Venerdì scorso il giudice William Alsup, del tribunale della California del Nord, ha deciso di accogliere la richiesta di giudizio anticipato nel caso che vede contrapposta l’azienda e Psystar, noto produttore di cloni Mac con sede in Florida. Apple ha, di fatto, vinto la causa, perché è stato deciso che la violazione del copyright da parte di Psystar è effettivamente avvenuta.
E’ curioso notare che la scorsa settimana, prima che il giudizio arrivasse, nel Mac Web è stato citato a più riprese un articolo pubblicato dal Miami New Times. Si tratta di un profile sui due fratelli fondatori del clone maker Psystar, Rudy e Robert Pedraza.
Se da un lato l’articolo è interessante perché accende i riflettori sui due protagonisti di una delle più seguite diatribe legali della storia di Apple dall’altro ci sono molti punti in cui l’articolo scade vistosamente nella retorica della lotta fra il Davide e il Golia di turno. Addirittura vengono narrati alcuni aspetti della nascita di Psystar avvolgendo il tutto in un alone epico, quasi a voler scimmiottare le origini di Apple. Peccato che il passato di un azienda non possa essere clonato senza che il risultato sembri posticcio e pretestuoso. E’ con un retrogusto molto particolare che si legge quell’articolo, ora che Psystar è fritta.
Come ogni “profile article” che si rispetti, il pezzo del Miami New Times contiene informazioni relativamente inedite su Psystar. L’azienda è stata fondata da due fratelli, Rudy (26 anni) e Robert Pedraza (24 anni). Quest’ultimo si occupa (o forse sarebbe meglio dire “si occupava”?) degli aspetti tecnici mentre Rudy è il vero “imprenditore”, colui che ha voluto fortemente trasformare la passione per gli hackintosh dei due fratelli in un vero e proprio business.
L’autore si dilunga sul fatto che l’idea di lanciare Psystar (un nome che non vuole dire nulla di preciso) è in parte il frutto di un brutto incidente in cui Rudy ha rischiato di perdere la vita. Dopo aver visto in faccia la morte, in sostanza, Rudy non ha voluto aspettare oltre e nonostante l’iniziale reticenza del fratello ha insistito per trasformare in business la passione di entrambi.
Il tono generale dell’articolo dipinge i due fratelli come dei ribelli, che sfidano il sistema per una causa giusta, esaltando il “genio” di questi due novelli Robin Hood che osano sfidare lo Sceriffo di Cupertino. E non manca nemmeno un riferimento alla presunta ironia del fatto che Psystar, proprio come Apple, è nata nel garage della casa di Rudy Pedraza. In riferimento alla denuncia di Apple nei confronti di Psystar si legge che:
“L’ipocrisia è particolarmente evidente se si considera la storia dell’azienda [Apple]. Fu fondata nell’aprile del 1976 da due ventenni che avevano abbandonato l’università – Steve Jobs e Steve Wozniak- e che avevano sviluppato i propri computer nel garage dei genitori di Wozniak (errore, era il garage dei Jobs n.d.a.). Prima che vendessero un solo computer desktop, si procuravano i soldi costruendo “blue boxes” – dispositivi illegali che permettevano di effettuare chiamate gratuite.”
Nella foto: Robert Pedraza
Peccato che il paragone non regga nemmeno un po’. Primo: Jobs e Wozniak avrebbero potuto anche essere dei rapinatori impuniti prima di fondare Apple. Ciò che interessa alla storia è il fatto che con la Apple crearono un’attività perfettamente legale. Secondo: Woz ed El Jobso fondarono un’azienda che ha rivoluzionato il mondo dell’informatica, inventando qualcosa di mai pensato prima.
Tutto ciò che i Pedraza hanno fatto è stato crackare un sistema di sicurezza software con dei tools disponibili online (un’operazione che qualunque script kiddie potrebbe ripetere senza problemi), cercando di vendere il risultato degli sforzi di una comunità Open Source. Dal documento depositato dalla corte emerge per altro che le copie di Mac OS X installate sui cloni erano copie di un unico DVD originale, e quindi di fatto si trattava di versioni “taroccate” del sistema operativo di Apple. Alla facciaccia dell’innovazione.
Come se non bastasse Robert Pedraza nell’articolo afferma che è lui ad aver sviluppato la tecnologia che usa Psystar, fino a dire, con estrema presunzione, che per installare Mac OS X su PC la prima cosa da fare è dimenticare ciò che si legge online. Uno schiaffo in piena regola alla comunità Hackintosh, insomma. Detto dallo sviluppatore di Rebel EFI, un software commerciale che dal lavoro della comunità Hackintosh ha attinto a piene mani, è davvero il massimo.
Impagabili infine i pareri di presunti “esperti” del diritto che, interpellati dal giornalista, sostengono che secondo loro Psystar avrebbe delle buone possibilità di vincere la causa. Il tutto con un tempismo ineccepibile, visto che l’articolo è stato pubblicato 3 giorni prima che il giudice Alsup desse ragione ad Apple riguardo alla questione centrale del dibattimento. Non appena appresa la notizia, Tim Elfrink, autore dell’articolo, ha rapidamente prodotto un pezzo dal sapore riparatore, in cui si sostiene che per Psystar “le chance di vincere si sono affievolite”. Concediamo il beneficio dell’eufemismo e constatiamo la professionalità americana della pronta “rettifica”.
Nessun pentimento nell’aver pubblicato un profilo dei due fratelli, dice Elfrink, e su questo siamo d’accordo, visto che al di là della facile retorica il pezzo ha permesso di approfondire la conoscenza di due curiosi personaggi protagonisti di una causa che, quando sarà del tutto terminata, rimarrà di certo negli annali di Cupertino.