Cartello sugli e-book, si chiude il dibattimento

Dopo quasi tre settimane, si è chiuso ieri senza particolari sorprese il dibattimento nel processo contro Apple sul caso del cartello per gli e-book. L’accusa ha ribadito le accuse dei giorni scorsi, e cioè l’ipotesi che Cupertino, a fine 2009, si sia accordata con cinque grandi editori per imporre un modello di prezzo più remunerativo, a scapito dei consumatori e imponendolo nei fatti anche ad Amazon. Chiamato a testimoniare, Eddy Cue aveva ammesso l’aumento dei prezzi nel mercato ma negato ogni volontà di cartello sua o di Steve Jobs.

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Orin Snyder – legale di Apple e autentica star della business litigation a stelle e strisce – ha risposto con una lunga presentazione in cui si è scagliato contro un caso basato, a parere del pool difensivo, su «giochi di parole e inferenze», con «prove ambigue», e affermando che il comportamento di Apple è stato di normale attività d’affari, senza imposizioni di sorta. Non è mancata la chiusura ad effetto – oltre a un cospicuo numero di screenshot presi da iCal, con buona pace di Jony Ive: l’ultima slide della presentazione era infatti un iPad con iBooks aperto e la scritta «It’s time to close the book on this case».
Sapremo nelle prossime settimane la decisione del giudice, Denise Cote. Intanto ieri si è registrato anche un gustoso siparietto (forse meno divertente per Redmond): mentre la presentazione di Snyder, su Keynote e con un MacBook, è filata via liscia liscia, l’accusa ha faticato non poco con la propria in PowerPoint. Dopo l’ennesimo video senza audio, il giudice ha chiesto ai legali del Department of Justice se stessero usando anche loro un Mac: no, la loro risposta un po’ sconsolata: un Hewlett Packard.

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