iPhone e geo-location: due parlamentari U.S.A. chiedono spiegazioni

Con l’uscita di iOS 4 Apple ha provveduto a modificare i termini di iTunes Store per adattarli alle novità del rinnovato sistema operativo e per ricomprendere nei termini d’uso alcuni aspetti relativi ad iAd, il network pubblicitario mobile che partirà ufficialmente il primo di luglio.

A Cupertino hanno pensato anche che fosse il momento di dare una rinfrescata alla propria privacy policy e hanno dato una sistemata al documento ufficiale inserendo un paragrafo sulla condivisione delle informazioni di geo-localizzazione che ha provocato ondate di indignazione nei media (con punte di notevole isterismo complottista).

Ora due congressmen statunitensi, il democratico Edward J. Markey (Massachussets) e il repubblicano Joe Barton (Texas) hanno chiesto spiegazioni su quelle modifiche direttamente a Steve Jobs.

Il passaggio che tanto ha fatto discutere, di cui abbiamo parlato in maniera più approfondita qualche giorno fa, è il seguente:

“Per fornire servizi basati sulla localizzazione sui dispositivi Apple, Apple e i propri partner e licenziatari possono raccogliere, usare e condividere dati geografici precisi, inclusa la geo-localizzazione del tuo computer o dispositivo Apple. Questi dati geografici sono raccolti in forma anonima e non ti identificano personalmente.”

I due legislatori esprimono preoccupazione per il fatto che secondo quanto si legge nel documento (o meglio, secondo quanto vi hanno letto loro) gli utenti vengono automaticamente inclusi nella raccolta dei dati geografici sulla loro posizione da parte di Apple.

Poiché rinunciare alla raccolta di tali dati significa, di fatto, rinunciare ad usufruire di alcuni servizi di geo-localizzazione disponibili sui dispositivi Apple,dicono i due parlamentati, temiamo che si profili all’orizzonte una seria minaccia per la privacy degli utenti.

E forse non hanno tutti i torti, ma gridare allo scandalo e al furto di dati personali forse è un po’ prematuro. Su iPhone e su iPad l’autorizzazione per l’utilizzo della “posizione attuale” deve sempre essere approvato dall’utente e le autorizzazioni all’utilizzo di questo tipo di dati possono essere rimosse app per app dalle preferenze di iOS 4.

Logico che un servizio come le mappe non si possa utilizzare senza acconsentire per forza alla rilevazione della propria posizione attuale, ma non è affatto detto che in automatico siano quei dati funzionali a finire nei database di Apple. Altri servizi (come la macchina fotografica) funzionano anche se l’utente si rifiuta di farsi geo-localizzare.

Tanto che l’esempio allegato nel documento sulla privacy parla chiaramente di servizi un po’ più complicati come Find My iPhone, per i quali, volenti o nolenti, le geo-informazioni devono passare per forza per i server di Apple. I congressmen pretendono comunque una risposta da Steve Jobs entro il 12 luglio.

Tutta questa gran polemica mentre, è bene ricordarlo, a Facebook mancano più le nostre storie cliniche per arrivare alla creazione di cloni umani perfettamente simili a noi – si, Zuckerberg è l’esemplare alfa, il vero capo della baracca è Cosmo de “I signori della truffa”. Ah, Facebook, tomba della privacy, carrozzone che inspiegabilmente tira avanti con introiti inferiori ai 2$ per utente e un buffetto benevolo da parte della NSA.

[via WP]

Photo Credits: hdschellnack.deWired

1 commento su “iPhone e geo-location: due parlamentari U.S.A. chiedono spiegazioni”

  1. Sinceramente a me far sapere che mi trovo al circo o sul cesso di casa non mi interessa molto. Anche perché al circo non ci vado mai :P comunque i dati non identificano le persone no? Quindi non vedo il problema. In più uno ha la
    possibilità di accettare o no, on-the-go se farsi geolocalizzare o no..indi…

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