La storia di Research In Motion e dei Blackberry si avvia ad un triste epilogo. L’azienda ha annunciato ieri di aver raggiunto un accordo preliminare con Fairfax Financials. La mega holding canadese offre 9$ ad azione, ovvero un totale di 4,7 miliardi di dollari (statunitensi) per il controllo totale di RIM, di cui già deteneva una quota pari al 10%. La conferma del passaggio di proprietà arriverà fra sei settimane, durante le quali Fairfax passerà in rassegna i libri contabili di RIM, accederà ad informazioni riservate per valutarne lo stato di salute e cercherà, eventualmente, partner esterni per finanziare l’operazione.
Per RIM siamo alla classica ultima spiaggia: venerdì scorso l’azienda ha annunciato il licenziamento del 40% dei dipendenti (circa 4500 persone) e annunciato che il lancio di Blackberry Messenger per iOS e Android è stato rimandato indefinitivamente. Un eufemismo per dire che il progetto è stato sospeso e con ogni probabilità non vedrà la luce né nel breve né nel lungo termine.
L’azienda ha inoltre bloccato le vendite di quasi tutti i prodotti sul mercato consumer dopo l’annuncio di una perdita di circa un miliardo di dollari nell’ultimo trimestre a causa di tutti i dispositivi invenduti che riempiono i magazzini dell’azienda. Continueranno invece le operazioni nel settore business, in un ultimo tentativo di non interrompere il supporto ai clienti corporate che da sempre rappresentano lo zoccolo duro dell’utenza Blackberry.
E la definitiva ammissione del fallimento piano di Thorsten Heins, il CEO che due anni fa ha sostituito i co-CEO Mike Lazaridis e Jim Balsillie ed ha provato a risollevare le sorti dell’azienda canadese con un nuovo sistema operativo, Blackberry 10, ed alcuni nuovi dispositivi, fra cui spicca il Blackberry z10, che non hanno conquistato né la critica né tantomeno l’approvazione del pubblico.
La falla nella chiglia del gigante canadese è tutt’altro che tappata, però. Quello con Fairfax Financial ha il sapore di un accordo un po’ nazionalista che serva a mettere un freno alla caduta libera dell’azienda che inevitabilmente farà seguito all’annuncio dei licenziamenti e dello stop alle vendite sul mercato consumer.
Secondo gli analisti sarà difficile, per la holding, trovare partner finanziatori vogliosi di investire in un’impresa impossibile come il risanamento di un’azienda che appare ormai inevitabilmente compromessa dopo anni di erosione delle quote di mercato e di profitto. L’intento, insomma, potrebbe essere quello di trovare altri offerenti del settore interessati a brevetti e know-how ma soprattutto disposti ad offrire di più rispetto ai 4,7 miliardi di dollari che costituiscono il “prezzo” attuale dell’azienda.
Nelle prossime settimane vedremo come si svilupperà la situazione e quale sarà la conclusione della lunga storia di RIM. Vada come vada, non sarà un bello spettacolo.
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