Testate giornalistiche di tutto il mondo hanno già da tempo aggiornato, o meglio, esteso i loro confini ben oltre le edicole e i canali di distribuzione tradizionali: l’arrivo del tablet della Mela ha indubbiamente velocizzato e ingigantito tale processo. Rupert Murdoch magnate dell’informazione australiano e proprietario di News Corp ha deciso di andare oltre e sfidare apertamente le testate concorrenti come il New York Times e UsaToday lanciando negli States un nuovo quotidiano nazionale che sarà distribuito (ovviamente a pagamento) esclusivamente su iPad e smartphone. Sebbene la notizia non sia ancora ufficialmente stata confermata (né smentita) è da tempo noto che Murdoch si stia muovendo verso la digitalizzazione della stampa (le applicazioni Wall Street Journal, Australian e Times per iPad e iPhone ne sono una prova). Lo scorso 4 agosto intervenendo ad una conferenza della sua holding aveva definito l’iPad come uno strumento rivoluzionario destinato a cambiare radicalmente il mondo dell’editoria, avanzando anche l’ipotesi che presto saranno centinaia di milioni gli utenti possessori di questa tipologia di tablet computer. Un mercato che Murdoch non intende lasciare alla concorrenza.
Del nuovo “giornale” di News Corp. ha fornito un quadro più preciso il Los Angeles Times: avrà alle spalle due testate del gruppo, il New York Post e l’agenzia Dow Jones, ma non sarà un “aggregatore” (anche se Murdoch pare abbia in mente anche qualcosa del genere, come suggerito verso fine luglio dal Financial Times) bensì un giornale autonomo con una redazione composta da decine di giornalisti che si concentrerà su articoli più “svelti, facilmente digeribili”, perfetti per il consumo “casuale” dell’utente mobile.
Come era lecito aspettarsi la notizia ha lasciato dietro sé parecchio rumore. I più accesi sostenitori di un’Internet fatta di contenuti liberi e liberamente fruibili, che da sempre vedono in Murdoch uno dei principali “nemici”, accusano questa, ed altre iniziative simili, come un tentativo destinato a fallire sotto i colpi del “free” e di applicazioni come Flipboard, più improntate ad un ottica di condivisione “social” dei contenuto online.
Molto interessante il sistema, criticabile l’idea di far scrivere solo articoli “facilmente digeribili”. A mio avviso, così facendo, ti tende ad andare verso una disinformazione…. credo sia davvero terribile!