La Svizzera è fregata. O meglio: fottuta. A dirlo non è qualche sostenitore della trasparenza bancaria, ma il Senior Vice President del design Apple, Jony Ive. E Il riferimento non è alla segretezza degli istituti di credito o al cioccolato, ma ad un altro prodotto di punta della tradizione elvetica: gli orologi.
Il colorito commento è riportato da Nick Bilton sul New York Times, a corredo di un articolo sulla ineluttabile bruttezza degli smart watch e dei wearables che hanno inondato il mercato nel corso degli ultimi mesi. Aspettate che arrivi l’iWatch, è il succo di quanto attribuito ad Ive dal giornalista, e vedrete che non spazzerà via soltanto la concorrenza diretta, ma farà le scarpe (e i polsini) anche ai più blasonati watch-maker del mondo.
A differenza dei gadget tradizionali, un wearable da polso è più di un semplice dispositivo. Le parole più comuni per descrivere il Samsung Gear S sussurrate dai giornalisti italiani presenti all’IFA ieri sono “patacca” e “pataccone”, ad incorniciarne non tanto la dotazione tecnica – di tutto rispetto – quanto l’aspetto che ricorda l’orologione da polso che la zia vi ha regalato per la Comunione alla metà degli anni ’90. Nessun uomo d’affari lo metterebbe mai al polso con soddisfazione, come voleva far credere il CEO di Samsung durante il suo intervento all’evento Unpacked.
L’altro grande problema di fondo è la composizione dell’ambiente tecnologico: prevalentemente maschile, prevalentemente nerd. E si sa, un nerd non mette certamente moda e look al primo posto della propria personalissima lista di interessi. Il risultato, sostiene Bilton, è la schiera di dispositivi brutti che abbiamo sotto gli occhi. Ed è questo l’elemento comune ai dispositivi sul mercato che Apple punterà a sovvertire con l’introduzione del proprio wearable, martedì prossimo.
Forse non è un caso che Apple stia spingendo molto su nuove politiche di “diversificazione”, proprio in questo periodo. L’assunzione di Angela Ahrendts, nuova capa suprema dell’importante divisione retail, è probabilmente un elemento chiave. La dirigente è l’ex CEO di Burberry, nota marca inglese di abbigliamento e accessori di lusso. Una che di vendere il “fashion” se ne intende, insomma.
Per la cronaca va segnalato che tentativi più o meno timidi in questo senso sono portati avanti anche dalla concorrenza. Gli Smart Watch e Smart Band Talk presentati ieri da Sony, ad esempio, non sono “patacche” à la Samsung, e le partnership con brand del calibro di Roxi per la personalizzazione della Smart Band (la versione entry level) e Smart Band Talk indicano buone intenzioni, per quanto il target sia chiaramente giovanile e casual.
Teo 04/09/2014 il 09:48
Ammesso che le parole siano autentiche, non credo proprio che il settore degli orologi svizzeri (alta gamma) sia in pericolo. Uno smart watch è una cosa un Patek Philippe è un’altra !!
Camillomiller 04/09/2014 il 16:09
Concordo. Se vera, credo fosse più un commento colorito ed iperbolico :)
Kernel_Panic_84 04/09/2014 il 18:19
Ogni orologio “smart” di questo mondo riprende le linee ed i concetti degl’ orologi analogici.
Penso che Ive tirera’ fuori qualcosa di veramente moderno e la dichiarazione era rivolta alla “nomea” radicata degli svizzeri.
Menestrello 04/09/2014 il 09:53
Anche lo smartwatch di LG non sembra male , alle ore 16 c’e’ la sua conferenza vedremo