La prima settimana del processo Apple VS Samsung, che si sta svolgendo in California, non ha deluso le aspettative. Fra colpi di teatro degli avvocati di Samsung (che hanno fatto infuriare il giudice Lucy Koh) e le controffensive di quelli Apple c’è stato anche il tempo per alcune testimonianze illustri, in primis quelle di Phil Schiller e Scott Forstall.
Il Senior Vice President della divisione marketing di Apple, Phil Schiller, è stato il primo a salire sul banco dei testimoni e ha parlato, nelle sue risposte agli avvocati Apple, del processo che ha portato alla creazione dell’iPhone, dopo l’enorme successo dell’iPod.
“A quel tempo i cellulari non erano un granché come dispositivi per l’intrattenimento”, ha detto Schiller, “e perciò abbiamo pensato che potessimo fare un nostro telefono”.
Interessante notare che se Apple, nella fase di progettazione, non utilizza alcun tipo di ricerca di mercato, ciò non vuol dire che la divisione marketing non operi le proprie ricerche sui clienti. Secondo una di queste analisi, ha detto Schiller, più dell’80% dei rispondenti ha confermato di ritenere particolarmente importante il ruolo del design e dell’estetica di un dispositivo come l’iPhone. Un intervento atto a suggerire alla giuria che l’importanza del “trade dress” di uno smartphone non va assolutamente sottovalutata.
Schiller non ha mancato di fare riferimento esplicito al budget pubblicitario di Apple per la commercializzazione dell’iPhone, cresciuto esponenzialmente anno dopo anno, fino ad un totale di 647 milioni di dollari spesi dal 2008 al 2011. Le spese di marketing dell’iPad per il biennio 2011-2012 ammontano invece a 457 milioni di dollari.
Ad ulteriore domanda dell’avvocato Apple, che chiedeva retoricamente a Schiller se copiare fosse un metodo accettabile per farsi concorrenza, il SVP ha risposto così:
“Per niente. Quando rubi o copi l’idea di un prodotto di un’azienda, stai sfruttando tutto quel marketing e quell’investimento, quella buona reputazione che abbiamo creato con i clienti. Quando rubi in quel modo, stai cercando di ottenere per te tutti quei benefici”.
Il riferimento è ovviamente all’accusa mossa da Apple, ovvero che Samsung abbia basato la propria strategia sul tentativo di veicolare due concetti fondamentali: “questo smartphone è come un’iPhone” e “questo tablet è come un iPad”.
Dopo Phill Schiller è venuto il turno del Senior Vice President della divisione iOS Software Scott Forstall, altra figura fondamentale all’interno della Apple del 2012 e uomo chiave nello sviluppo di iPhone e iPad.
Forstall ha rivelato alcuni particolari succosi e fino ad oggi segreti sullo sviluppo dell’iPhone. Il SVP ha raccontato di come abbia reclutato all’interno di Apple alcuni delle migliori menti e sia riuscito a convincerle a lavorare sotto di lui ad un progetto che non gli avrebbe lasciato libero un minuto nel corso degli anni successivi.
Una proposta che in tanti accettarono e che iniziò con un prototipo chiamato con il nome in codice di Purple. Era l’iPhone ovviamente ed un prototipo del telefono Apple con quel nome è già comparso, ve lo ricorderete, nei documenti processuali.
“Prendemmo uno degli edifici che abbiamo a Cupertino”, ha raccontato Forstall. “Avevamo porte con lettori di schede, per entrare in alcuni laboratori dovevi passare la scheda 4 volte.
Il primo iPhone veniva chiamato in codice ‘Purple Project’. Io chiamavo l’edificio ‘dormitorio Purple’, assomigliava molto ad un dormitorio del college”.
Fra gli altri particolari un po’ pittoreschi raccontati da Forstall, la scritta “Fight Club” sulla porta d’ingresso, un chiaro riferimento al gruppo segreto dell’omonimo film la cui prima regola era quella di tacere a chiunque l’esistenza del gruppo stesso.
“Ho dedicato anni della mia vita a tutto questo,” ha aggiunto Forstall, “e così hanno fatto centinaia di altre persone. E’ stato molto, molto difficile”.
Nel contro-interrogatorio dell’avvocato Samsung a Scott Forstall è emerso infine un’interessante documento che mostra come Eddy Cue, oggi SVP della divisione Internet Services di Apple, si fosse convinto della necessità di una versione da 7” del tablet Apple e l’avesse sostenuta a più riprese anche con Steve Jobs, la cui reazione fu di iniziale rifiuto ma poi di successivo interesse a seguito delle insistenze di Cue.
Ci sono buone probabilità che l’esito di quel “dialogo” su un tablet inferiore ai 10” ce lo riveli il prossimo evento Apple.
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