Qualche giorno fa su Engadget è uscito un interessante articolo di Nilay Patel riguardante il codec H.264, le licenze che lo riguardano e cosa questo comporti per noi utenti finali. La questione è tutt’altro che semplice e Patel la affronta con grande esperienza. Cercherò, per quanto possibile, di riassumere brevemente i punti salienti del suo articolo.
Il concetto di partenza si basa sulla differenza che intercorre tra ciò che si intende per standard “open” e standard “free”. H.264 è a tutti gli effetti un open standard, sviluppato da un consorzio di compagnie e chiunque può tranquillamente sviluppare e vendere un decoder o un encoder che lo utilizzi. Il fatto saliente è che non è assolutamente “free”, bisogna pagare le royalties al consorzio.
Le royalties sono stabilite da MPEG-LA che rappresenta i 26 detentori dei brevetti riguardanti H.264, tra i quali Apple, Microsoft, Sony, Panasonic, Dolby e Toshiba. MPEG-LA raccoglie queste royalties e le ridistribuisce tra i vari partecipanti.
Ma quanto costa? Un “listino” base, se così possiamo chiamarlo, è pubblicato sul sito di MPEG-LA e si divide in due tronconi principali. Uno per chi sviluppa i codec necessari a vedere i contenuti video e un altro per i providers che distribuiscono contenuti digitali utilizzando H.264.
Il problema è che i prezzi variano su una forbice che va da un costo annuale pari a zero (quindi gratis) a $ 5 milioni. Lo stesso vale anche per chi distribuisce i contenuti a pagamento, con regole diverse ma sempre sulla stessa forbice di prezzi.
In sostanza MPEG-LA riferisce che è tenuto a pagare le royalties chi sta ai due capi della catena che porta H.264 agli utenti finali (che poi saremmo noi) e cioè chi sviluppa l’encoder e chi distribuisce il file codificato al pubblico.
Questo ha alcune implicazioni che ci riguardano da vicino. Infatti tutti i prodotti che possediamo e che sono dotati di H.264 non possono essere utilizzati per un uso commerciale. Quindi Mac OS X, Windows 7, Final Cut Pro e le telecamere digitali, tutti dotati di encoder H.264, richiedono una licenza a parte per poter produrre materiale commerciale.
Nilay Patel ha però chiesto direttamente a MPEG-LA se l’utilizzo di una telecamera digitale dotata di H.264 per riprendere (attenzione: riprendere!) un video commerciale richieda o meno una licenza aggiuntiva e, sorprendentemente, la risposta è stata no. Il che, se da un lato fa tirare un sospiro di sollievo, dall’altro complica ulteriormente le cose. Perché no, se la licenza distingue chiaramente (insomma…) tra uso commerciale e non?
La motivazione risiede principalmente nel fatto che MPEG-LA non vuole per il momento pretendere royalties da un modello di business che ancora non è ben definito e stabilizzato. Questo perché MPEG-LA non può prendere decisioni autonomamente, ma deve rifarsi al volere dei vari componenti che rappresenta e, a quanto pare, molti di questi stanno ancora esaminando le implicazioni economiche della cosa. Inoltre, fino al 2015 distribuire video in H.264 non a pagamento su internet è completamente gratuito. Come sarà dopo, ancora non è dato sapere.
Forse Google dovrà pagare per i contenuti che offre in H.264 su YouTube, esattamente come fa Apple ora per i film che vende e se siete dei professionisti e vendete video in H.264, molto probabilmente dovrete pagare una licenza. Se invece lo distribuite in altro modo, anche se ripreso da una telecamera H.264, siete al sicuro, ma vi consiglio di approfondire l’argomento.
Se invece ancora siete dei semplici fruitori di video in H.264 o caricate i vostri video senza chiedere alcunché, potete stare tranquilli, non spetta a voi pagare nessuna licenza e nessuno potrà dirvi nulla.
Ovviamente non si pretende qui (né lo pretende Nilay Patel nel suo articolo) di esaurire l’argomento o di liquidarlo con tanta semplicità, anche perché esistono comunque codec assolutamente liberi da ogni tipo di royalty, come Ogg Theora che però per molti è inferiore qualitativamente ad H.264 ed è accusato di violazione di brevetti proprio da parte di MPEG-LA.
Una situazione in continua evoluzione, dunque, che non mancheremo di seguire e riportarvi il più chiaramente possibile.
[via | Engadget]
L’avevo letto con interesse. Certo è che da qui al 2015 ce n’è di tempo ma considerando che ieri mattina SJ presentava l’iPhone ummmh….. :D
Ottimo sunto, grazie :)
Ogg Theora, come specificato più volte e da più parti, è “Open Source” non “royalty free”.
Sony, Microsoft, Apple, Jvc e molti altri hanno dei brevetti su particolari aspetti del procedimento di codifica e possono esigere delle royalties sull’uso commerciale di Ogg Theora.
Ad esempio TomTom e Htc stanno pagando royalties a Microsoft anche se utilizzano Linux e Android rispettivamente, poiché alcune loro parti violerebbero brevetti Microsoft.