brani acquistabili sullo store di iTunes.
La pressione delle case discografiche su Apple è stata piuttosto elevata, così, in cambio della pubblicazione dei brani nel formato iTunes Plus ad alta qualità e (quasi) privo di protezione DRM, ha ottenuto di poter scegliere quale prezzo far pagare per un brano, a seconda, presumibilmente, della sua popolarità, scegliendo tra tre diverse fasce di prezzo. Il nuovo corso avrebbe dovuto iniziare il primo di aprile, tuttavia…
… tuttavia a Cupertino devono essersi resi conto che qualsiasi cambiamento annunciato per il giorno che nei paesi anglofoni è conosciuto come All Fool’s Day, sarebbe potuta essere scambiata per un pesce d’aprile.
Si sa che le burle tipiche del primo d’aprile possono confondere gli acquirenti in buona fede, così Apple ha posticipato di una settimana la nuova era di iTunes, con la nuova politica dei prezzi e dei social DRM che vedrà la luce il 7 di aprile.
Le fasce di prezzo, vi ricordo, saranno di 69 centesimi di dollaro, 99 centesimi e 1.29 dollari, a discrezione delle case discografiche. Il fatto di superare la barriera psicologica del dollaro in questo periodo di recessione, è stato criticato da alcuni manager, come Jim Guerinot, che gestisce bande del calibro dei Nine Inch Nails (i cui ultimi album sono liberamente, legalmente e, soprattutto, gratuitamente scaricabili dal loro sito) e degli Offspring:
Non avrebbe più senso cercare di tenere i prezzi più bassi invece di spremere quella manciata di persone che è ancora d’accordo a pagare per avere della musica?
Il prezzo delle canzoni seguirà la legge economica della domanda e dell’offerta: i titoli più richiesti, sia che essi siano ormai dei classici, sia che siano freschi d’incisione, costeranno di più e benché la maggior parte dei brani continuerà probabilmente a costare sempre 99 centesimi, probabilmente non saranno molti i titoli a prezzo ribassato.
[Via SetteB.IT, L.A. Times]
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