Foxconn, il produttore Taiwanese di dispositivi elettronici fra i principali fornitori di Apple, Nokia e Sony, ha avviato una nuova campagna a metà fra la trovata mediatica e il counseling psicologico di massa per tentare di risollevare il morale generale delle centinaia di migliaia di dipendenti dopo la recente ondata di suicidi – 12 dall’inizio dell’anno.
Da sempre abituata al generale disinteresse dei media occidentali, la controllata della Hon Hai Precision si è trovata improvvisamente sotto i riflettori e ha deciso di rispondere con una sorta di “operazione simpatia” nel tentativo di dare un’immagine diversa dell’azienda, le cui fabbriche sono sempre più spesso additate come tipici esempi dell’alienante sistema di produzione cinese nel settore dell’elettronica di consumo.
L’Associated Press riporta alcune dichiarazioni della Burson Marsteller, una firm di pubbliche relazioni assoldata dalla Foxconn proprio al fine di condurre questa campagna.
“Foxconn sente che è giunto il momento di guardare indietro e di imparare dalle tragedie per comunicare un messaggio importante ai dipendenti: loro non sono soli, la famiglia Foxconn è presente per dare supporto e per aiutarli con le loro difficoltà”.
Il piano d’azione prevede fra l’altro incontri pubblici motivazionali per i dipendenti presso tutte le fabbriche dell’azienda disseminate sul territorio cinese, all’insegna di uno slogan che suona parecchio posticcio: “Fai tesoro della tua vita, ama la tua famiglia, abbi cura degli altri per costruire un magnifico futuro”.
Un grande incontro si è tenuto proprio ieri nella fabbrica di Shenzhen, il mastodontico complesso che ospita circa 300.000 operai e in cui si sono consumati praticamente quasi tutti i suicidi dei dipendenti (foto in apertura – altre foto, da vedere, in questa galleria di SAI). In occasione di una di queste “adunate motivazionali” svoltasi presso lo stabilimento di Taiyuan l’azienda ha “addirittura” provveduto a rimuovere le reti che erano state installate attorno agli edifici per impedire ad altri dipendenti di compiere l’estremo gesto.
Gli attivisti per i diritti dei lavoratori sono scettici sulla riuscita delle iniziative motivazionali volute da Foxconn e sostengono che ci vuole ben altro per tirare su il morale dei dipendenti.
“Fondamentalmente quello che Foxconn dovrebbe fare è trattare i suoi lavoratori come normali esseri umani e pagarli decentemente. Non ci vuole la scienza infusa” ha dichiarato Geoffrey Crothall, portavoce del China Labor Bulletin, un’organizzazione per la tutela dei lavoratori con sede ad Hong Kong.
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Quoto. Inutile fare set trovate da baraccone. Stipendio adeguato, assistenza medica, diritti.
Così poi vedremo che produrre in Cina non sará così tanto economico. Stiamo massacrando l’economia mondiale con questi bassi prezzi di produzione su prodotti poi venduti con ricarichi fino a 10 volte.
@ Cris:
Studio da cinque anni la lingua e la cultura cinese e ho un’opinione: il popolo cinese, da Mao in poi, è stato ubriacato con la parola “futuro”. Lo slogan “Fai tesoro della tua vita, ama la tua famiglia, abbi cura degli altri per costruire un magnifico futuro” è una rappresentazione perfetta dei motivi per cui un operaio o un’operaia possano trovare la ragione del loro lavoro.
Purtroppo le cose non stanno proprio come tu, Chris, supponi. Nel senso che il cetriolo, gira gira, finisce sempre in c**o all’ortolano ma stavolta l’ortolano è l’Occidente. E ora mi spiego.
Se in Cina arriveranno i sindacati – e già se ne sente l’odore – è vero, come dici tu, che arriveranno stipendi adeguati, assistenza medica, diritti per i lavoratori… E’ vero che questo aumenterà il costo di produzione – a meno che il partito non si inventi qualcosa di straordinario – e i costi di importazione per noi aumenteranno. Ma credo che a quel punto sarà troppo tardi pensare a un piano B perché in Occidente stiamo dismettendo tutte le fabbriche per trasferire la produzione dove tu sai. Stiamo dando in mano a loro anche le tecnologie per produrre ciò che vogliamo con la qualità che noi vogliamo. Hanno le materie prime, la tecnica, città di fabbriche, mano d’opera e capitale a buttar via.
