Sbloccare l’iPhone senza codice di un figlio deceduto: ecco l’approccio di Apple

Sbloccare l'iPhone senza codice

In queste settimane si è parlato moltissimo della possibilità di sbloccare l’iPhone senza codice, alla luce di quanto avvenuto negli Stati Uniti dopo la strage di San Bernardino. Alla fine l’ha spuntata l’FBI, nonostante Apple si sia sempre opposta ad una soluzione di questo tipo, grazie al supporto di un soggetto terzo ancora oggi sconosciuto.

La mela morsicata temeva che si potesse creare un pericoloso precedente e non a caso in questi giorni si parla già di un secondo caso. Stiamo parlando della richiesta di un utente italiano, Leonardo Fabretti, architetto di 56 anni che vive a Foligno, anche se la sua sembra essere una nobile causa visto che stiamo parlando dell’iPhone del figlio deceduto:

“Quando guardo quel telefonino spento penso a una porta chiusa, Apple mi sta negando una parte dei ricordi di mio figlio, le ultime foto che ha scattato, le ultime conversazioni con gli amici. E tutto perché non conosco i quattro numeri del codice di accesso.

Sono stati gentili e comprensivi, ma anche irremovilibli. Mi hanno detto che senza il codice di accesso non posso accedere all’iPhone di mio figlio. Tra l’altro, Dama mi aveva dato accesso al cellulare con l’impornta digitale. Pensavo bastasse, ma poi ho scoperto che passate 48 ore di inutilizzo bisogna comunque inserire il codice di accesso. In quel cellulare ci sono le ultime foto che ha scattato mio figlio, e tutti i suoi ricordi. Non posso accettare che scompaiano per sempre!”.

Apple però sembra non mostrare alcuna pietà per l’uomo e ad oggi appare piuttosto improbabile che in circostanze di questo tipo possa essere possibile sbloccare l’iPhone senza codice del suo vecchio proprietario.

13 commenti su “Sbloccare l’iPhone senza codice di un figlio deceduto: ecco l’approccio di Apple”

  1. Io mi sono espresso in altri lidi. Secondo me per queste circostanze bisognerebbe dare una chance. La mia idea è quella di adottare una specie “delega digitale” ad un familiare o più di un familiare da inserire nel proprio iPhone durante la prima registrazione iCloud e ID Apple. Inserite le credenziale reali dell’ipotetico “erede”, il sistema iCloud rilascia un certificato digitale da stampare. Questo certificato insieme ad altri documenti, come ad esempio il certificato di morte del proprietario del dispositivo verranno spediti (anche in via telematica) alla sede più vicina della Apple, qualora si presentasse un caso analogo descritto in questo articolo. La Apple verificherà il certificato di delegata e i documenti relativi del proprietario e del delegato e sbloccherà l’iPhone, magari anche in remoto. Fatto ciò, l’erede può cambiare la password perché non è più essenziale usare quella primaria, e consultare così il suo contenuto.

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    • e se morisse anche il “delegato” diciamo un fratello e la richiesta di “sblocco” la facesse un genitore ? (non è una battuta ma una domanda molto seria)

    • Amen! A questo punto bisogna rispettare la volontà del proprietario. Come ogni testamento reale.

    • La mia idea è comunque di dare più opzioni sulla scelta, tra questa anche più di un familiare.

    • Sono d’accordo, rimane comunque il concetto (banale ma non così come può sembrare) che è necessario predisporre il tutto e che necessariamente in mancanza di una scelta “nec vi nec clam” può essere dato accesso alle informazioni.

    • Un’altra domanda seria che mi sono posto sarebbe questa.
      Cosa fare qualora questo certificato venisse in mani sbagliate?
      Oppure semplicemente in mano agli inquirenti come il caso di San Bernardino?
      Nel primo caso, è difficile che Apple dia lo sblocco se non ha con se i documenti di entrambi le persone, ossia il certificato di morte del proprietario e quelli dell’erede.
      Nel secondo secondo caso, se non c’è nessun erede, Apple può rilasciare lo sblocco solo di quel determinato iPhone purché gli inquirenti, su richiesta della procura, gli fornisca il certificato digitale, perché senza di quello non è possibile accedere alle credenziali del dispositivo, quindi non vìola la policy aziendale sulla privacy.

    • L’unico modo per evitare che questo accada è arrivare alla stessa comclusione di Apple: non creare la procedura.

      Non c’è un’altra via se non quella di condividere, in vita, i momenti che si desiderano lasciare agli altri.

    • Concordo. Ma dobbiamo rispettare anche il dolore dei familiari, e questo potrebbe essere una valida alternativa. Laboriosa non lo nego, ma potrebbe far contenti tutti senza compromettere la sicurezza e la privacy.

    • Apple non può sbloccare un iPhone, ma è così difficile capirlo? Non ha neanche questa possibilità al massimo può accedere ai dati cloud che nei server non sono criptati (per ora).
      Sai quale è la soluzione più semplice dare il codice per accedere a chi vuoi che acceda ala tuo dispositivo o aggiungerlo alle impronte digitali.

    • Sapendo della situazione basterebbe che si desse preventivamente copia del proprio codice ai nostri parenti.
      Naturalmente alla base c’è la fiducia che si deve riporre in loro, ma sinceramente credo sia più logico averla verso un genitore, un figlio, una sorella piuttosto che verso un’azienda o un governo.

      Spero che questi casi sensibilizzino l’opinione pubblica ad organizzarsi in tal senso.

      Se poi tali codici (mica esiste solo l’account apple che richiede una password) si possano conservare in qualche altro modo protetto e tutelato (alla stregua di un notaio/testamento per capirci) tanto meglio.

  2. Non è una questione di essere senza pietà o meno ma l’applicazione di un concetto che purtroppo per molti è diventato un modo di vivere: l’eccezione, la deroga permanente.

    Apple ha questa linea di non applicare alcuna eccezione e capisco quanto sia difficile, a fronte di casi così particolari, da condividere. Duole doverlo scrivere ma due sono le puntualizzazioni che mi vengono subito in mente:

    1) se si prendesse in considerazione “il testo meno letto della storia dell’umanità” e che si chiama EULA si scoprirebbe che alla morte del proprietario dell’account quest’ultimo ed i suoi contenuti non possono essere ceduti terzi in nessun caso.

    2) se io avessi voluto condividere con altre persone i contenuti del mio dispositivo avrei trovato il modo di farlo e quindi va rispettato questo concetto base: se non l’ho fatto probabilmente era perché non avevo intenzione di farlo.

    Purtroppo il paradosso in vita è che dobbiamo dedicare qualche momento anche alla morte e considerare alcune questioni: non ho famiglia e quindi ha chi potrei lasciare i miei averi? dovrò scrivere qualche riga circa le mie ultime volontà anche se oggi sono in piena salute? Sono domande a cui bisogna dare una risposta ora, quando si è lucidi e non quando si è travolti da un evento così drammatico come può essere la morte di un figlio.

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