Con OloHealth l’iPad diventa cartella clinica

Fin da prima che dell’iPad si conoscessero nome e sembianze, si ipotizzava che un Tablet targato Apple sarebbe potuto diventare un ottimo strumento per i medici all’interno di strutture ospedaliere. Non era difficile, del resto, accostare anche visivamente la cartelletta clinica del dottore ad un oggetto elettronico simile per forma e dimensioni ma capace di leggere e modificare i dati clinici raccolti in un grande database centralizzato. S’aggiunga poi la passione che da sempre la comunità medica (compresa quella italiana) nutre nei confronti della Mela, e il gioco è fatto.

Non che finora non ci fossero stati tentativi in tal senso con altri dispositivi. Le caratteristiche dell’iPad (leggero, sottile, maneggevole, con una batteria che dura tantissimo) lo rendono però molto più appetibile per questo tipo di utilizzo. Non a caso diverse università e istituzioni ospedaliere americane hanno avviato fasi sperimentali di utilizzo del dispositivo all’interno delle proprie strutture.

In Europa l’iPad deve ancora arrivare, ma c’è già chi guarda avanti e ha realizzato la “prima cartella clinica” in Europa utilizzabile dal Tablet di Apple. Olomedia, software house siciliana sviluppatrice del software clinico OloHealth, ha già ottimizzato il proprio programma per l’iPad e ha pubblicato un video (in apertura) che ne illustra l’utilizzo sul Tablet di Apple.

Come molti di voi sicuramente avranno notato, OloHealth non è un programma nativo per iPad, bensì un software web-based cui si può accedere utilizzando Safari Mobile.

Se da una parte definire OloHealth “la prima cartella clinica per iPad in Europa” è forse un po’ eccessivo, c’è anche da dire che la soluzione web-based sviluppata da OloMedia permette una maggiore cross-compatibilità tra dispositivi. Forse un applicativo nativo in grado di connettersi al database OloHealth e renderizzarne i record (permettendone la modifica) in un formato iPad-like sarebbe stato effettivamente qualcosa di più simile ad una cartella clinica per iPad, ma come primo approccio diciamo pure che non c’è male.

Nel comunicato stampa Daniele Mondello di Olomedia si fa prendere dalla “magicalite da iPad”:

“Sviluppiamo software utilizzando linguaggi di programmazione come fanno le fate nelle favole con le formule magiche, ci mancava la bacchetta magica… È arrivata!”

Prepariamoci a sentire ancora parlare di iPad utilizzati come cartelle cliniche, questo è solo l’inizio.

Aggiornamento: Daniele di OloHealth ci informa gentilmente che è previsto, per il futuro, una versione nativa di OloHealth per iPad.

12 commenti su “Con OloHealth l’iPad diventa cartella clinica”

  1. @ Barletta:
    Può non essere piacevole da leggere, e lo capisco, però tecnicamente non è “un errore da brividi”. Anche perché, soprattutto al condizionale, si può teoricamente utilizzare l’ausiliare del modale invece dell’ausiliare del verbo all’infinito (in questo caso diventare). In ogni caso lo cambio perché indubbiamente sarebbe potuto diventare suona meglio.
    Grazie della segnalazione ;)

    Rispondi
  2. Ma non è che “suona meglio”, è una precisa regola grammaticale italiana: l’ausiliare da usare, almeno nella frase in questione, è quello che è richiesto dal verbo all’infinito. Perciò: “sarebbe potuto diventare”.

    Il tuo è un errore da “matita rossa”.

    Rispondi
  3. Magari!
    Ma guardiamo in faccia alla realtá.
    Ospedali che cadono a pezzi. Macchinari obsoleti. Topi negli edifici.
    (ho detto le prime cose che mi sono venute in mente, ma non sono le uniche)
    Prima risolviamo queste cose, poi giochiamo con le bacchette magiche…

    Ovviamente parlando degli ospedali pubblici. In quelli privati bé…

    Rispondi
  4. Salve, intanto grazie per la segnalazione.
    Il software si chiama oloHEALTH con l’H finale.
    Per rilasciare un applicazione nativa aspettiamo che siano aperte un pò di piu le maglie della rete del contratto di sviluppo con Apple.
    Infatti vorremmo rilasciare l’app non sull’app store ma in ambiente “chiuso”
    La “user experience” dell’IPAD è veramente magia comunque…:D

    Rispondi
  5. Daniele Mondello dice:

    Infatti vorremmo rilasciare l’app non sull’app store ma in ambiente “chiuso”

    Perché? Se posso…

    Rispondi
  6. Sarebbe comodissimo poter valutare da casa, magari su iPhone un ECG dopo, ad esempio, una fibrinolisi.

    In Svizzera, in Ticino, hanno introdotto un sistema per il trasferimento di ECG su dispositivi mobili dall’extraospedaliero. Su un intervento urgente (un episodio anginoso ad esempio) il personale dell’ambulanza effettua un elettrocardiogramma a 12 derivazioni che viene spedito al centro cardiologico di riferimento, viene visto da un cardiologo che verifica la necessità di ricovero del paziente in un centro specializzato o, in caso contrario, in uno degli altri ospedali del Cantone. Pensare di poter collegare le differenti strutture in perfetta mobilità è davvero affascinante!

    Rispondi
  7. @ andrea:
    E’ preferibile in maniera da poter applicare diverse tipologie di licensing.
    Facilitare la configurazione del sistema aumentando la sicurezza utilizzando delle app realizzate “per struttura” e maggiore personalizzazione.
    Ad esempio, banalmente, potremmo realizzare un icona adatta per ogni ospedale e “App” adattecad ogni sincolo reparto.

    Rispondi
  8. @ roro_ch:
    Ciao, gestiamo un progetto di telecardiologia sulla provincia di Palermo , da 5 anni.
    Il medico effettua l’ecg che viene inviato ad un centro di refertazione che rimanda indietro il referto, tutto in tempo reale.
    Ora con la cartella clinica stiamo decidendo quali Elettrocardiografi supportare; cercando chi offre una buona tecnologia wedb based per la lettura dell’ecg.

    Rispondi
  9. La Philips ha degli ottimi monitor multiparametrici e ha la possibilità di esportare tracciati in XML, vuol dire non avere delle vere e proprie immagini e poter programmare direttamente l’applicativo per riconoscere determinati ritmi e determinate distanze tra i tratti dell’ECG e generare una diagnosi…

    Rispondi
  10. Da stamattina sono ricoverato al Policlinico Sant’Orsola Bologna, e sono passate due signore a prendere le ordinazioni del pranzo e cena di domani con un iPod touch. e non e’ una clinica privata, di più ci sono tre reti wifi, di cui una per i degenti. La sanità pubblica non e’ tutta da buttare, anzi…

    Rispondi

Lascia un commento