La discussione sull’evoluzione del giornalismo grazie alle nuove tecnologie si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari. Nei giorni in cui i media tradizionali di tutto il mondo si gettano a pesce sulla notizia della falsa blogger siriana dissidente, quasi a voler dimostrare di essere ancora fondamentali per la raccolta e il filtraggio delle notizie, dall’altra parte della Manica la BBC non sta a guardare e pensa attivamente a soluzioni finalizzate ad integrare i nuovi strumenti nel workflow dei reporter.
Dal prossimo mese gli inviati della British Broadcasting Company potranno utilizzare un iPhone per girare servizi live che potranno essere trasmessi in diretta senza mediazioni redazionali. L’app che verrà utilizzata deriva da uno strumento già esistente (la costosissima app “Luci Live“, 319,99€) personalizzato da BBC per venire incontro alle necessità dei propri reporter.
Martin Turner, il responsabile delle operazioni di “newsgathering” (la raccolta delle notizie) ha dichiarato a Journalism.Co.Uk che lo sviluppo dell’applicazione è stato una naturale estensione di ciò che la BBC già poteva fare ed ha aggiunto che tuttavia si tratta di un passaggio molto significativo.
Ma cosa potranno fare con la nuova app gli inviati BBC? Innanzitutto saranno in grado di fare reporting diretto ovunque sono, anche se si trovano sul posto in assenza di un operatore, una situazione che ad oggi costringe a forme di reporting alternativo privo di immagini e mediato da altri in studio. La differenza fra Luci Live, che già permette di fare moltissimo in quanto a manipolazione e trasmissione live del video, e la versione dell’app che la BBC sta sviluppando è la possibilità per i reporter di inserirsi direttamente nel sistema interno della BBC dal proprio smartphone.
La strada scelta dal servizio pubblico inglese è una delle tante che è possibile esplorare grazie ai nuovi traguardi raggiunti dalla tecnologia. Invece di lamentare le crescente influenza dei new media a detrimento dei modi tradizionali di fare giornalismo, i reporter britannici si sono tirati su le maniche e ora hanno a disposizione un nuovo potente strumento per fare il lavoro del giornalista, che consiste nel raccogliere e raccontare storie, indipendentemente dal mezzo che poi si utilizza per comunicarle.
In Italia vedremo mai uno sviluppo analogo in un grande gruppo editoriale? Forse sì, quando i sindacati di categoria fra qualche anno avranno deciso l’ammontare della funzione aggiuntiva da mettere nero su bianco per l’utilizzo di uno strumento non previsto dal contratto e che, a occhio, attiene di più alle mansioni di un photo e multimedia editor. Meglio evitare queste malsane commistioni di impieghi dal sapore eccessivamente filoneista, nevvero?
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