Class action contro Apple, Google ed altre aziende che non si rubano i dipendenti

Lo studio legale Lieff, Cabraser, Heimann & Bernstein ha annunciato l’avvio di una class action nei confronti di Apple, Google, Intel, Adobe ed altre aziende del medesimo settore, ree secondo l’accusa di essersi messe d’accordo per non rubarsi vicendevolmente ingegneri e altri dipendenti. Lo studio legale sostiene che siano stati messi in pratica dalle aziende mutui scambi di favori con veri e propri patti di “no-solicitation”. Tali accordi avrebbero comportato una maggiore immobilità del mercato del lavoro nel settore I.T. e soprattutto avrebbero contribuito a limitare il potenziale di carriera dei dipendenti e l’ammontare dei loro stipendi, che potevano essere tenuti al medesimo livello in assenza di offerte migliori da parte di aziende concorrenti.

“Poaching” è il termine del gergo enterprise statunitense che indica l’atto di sottrarre un dipendente di alto livello ad un concorrente con la promessa di uno stipendio superiore o di uno scatto di carriera. Per evitare la diffusione di questa pratica e limitare vicendevolmente il rischio di vedersi sottratte figure strategiche, molte aziende del medesimo settore stringono accordi come quelli che secondo l’accusa avrebbero accomunato Apple e tutte le altre aziende citate.

Nella denuncia si fa menzione di una vera e propria “coalizione” fra le aziende, che sarebbe rimasta attiva almeno dal 2005 al 2009. Difficile dubitare di questa affermazione, visto che proprio nel settembre 2010 Adobe, Apple, Google, Intel, Intuit, Lucas Film e Pixar hanno patteggiato con il Dipartimento di Giustizia statunitense accettando di sciogliere qualsiasi accordo di simile natura dopo che nel 2009 erano emerse le prime accuse in relazione ad un anti-poaching agreement fra Apple e Google.

La class action è stata depositata da parte di Siddharth Hariharan, un ex-dipendente della Lucas Film, altra azienda coinvolta nella causa. “Io e i miei colleghi alla Lucas Film abbiamo applicato le nostre capacità, le nostre conoscenze e la nostra creatività per rendere l’azienda uno dei leader del proprio settore”, afferma Hariharan nella denuncia. “E’ mortificante sapere che mentre noi lavoravamo per creare fantastici prodotti che hanno generato immensi profitti per la Lucas Film, i dirigenti senior siglavano accordi con altri nomi di spicco del mercato tecnologico per eliminare la concorrenza e limitare i salari dei propri dipendenti altamente specializzati”.

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3 commenti su “Class action contro Apple, Google ed altre aziende che non si rubano i dipendenti”

  1. Che faccia tosta.
    Quando un’azienda cerca di strappare alla concorrenza un dipendente a questi livelli, non lo fa per il dipendente in sè (per quanto questi sia un genio) , lo fa perchè in questo modo si acquista sottocosto anche una fetta di know how aziendale. Quest’ultimo è il vero valore e mi pare logico che lo si voglia proteggere.

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  2. Ma non è giusto neppure che la carriera e il salario di questa gente siano bloccati per via di contratti illegali tra aziende, considerando che il “know how aziendale” è protetto anche da brevetti e accordi pre-assunzione.

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