Ci accorgeremo solo allora che per riprendere in mano il processo produttivo dei beni di consumo ci vorrà più tempo di quello che avremo. La produzione dei beni è per la maggior parte in mano alla RPC. Noi, da carnefici, per aver mangiato sopra la produzione cinese fino ad ora coi rincari di cui parli, passeremo a vittime dell’economia cinese. Per la Cina, dopo tanto aver sudato e averlo preso in quel posto, ci sarà la rivalsa, e non gli dò torto.
Abbiamo voluto il guadagno facile fino ad oggi senza pensare alle conseguenze. Abbiamo chiuso fabbriche, mandato operai a casa e ci siamo trasformati in lucratori alle spalle di operai sottopagati… Fra qualche anno l’Occidente pagherà caro tutto. E la colpa sarà nostra.
Ago, dico le stesse cose che dici tu…magari io in modo in modo più succinto.
Aggiungendo che in c**o ce lo abbiamo già da un bel pò.
Io lavoro nel design tessile e ti dico che la maggior parte dei miei clienti ha chiuso già da un bel pezzo… correndo dietro alla facilità di fare i soldi in 4 stagioni comprando pantaloni a 3 € vendendoli a 30€ e nei negozi li trovi a 70€, molti mi hanno detto:
“che senso ha tenere dipendenti, donne che vanno in maternità, gente che vuole la malattia… rompersi le palle… quando posso mandare un fax con un disegno in Cina e mi tornano i capi fatti? Mi basta un magazziniere…. altro che debiti per pagare gli stipendi, in pochi anni mi sono fatto il Cayenne….”
E io ho richieste di esportare il mio knowledge da ditte Cinesi, che mi offrono cifre esorbitanti per istruire al concetto di “italianità” le loro maestranze, in cerca sempre più di cultura sartoriale e conoscenze tecniche.
Stanno programmando un graduale aumento dei prezzi, e vogliono portare le produzioni a livelli di altissima qualità e altissimi prezzi. Non disdegnano di comprare qui fabbriche *in fallimento* e poi marchiare “Designed in China e Made in Italy”.
Il mondo, nel mio settore si sta capovolgendo.
Comunque non lo farò mai, piuttosto chiudo.
Mi sono reso conto solo dopo aver postato che eravamo sulle stesse posizioni… :)
Mi dispiace per la tua situazione.
Io sono a un bivio del mio percorso di studi. In molti mi dicono di buttarmi nel settore economico per quanto riguarda il lavoro. Io pensando a questi argomenti non mi sento in coscienza di intraprendere quella strada, a malincuore, sapendo che per uno che cambia, tanti restano e tra qualche anno ci renderemo conto tutti che saremo stati conquistati da questo Paese.
Anch’io piuttosto faccio la fame a tradurre romanzi cinesi in italiano o a scrivere saggi di storia…
Hai tutta la mia stima!
Grazie Ago, credo che comunque restare fedeli alle proprie idee, mantenere un alto livello di artigianalità e distinguersi per la cultura che noi abbiamo (intendo nel lavoro) possa darci momenti di rivalsa, almeno nel mio settore.
Nelle tecnologie, non so.
Di certo la corsa al ribasso li é ancora più sentita.
Penso però a quella gente, e a come lavora… io ho visto cose vergognose e credo che la gente con comprerebbe più prodotti cinesi a bassissimo costo se avesse visto le cose che ho visto e sento raccontare.
Auguri per la tua carriera!
Chiedo scusa a TAL se uso questo mezzo per scopi personali ma è l’unico modo che ho.
@ Cris: avrei bisogno di parlarti in privato del tuo lavoro.
Contattami quando puoi su: [email protected]. Grazie.
Devo dire che ho gradito molto questo scambio di idee (le stesse poi) tra Ago e Cris. Finalmente un discorso su alti livelli. Bravi!
:)
Salve, il corriere ha scritto una grossa inesattezza. Vi consiglio questa serie di post molto approfonditi su cineresie.info. L’ultimo è proprio una risposta al Corriere http://www.cineresie.info/foxconn-shenzhen-corriere-fabbrica-assunzioni/