Progetto PRISM: Apple risponde con un comunicato ufficiale

06_10_2013_prism-logo

Dopo lo scandalo (poi sgonfiatosi) del progetto “PRISM del governo americano, Apple ha rilasciato ufficialmente un comunicato in cui dà risposta agli interrogativi degli utenti.

Nel comunicato, l’azienda di Cupertino afferma di aver richiesto al governo americano dei dati circa il numero di richieste giunte all’azienda, così come il permesso di pubblicare alcuni di questi dati. Dati che sono stati riportati “nell’interesse della trasparenza“, come recita il comunicato.

Secondo quanto appreso dalla National Security Agency, l’agenzia di sicurezza nazionale USA, da dicembre 2012 a maggio 2013 tra 4000 e 5000 richieste relative ai dati degli utenti sono giunte ad Apple; tali richieste includevano i dati di 900010 000 account associati ad indagini criminali o questioni di sicurezza nazionale. La maggior parte dei motivi riguardava, a detta del comunicato, questioni come furti, ricerca di persone scomparse, localizzazione di pazienti affetti da malattia d’Alzheimer o prevenzione di suicidi.

Ogni richiesta giunta a Cupertino è stata vagliata da un team legale, in modo da consegnare alle autorità solo lo stretto necessario per lo svolgimento dei loro compiti. “Apple pone da sempre una priorità nella protezione dei clienti“, afferma il comunicato, sottolineando come nessun dato personale degli utilizzatori dei prodotti della mela venga raccolto o catalogato, così come “ci sono alcune informazioni che non forniamo agli organi di sicurezza o a qualsiasi altro gruppo perché abbiamo scelto di non raccoglierle“. Esempi di questo tipo sono le comunicazioni criptate di iMessage o FaceTime, accessibili solo da mittente e destinatario e non decriptabili da Apple, o le ricerche effettuate attraverso Siri, Apple Maps o i dati di geolocalizzazione.

Nel polverone che si è creato intorno a PRISM, Apple – così come molti altri competitore coinvolti nello “scandalo” – ha considerato che fosse necessario, ancora una volta, sottolineare l’impegno per la tutela della privacy dell’utente. Tema caldissimo, soprattutto negli Stati Uniti (il che spiega anche la grande eco che ha avuto la vicenda).

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