Il Tribunale di Milano ha decretato il blocco in Italia di Uber Pop, il servizio dell’app Uber che permette di noleggiare un autista e una automobile per un breve tragitto tramite prenotazione via app. I giudici del tribunale hanno preso questa decisione definendo l’app concorrenza sleale.
Ad attivare il processo erano state le organizzazioni di categoria (sia locali che nazionali) dei tassisti italiani. Le associazioni avevano presentato un ricorso con l’obiettivo di tutelare il lavoro del tassista (che deve pagare profumatamente una licenza per quel lavoro) rispetto a quello del tassista fai-da-te. Chiunque, infatti, può prestare un servizio simile a quello di un taxi e trovare clienti tramite il servizio di Uber.
Il tribunale di Milano ha deciso che Uber avrà 15 giorni di tempo per bloccare il servizio in Italia. Se non lo farà incorrerà in alcune penali. Ovviamente rimane aperta la possibilità di Uber di fare ricorso, cosa che succederà quasi certamente.
Il magistrato Marangoni, che ha firmato la sentenza, scrive che il servizio che è possibile ottenere tramite l’app Uber ricorda proprio quello di taxi e radi-taxi, con la differenza che gli autisti di Uber non sono costretti ad acquistare un licenza. Il risultato è “un effettivo vantaggio concorrenziale” per Uber e uno “sviamento di clientela indebito”.
Senza i costi legati al servizio taxi, gli autisti di Uber possono infatti applicare tariffe sensibilmente più convenienti rispetto a quelle della concorrenza “ufficiale”.
Pietro Gagliardi, responsabile sindacale per i tassisti dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano, ha dichiarato:
Siamo dovuti arrivare in aula di giustizia perché qualcuno decidesse, nessuno voleva prendersi questa responsabilità: prima di ricorrere in Tribunale ci siamo rivolti a Comune, Regione, al Governo, tutto inutile. È una grande vittoria e non l’abbiamo fatto solo per noi e per il nostro lavoro, ma anche per la sicurezza degli utenti.
Non concordano le associazioni dei consumatori. Il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha dichiarato:
È impensabile che un paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia. Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall’altro le tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza.
Una soluzione più equa e vantaggiosa per il cliente, anche se più complicata da mettere in pratica, sarebbe abolire le licenze da taxista (rimborsando chi ne ha comprata una) ed aprire il mercato a soluzioni come quella di Uber (e non solo).
Non sarà mai una nazione progredita con le lobby che bloccano tutto. Proprio ieri su report parlavano dell’avanzamento del co-sharing per aiutare le persone ad abbattere le spese sempre più alte. Che tristezza questo paese.
Secondo me questo è il tipico caso dove chi dovrebbe tutelare l’interesse pubblico si impegna con tutte le forze per garantire i privilegi di pochi a scapito della collettività che ne viene danneggiata.
E’ triste vedere che, per rispondere alla nuova concorrenza, non si cerchi di migliorare il proprio servizio ma si ricorra a cavilli legali per eliminarla.
Per citare il povero Falcone “Per avere la mentalita’ mafiosa non c’e’ bisogno di essere criminali”.
Non andremo mai da nessuna parte finchè si tutelerà l’interesse di pochi a scapito di quello della collettività.