iTunes in the Cloud non prima del 2012 in UK


Brutte notizie per chi (al di fuori degli USA) sperava di utilizzare iTunes in the Cloud e iTunes Match magari entro la fine dell’estate. Secondo una fonte riportata dal giornale britannico The Telegraph, infatti, il servizio non sarà attivo in Gran Bretagna prima del prossimo anno. E, sebbene non possiamo esserne certi, se non lo sarà in UK difficilmente lo sarà negli altri paesi europei, Italia compresa.

Un portavoce per la Performing Right Society (PRS), società che difende i diritti dei musicisti, ha dichiarato al giornale britannico che le negoziazioni con Apple, per garantire il pagamento dei diritti a musicisti, compositori e case discografiche, sono iniziate ma sono ancora in una fase “fortemente preliminare”.

Difficile fare una stima precisa, ma sembrerebbe che il servizio musicale legato ad iCloud non approderà in UK prima del secondo trimestre del prossimo anno. Come si può leggere nelle dichiarazioni riportate, “Il team che si occupa del licensing presso PRS ha iniziato le trattative con Apple, ma la strada che porta alla firma è ancora molto lunga. Siamo veramente nelle prime fasi delle negoziazioni e la situazione è simile al lancio di iTunes – iniziato negli USA e solo dopo è arrivato negli altri paesi”.

Un altro produttore discografico, che ha chiesto esplicitamente di rimanere anonimo, ha affermato che “Le trattative tra Apple e le maggiori case discografiche in UK sono iniziate”. Al momento, sia Apple che esponenti di Warner Music non hanno fornito alcun commento ufficiale a riguardo, così come Universal, EMI e Sony Music. Ma le parole di Mark Mulligan, VP presso Forrester Research, non sono di certo confortanti. “Questo tipo di negoziazioni richiedono un sacco di tempo”. Secondo Mulligan, inoltre, le case discografiche britanniche aspetteranno i primi risultati provenienti dagli USA prima di decidere la strategia da adottare.

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1 commento su “iTunes in the Cloud non prima del 2012 in UK”

  1. La notizia di iTunes Match mi sembrava troppo bella. Questo succede in UK, figuriamoci in Italia dove c’è sempre quel Barbablù della SIAE!

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