Le lamentele della FTC arrivano dopo la pubblicazione del documento: Mobile Apps for Kids: Current Privacy Disclosures and Disappointing, che aveva evidenziato la mancanza di chiarezza sugli store digitali dei due colossi della Silicon Valley. Il problema è semplice: applicazioni per bambini raccolgono dati e li inviano a terze parti o agli stessi sviluppatori senza che il trasferimento sia chiaramente indicato ai genitori.
Come già evidenziato in precedenza dal Wall Street Journal, circa il 60% di 400 applicazioni casualmente scelte su App Store trasmettono informazioni agli sviluppatori o a terze parti (come network pubblicitari). Di queste solo un quinto rende la trasmissione nota all’utente, e di queste solo l’11% ha realmente trasmesso dati.
I dati trasferiti includono ID che permettono di riconoscere un telefono, numeri telefonici e informazioni legate alla posizione geografica del dispositivo. Scrive la FTC all’interno del documento: “I risultati della ricerca lasciano delusi. L’industria sembra avere fatto poco o nessun progresso nel miglioramento dell’informazione da quando è stato effettuato il primo studio sulle app per bambini, e la nuova ricerca conferma che la condivisione di dati non annunciata avviene con frequenza”.
La FTC si rende conto che non spetta a Google ed Apple indicare in ogni applicazione la possibilità di raccolte dati, ma ritiene che proprio le due compagnie possano fare la differenza grazie al loro ruolo di principali distributori tramite il Google Play Store e App Store. Spiega Jon Leibowitz, Chairman di FTC: “Non abbiamo visto alcun progresso quando si tratta di essere certi che i genitori abbiano le informazioni di cui hanno bisogno per fare scelte informate riguardo le applicazioni per i loro bambini. Tutte le compagnie nel mondo delle app mobili, specialmente gli amministratori dei negozi di app, devono fare un lavoro migliore”.
Se siete interessati ad approfondire la questione potete scaricare il documento completo della FTC a questo indirizzo.
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