Nel frattempo continuano le ispezioni della FLA, mentre un associazione indipendente denuncia la presunta messinscena di Foxconn, che avrebbe provveduto ad “edulcorare” vari aspetti dell’ambiente di lavoro e a nascondere i lavoratori più giovani che non potrebbero fare gli straordinari.
L’interesse verso l’argomento ha in ogni caso il merito di aver riportato in auge un interessante documentario italiano sulla Foxconn girato nel 2010, mentre il monologhista Mike Daisey ha pubblicato con licenza Creative Commons il suo ormai famoso monologo sull’argomento.
Era la prima volta che una telecamera entrava in quelle segrete stanze a documentare il lavoro delle centinaia di migliaia di lavoratori cinesi che ogni giorno assemblano i gadget Apple (e di molti altri marchi). Quel che si vede nell’inchiesta di Bill Weir non è troppo distante da quanto potevamo immaginare, ma l’impatto visivo reale è comunque impressionante. Linee sterminate di lavoratori che in un ambiente, c’è da dirlo, asettico e controllatissimo, assemblano, limano, avvitano, controllano, montano e infine impacchettano. Di seguito una versione completa del servizio disponibile su YouTube (salvo rimozione da parte di ABC):
Interessanti i numeri che l’inchiesta contribuisce a mettere in evidenza, assemblati (è il caso di dirlo) da The Verge:
Mentre Bill Weir girava per Shenzhen con la sua troupe, a “Foxconn-City” erano presenti anche gli ispettori di Fair Labor Association, che lì e a Chengdu stanno ancora conducendo un’approfondita ispezione degli stabilimenti.
La SACOM (Students & Scholars Against Corporate Misbehavior), un’associazione no-profit locale per la difesa dei diritti dei lavoratori, sostiene che Foxconn sapesse già dell’ispezione in arrivo e ha deliberatamente nascosto alcuni lavoratori troppo giovani, fra i 16 e 18 anni, che sebbene rientrino già nell’età legale lavorativa secondo le leggi locali, non potrebbero comunque sostenere turni di 12 ore come i loro colleghi maggiorenni.
In più, sostiene sempre SACOM, Foxconn avrebbe concesso ai dipendenti un numero maggiore di pause rispetto a quelle che solitamente vengono consentite durante il turno.
Sono critiche importanti, anche se c’è da dire che Auret Van Heerden, il presidente della FLA, aveva subito messo le mani avanti, all’avvio dell’ispezione e rivelato proprio a Bill Weir che l’Associazione si aspetta questo tipo di comportamenti da parte delle aziende ispezionate. Gli stabilimenti sono talmente grandi che anche se Foxconn non sapesse nulla in anticipo avrebbe modo di far sparire le anomalie (soprattutto lavoratori troppo giovani) nel tempo gli ispettori impiegano ad arrivare dai cancelli alla linea di produzione.
Ma non è un problema, sempre secondo Van Herdeen, perché i controlli della FLA non sono superficiali e non si limitano a ciò che le aziende vogliono mostrare. A riprova di quanto sostenuto, Van Herdeen ha rivelato a Bloomberg che gli ispettori hanno già trovato moltissime irregolarità: “Credo che ci saranno importanti annunci al riguardo in un prossimo futuro”.
IL presidente di FLA non ha elaborato ulteriormente sulla sua affermazione, ma marzo è vicino e sicuramente potremo leggere di più sulla faccenda direttamente nel report conclusivo della FLA.
Il regista teatrale e monologhista Mike Daisey si occupa di Foxconn e delle condizioni dei lavoratori già da tempo. Le sue visite a Shenzhen e ciò che ha visto a Foxconn City lo hanno spinto, già due anni fa, a realizzare un monologo di successo intitolato “The Agony and The Ecstasy of Steve Jobs”. E’ un’opera interessante che ha il merito di aver portato all’attenzione pubblica il problema delle condizioni dei lavoratori che producono iPhone e iPad molto prima dell’interessamento da parte dei giganti dell’informazione.
Ora Daisey, per continuare a far sentire la propria voce sopra il gran clamore generato dalla tempesta mediatica in corso in questi giorni, ha preso una decisione con pochi precedenti nel suo settore: ha realizzato uno script del suo monologo e ha scelto di diffonderlo con una licenza Creative Commons per permettere a tutti coloro che glielo chiedevano di mettere in scena a loro volta il suo monologo. Lo script è disponibile in PDF ed è una lettura vivamente consigliata.
L’attenzione mediatica di questi giorni ha infine il merito di averci fatto riscoprire Dreamwork China, un interessante documentario girato da due italiani, Tommaso Facchin e Ivan Franceschini, fra la fine del 2010 e l’inizio del 2011.
Ce lo segnala Bruno Ruffilli su La Stampa:
“Il reportage, realizzato in maniera del tutto indipendente, è molto crudo, eppure ha una dimensione artistica: talvolta sembra citare i lavori di Philip Glass e Godfrey Reggio, come nelle raggelanti inquadrature dei casermoni dove vivono gli operai. E centra anche un punto importante ma spesso trascurato, quando ricorda che negli stabilimenti Foxconn e in quelli del Delta del Fiume delle Perle vengono assemblati i prodotti di Apple, ma anche Microsoft, Hp, Dell, Nokia, Sony Ericsson e molti altri.”
Anche in questo caso visione consigliata: Dreamwork China. Di seguito un breve estratto del documentario.
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Il recente video mostra molto bene che questo tipo di aziende nom hanno solo punti negativi... Mostra anche come i valori per i cinesi siano parecchio dissociati dai nostri.
Mi sembra interessante notare come in fondo anche Europa e America sono già passate da queste situazioni lavorative... Credo, ma sarebbe interessante essere sostenuti da uno storico, che queste siano normali tappe dell'evoluzione industriale, ma noi ci siamo già dimenticati si questa parte della storia, non ci siamo stati. Insomma, lo stesso discorso che si potrebbe fare per la primavera araba... Dubito che le rivolte contro i monarchi fossero meno cruente... I media aiutano moltissimo a mostrare queste realtà, che forse è necessario che ci siano per una corretta evoluzione del sistema stato. Un giorno i cinesi si rivolteranno in massa al sistema, metteranno un governo davvero democratico, i sindacati metteranno sotto torchio i datori di lavoro... I prezzi saliranno e forse in 70 anni il nuovo paese emergente sarà l'Africa (con tutti i limiti geo-climatici del caso).
Ehm la scrittura veloce con iPhone porta qualche errore, scusate...
Per lavoro ho fatto e subito parecchie ispezioni.
Alcune (la maggior parte) sono programmate, ti dicono già cosa vogliono vedere.
Altre, esempio FDA, ti dicono solo che arrivano e poi al momento fanno le domande e le richieste, una alla volta e interrogano a caso il personale.
In entrambi i casi ci si prepara.
Quando arrivano i carabinieri/finanza con i mitra in mano la cosa è leggermente diversa :-)